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“Tratta delle bianche”, la Bosnia rischia sanzioni

Ragazze dell’Est costrette a prostituirsi nei Night della Bosnia Erzegovina. Tra i clienti numerosi i dipendenti di organizzazioni internazionali. Ora Colin Powel minaccia le autorità bosniache: se non riuscite a fare qualcosa sarete sottoposti a sanzioni

12/06/2002, Redazione -

La Bosnia Erzegovina rischia di trovarsi sottoposta a sanzioni da parte degli Stati Uniti perché non è in grado di combattere la cosiddetta "tratta delle bianche", e cioè il passaggio di immigrate clandestine originarie dei Paesi dell’est e dirette in prevalenza verso l’Unione Europea.
La proposta delle sanzioni è arrivata dal Dipartimento di Stato americano, che il 5 giugno scorso ha preso in considerazione un rapporto sul "commercio di essere umani" in 89 Paesi del mondo.
"Gli Stati che non fanno nulla per impedire questo tremendo commercio saranno sottoposti a sanzioni" ha dichiarato Colin Powell, secondo il quale ogni anno nel mondo sarebbero dalle 700.000 ai 4 milioni le vittime di questo traffico illegale. Alcuni Paesi, tra i quali Romania, Israele e Corea del Sud hanno fatto dei passi avanti, ma ve ne se sarebbero degli altri – 19 – che non sembrano voler affrontare il problema. La Bosnia Erzegovina rientra tra questi, in compagnia di Afghanistan, Armenia, Cambogia, Grecia, Iran ed altri.
Vittime di questa "tratta delle bianche" sarebbero soprattutto, a detta del Segretario di Stato americano, donne provenienti da Ucraina, Moldavia, Romania e poi, anche se in numero inferiore, Russia, Bielorussia, Kazakistan e Federazione Jugoslava.
Molte delle donne vittime del racket della prostituzione, immaginando di andare a lavorare in qualche ristorante o bar in Italia, si ritrovano non solo sulle strade dei diversi Paesi europei ma anche nei night club bosniaci. E’ di pochi giorni fa la notizia che l’IPTF (Polizia delle Nazioni Unite)
ha effettuato numerosi blitz in diversi night del Paese, portando alla chiusura di 104 locali (Oslobodjenje, 08.06.2002).

La prostituzione ha vita facile in Bosnia, e conta su gravi lacune del sistema giudiziario: nessuna legge regolamenta infatti questo aspetto. Ed intanto sui muri di molte città bosniache proliferano i cartelloni che pubblicizzano le magnifiche attrazioni dei night club, anche in modo molto esplicito.
La maggior parte delle ragazze che si prostituiscono nei locali sono di origine straniera e rigorosamente controllate da un protettore. "Vengono comperate ad un prezzo che può variare dai 500 ai 2000 €", ha dichiarato Edin Vranj del Ministero degli interni della Federazione bosniaca, "dipende dall’età e dalla bellezza. Vengono vendute anche ragazze bosniache, ma sono rari i casi nei quali queste ultime finiscono sulle strade di qualche Paese europeo".
"Paradossalmente nel codice penale BiH nessun articolo punisce la ‘tratta delle donne’. Vi sono poi molte lacune nelle leggi che trattano di migrazione ed asilo" ha concluso Vranj.

"Prossimamente procederemo a modificare queste leggi" – ha affermato Dzemaludin Mutapcic, viceministro federale della giustizia – "sono in preparazione cambiamenti e aggiornamenti del codice penale, inserendoci la ‘tratta delle bianche’ come reato. Sono previste anche forti sanzioni soprattutto nei casi che coinvolgono minorenni: in tali casi è prevista la reclusione sino a 15 anni".
In Bosnia il fenomeno della prostituzione assume un aspetto del tutto particolare e preoccupante, legato alla forte presenza internazionale. Non è un caso che molti night club siano proliferati nelle vicinanze delle basi militari dello SFOR. Molte delle ragazze che hanno deciso di collaborare con la polizia hanno riconosciuto in fotografia personale dello SFOR, dell’OHR e dell’OSCE. Un ragazzo di nome Nedim, in un’intervista rilasciata al quotidiano Dnevni Avaz, ha descritto il mondo della prostituzione omosessuale. I clienti vengono incontrati nei bar di Sarajevo. "Guadagnerò bene sino a quando resteranno loro" ha afferamto indicando con la testa il grande palazzo sede dell’OHR.
Per combattere questo disumano commercio è stato recentemente creato un team speciale, denominato STOP. Cilia Lavaren, a capo del team, ha spiegato di come vi siano 50 poliziotti particolarmente addestrati per lottare contro la prostituzione. Ogni settimana eseguono almeno un blitz nei night bar, in cerca di ragazze costrette alla prostituzione.

"Il problema principale in Bosnia Erzegovina" ha affermato Asim Fazlic, vicedirettore dell Interpol BiH "è l’aspetto sociale: molte ragazze bosniache che si prostituiscono ad esempio sono donne sole, con figli a carico, costrette a vendersi per sopravvivere". "Abbiamo scoperto", ha continuato Fazlic, "anche un sito (www.illegalbosnia.com) creato a Washington che favoriva i contatti con i clienti. Lo abbiamo bloccato".

Qualcosa si sta comunque facendo. In questi ultimi mesi si è favorito il ritorno a casa di 169 ragazze originarie della Moldavia, 145 della Romania, 47 dell’Ucraina, 5 bielorusse, sette jugoslave, due ragazze del Kazakistan ed una ungherese. Tra loro c’erano anche 43 ragazze minorenni.

Lo IOM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni), tra le organizzazioni che in Bosnia più si occupano di questo problema, ha aperto a Sarajevo due case di accoglienza dove vengono ospitate le ragazze che decidono di lasciare la strada. Nell’ambito di questo specifico programma sono state aiutate 400 ex-prostitute. Anche le autorità bosniache stanno programmando di aprire una casa di questo tipo.
Le ragazze che non desiderano invece andare in queste case d’accoglienza o non desiderano collaborare con la polizia vengono arrestate e portate in carcere. "Ma macano gli spazi e la convivenza con le altre detenute è sempre molto difficile" ha dichiarato Hasan Hodzic, direttore del carcere femminile di Tuzla.
E certo questo non aiuta a risolvere i loro problemi.

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