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Serbia, il nuovo volto della destra

Abbandonati slogan e retorica aggressiva del Partito radicale da cui proviene, Tomislav Nikolić guida oggi il Partito serbo per il progresso, forza che si vuole presentare come moderata e pro-Europa. La recente manifestazione contro il governo ha voluto esserne un esempio

08/02/2011, Petra Tadić - Belgrado

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“Elezioni fra due mesi o dovrete fare i conti con le dimostrazioni che organizzeremo”. La frase è di Tomislav Nikolić, leader del Partito serbo per il progresso (SNS), e la ha pronunciata rivolgendosi all’attuale esecutivo durante una manifestazione tenutasi sabato 5 febbraio, a Belgrado.

Le elezioni anticipate fanno parte delle richieste dell’opposizione che, sotto lo slogan “battiti per i cambiamenti” ha riunito una folla di cittadini insoddisfatti. Secondo i dati della polizia alla manifestazione ci sarebbero state circa 55.000 persone, mentre secondo i “progressisti” davanti al Parlamento si sarebbero riunite 100.000 persone. "La manifestazione più grande mai tenutasi in Serbia", hanno affermato gli organizzatori. La manifestazione si è svolta senza incidenti ed è durata poco meno di un paio d’ore.

Aleksandar Vučić, vicepresidente del SNS, ha aperto il meeting chiedendo elezioni anticipate. Vučić ha aggiunto che i manifestanti sono contro questo governo “antinazionale”, ne hanno abbastanza di terrore e povertà e che è arrivata l’ora di cambiare.

Milanka Karić, funzionaria del partito “Forza Serbia” e moglie del fuggitivo Bogoljub Karić [il magnate serbo nel 2010 ha ottenuto asilo in Russia e non può essere estradato in Serbia, dove è sospettato di aver danneggiato lo stato per circa 40 milioni di euro tramite la sua ex compagnia Mobtel, ndt], ha ribadito che la coalizione raccolta attorno al SNS marcia con forza verso la vittoria alle elezioni e che Tomislav Nikolić sarà il nuovo presidente della Serbia e Aleksandar Vučić il futuro premier.

Il leader di Nuova Serbia, Velimir Ilić, ha precisato che “la Serbia non vuole più né questo governo né il governo del DSS, ma un nuovo leader: Tomislav Nikolić”. Ilić ha poi intimato all’attuale presidente Boris Tadić di non "giocare col Paese", aggiungendo che “la gente è venuta qui per ricordarglielo”.

Il discorso di Tomislav Nikolić, leader dei progressisti, è stato accolto con acclamazioni e grida “Serbia, Serbia” e “vogliamo le elezioni”. “Dateci due mesi, tanti quanti ne diamo a loro per indire le elezioni anticipate. Se non lo faranno, ad aprile mi troverete qui seduto sull’asfalto a chieder che venga ascoltata la voce del popolo. Vi invito per quella data a portare un pezzo di polistirolo come sedile per farmi compagnia, perché non c’è forza superiore ad un gesto come questo”, ha detto Nikolić.

“Non chiedo che se ne vadano dal potere, risolveremo la questione con le elezioni. Non chiedo che non possano ricandidarsi, li vogliamo battere”, ha aggiunto Nikolić alludendo agli avvenimenti in corso in Egitto. Il leader del SNS ha poi parlato dell’eccezionale crisi economica che affligge il Paese ed ha invitato il governo a non “giocare con la vendita della Telekom”. “Ciò che desideriamo è un governo rispettabile e responsabile”, ha concluso Nikolić.

La nuova destra serba

Alcune elementi emersi sabato sono molto più importanti della manifestazione stessa. Ci sono alcuni motivi che hanno spinto Nikolić e Vučić a “tastare il polso della gente”. Innanzitutto, si è trattato di un test per il Partito serbo per il progresso: soppesare la forza del partito e vedere se è in grado di organizzare manifestazioni di massa di carattere completamente diverse dalle consuete manifestazioni dei radicali.

Ricordiamo che l’SNS nell’ottobre 2008 è uscito dalle fila del Partito radicale serbo e fino ad ora non si è mai presentato alle elezioni, né ha mai potuto valutare se la base è pronta e se i quadri sono in grado di raggiungere gli obiettivi dei vertici del partito. Seconda cosa, il meeting è stato un messaggio al governo di Belgrado, col quale si dice che l’insoddisfazione dei cittadini è molto alta e che l’SNS è pronto a canalizzare la frustrazione e le aspettative disilluse. Terzo, con il meeting è stato suggerito al DSS [partito dell’ex premier Vojislav Koštunica, ndt] e ai radicali che non hanno molte speranze di uscire vittoriosi da eventuali elezioni se non in alleanza con l’SNS.

Infine, è stato anche  un messaggio rivolto alla comunità internazionale, soprattutto all’Unione europea e all’America, con l’intento di dimostrare di essere una nuova corrente politica democratica e orientata verso l’Europa.

Cosa è cambiato

Alcune cose sono cambiate. I raduni che un tempo venivano organizzati dal tandem Nikolić – Vučić erano di regola pieni di aggressività, linguaggio dell’odio, parole offensive e slogan “gran serbi”. Quello di sabato è stato, invece, un meeting senza nemmeno un petardo, svoltosi in un’atmosfera tranquilla, quasi senza urla, senza incitazioni di massa ed emozioni sconvolgenti. Persino l’aver nominato Boris Tadić non ha suscitato una grande reazione della folla. Sembrava che i dimostranti fossero passati attraverso una “preparazione” di base, mentre i progressisti hanno fatto di tutto per impedire che il minimo incidente compromettesse l’impressione generale destata dalla protesta.

Nonostante Belgrado fosse piena zeppa di poliziotti, questi non hanno avuto motivo di intervenire: tra l’altro il numero dei membri del servizio d’ordine dell’SNS era quasi identico al numero dei poliziotti. I giovani del partito alla fine della manifestazione hanno persino aiutato i netturbini della città a pulire il centro. Un’ora dopo la fine della manifestazione, Belgrado è tornata alla normalità.

Cosa è rimasto uguale

Alcune cose invece sono rimaste le stesse. I sostenitori di una parte dell’opposizione continuano ad appartenere allo strato sociale più basso della società serba. Si tratta perlopiù di operai, disoccupati, persone con una bassa istruzione o senza particolari qualifiche. Molto spesso si tratta di persone di età media superiore ai cinquanta anni. Tra i manifestanti c’erano molti meno giovani del previsto. L’SNS  continua ad essere sostenuto da una bassa percentuale di persone con un’alta istruzione, così come da membri appartenenti alla cosiddetta classe media.

Dal momento che in Serbia ci sono sempre più poveri, per i  progressisti non è difficile pensare che potranno conquistare la maggioranza dei voti alle elezioni, siano esse anticipate o regolari, perché l’impressione è che le prossime elezioni potranno essere vinte solo concentrandosi sulla crisi economica e sull’insoddisfazione dei cittadini. Tuttavia, continua ad essere poco chiara la politica di questo partito e soprattutto in che direzione vogliano portare la Serbia. L’SNS sono Nikolić e Vučić, e non sono sufficienti per guidare lo stato, motivo per cui il partito sta ora cercando di avvicinare altre persone che provengano dall’élite intellettuale, economica e politica.

Difficile rispondere alla domanda se ci saranno o meno elezioni anticipate. Diciamo che siamo più vicini ad esse di quanto non lo fossimo alla fine dello scorso anno. Le lotte interne alla coalizione di governo sono sempre più accese, i soldi nelle casse dello stato sempre meno, la crisi economica non demorde, e nessuno parla più di riforme. Dall’altra parte, sul collo del governo alita l’opposizione.

Le difficoltà per il governo sono testimoniate dai numerosi e sempre più frequenti scioperi in atto nel Paese.  Gli insegnati hanno scioperato domenica scorsa (6 febbraio), il governo alla fine ha dovuto cedere e trovare il modo per aumentare gli stipendi dell’istruzione, oltre ad impegnarsi per far aumentare le pensioni. Una parte dei sindacati ha accettato l’accordo col governo, mentre la decisione dell’altra parte è attesa per i prossimi giorni. I tassisti hanno organizzato uno sciopero di avvertimento. Anche la polizia sciopera e in lista d’attesa ci sono altre agitazioni.

Aleksandar Vučić dice che i progressisti vogliono elezioni entro la fine dell’anno. Fino ad allora, secondo le stime del partito, c’è tempo a sufficienza per convogliare la grande insoddisfazione dei cittadini e mobilitare gli elettori. Dall’altra parte, il governo entro tale termine dovrà riuscire ad incassare qualche vittoria politica, anche se l’impressione è che sarà un compito molto difficile.

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