Sentieri partigiani in Montenegro
La parte interna del Montenegro non è solo sinonimo di turismo naturalistico, camminate o percorsi in mountain bike. A questi si può coniugare – basta poco, qualche lettura pre-partenza e un po’ di curiosità al momento dell’arrivo – un viaggio parallelo a ritroso nel tempo, stazione d’arrivo: gli anni 1941-1945
Tratto da viaggiareibalcani.it
I dintorni di Nikšić, cittadina del Montenegro centro-occidentale non lontana dal famoso monastero di Ostrog, sono stati scelti dall’amministrazione comunale locale come sede di implementazione del progetto "Valorizzazione del turismo ambientale nei territori di Scutari, Niš, Kraljevo, Nikšić, Peć/Peja". Il nostro viaggio parte da qui, più precisamente all’interno della Nikšićka Polje (la piana di Nikšić), tra antichi ponti romani, laghi artificiali e una ricca vegetazione composta perlopiù di frutti di bosco (more e lamponi), alti pioppi e piante di rosa canina.
Accompagnati da due membri della municipalità – Momcilo Mićunović e Jelena Vujović – percorriamo ciò che diventerà un percorso cicloturistico della lunghezza di trentacinque chilometri, da collegare in futuro alla più ampia rete cicloturistica montenegrina. “L’alluvione di novembre ha colpito anche questa regione” ci racconta Momcilo Mićunović, “provocando danni e inquinando le rive dei laghi. Ora siamo al lavoro per ripulire tutto entro la fine dell’estate”.
Il percorso cicloturistico avrà una forma circolare: “Il punto di partenza sono i principali hotel cittadini, dove sarà possibile noleggiare bici ed equipaggiamento. Da qui si partirà a raggiera in entrambe le direzioni, percorrendo sia strade asfaltate che sterrate”. Passiamo dai laghi Krupac e Slano, tutt’intorno le alte montagne montenegrine che segnano il confine con il Kosovo. “Lì dove oggi sorge il lago Krupac, al posto di quell’isoletta un tempo vi era una collina su cui in passato si trovava una fortezza turca, posta a difesa delle incursioni provenienti dalla Bosnia e dalla costa croata” . Prima di rientrare in città c’è tempo per visitare una piccola chiesa ortodossa, nel cui giardino antistante sono presenti alcuni stećci bogumili, l’antica eresia cristiana sviluppatasi tra il X e il XII secolo nella regione.
Il palazzo del re Nicola
Dvorac Kralja Nikola (il palazzo del re Nicola) fu costruito tra il 1896 e il 1900 – lo stesso periodo della fondazione della chiesa di San Basilio di Ostrog, situata a poche decine di metri. L’edificio, in puro stile neo-rinascimentale, è stato fino al 1984 sede del ginnasio cittadino. Ospita oggi la biblioteca comunale, la galleria d’arte e il museo nazionale. Decidiamo di visitare quest’ultimo, incuriositi dal consiglio di un amico: “Andate a scovare la foto di Ljubo Čupić, partigiano montenegrino e simbolo della resistenza a Nikšić”.
Suddiviso in numerose stanze e composto per lo più di materiale fotografico, ripercorre la storia della città e del territorio circostante sin dai primi insediamenti romani, passando per il periodo turco – quando era conosciuta col nome di Onogost – sino alla sua storia moderna e contemporanea. Finalmente, nell’ultima stanza del museo dedicata alla seconda guerra mondiale, mi imbatto nella foto di Ljubo: la foto è stata scattata pochi minuti prima della sua esecuzione per mano dei collaborazionisti četnići: mani e polsi legati, lo sguardo fieramente rivolto all’obiettivo, un sorriso di sfida invade il suo volto. Un sorriso in faccia ai suoi assassini e alla morte che dopo pochi minuti lo avrebbe raggiunto inesorabile.
Il partigiano
Merita di essere raccontata la storia di Čedomir Ljubo Čupić. Nato nel 1913 da una famiglia montenegrina emigrata in Canada e proveniente da Zagarać, un piccolo villaggio nei sobborghi di Podgorica, all’età di 14 anni torna con i genitori in Montenegro e si stabilisce a Nikšić. Terminati gli studi superiori, si trasferisce a Belgrado dove studia legge e diventa membro del Partito Comunista Jugoslavo.
Nel 1941, dopo la capitolazione di Belgrado, torna a Nikšić e si unisce alle formazioni partigiane che operavano nella zona, diventando in poco tempo comandante del battaglione Đuro Đaković. Nell’aprile del 1942, durante la battaglia di Kablen (una collina nei dintorni di Nikšić) viene catturato dai četnići e imprigionato nella prigione cittadina. Torturato ferocemente per settimane, impedisce ai propri parenti di muovere alcuna richiesta di grazia nei suoi confronti. Condannato a morte da un tribunale-fantoccio assieme ad altri giovani partigiani, alla fine di maggio viene fucilato a Trebjšje, appena fuori dalla città. Nell’osservare la foto appesa al muro del museo mi vengono in mente le ultime parole urlate fieramente contro i suoi carnefici, e così mi piace rircordarlo: "Živjela slavna komunistička partija!", “Lunga vita al glorioso partito comunista!”.
Il parco di mezzo
Da Nikšić ci spostiamo a nord verso il parco nazionale del Durmitor, diretti a Plužine. Qui ci attende Miles Davis, che per conto dell’Ong Cosv segue da due anni un progetto di valorizzazione e sviluppo territoriale che fa perno attorno ad un ex ospedale partigiano a pochi chilometri dalla cittadina situata al confine con la Bosnia-Erzegovina. Il mattino seguente Miles ci accompagna a visitare la sede del progetto. Per arrivarci entriamo nella “no man’s land” tra il territorio montenegrino e quello bosniaco. Dopo aver attraversato la frontiera del Montenegro – ma senza essere entrati in Bosnia Erzegovina – saliamo a mezza costa lasciandoci ai piedi il fiume Tara. Una luminosità tersa avvolge boschi e montagne ancora imbiancate di neve.
“L’edificio fu costruito agli inizi del novecento come scuola elementare del villaggio. Poi durante la seconda guerra fu utilizzato come ospedale partigiano, e attorno agli anni settanta la municipalità di Plužine lo fece diventare un centro multifunzionale con un piccolo museo partigiano e un centro di prima assistenza sanitaria per gli abitanti del villaggio. Un anno e mezzo fa era completamente distrutto. Il tetto presentava numerose aperture da cui entrava acqua, cosicché col tempo anche le parti interne si sono rovinate. Per prima cosa abbiamo rimosso il vecchio tetto e ne abbiamo costruito uno nuovo. Poi si è passati al drenaggio della parte interna, assicurandoci che tutta l’umidità fosse stata eliminata prima di iniziare i lavori strutturali: cambio delle murature, finestre, stipiti…” .
Agli inizi di giugno è stato inaugurato il nuovo centro multifunzionale, che ospiterà un “bed and breakfast” con circa quaranta posti letto e darà inoltre la possibilità ai turisti di affittare mountain bike durante l’estate e ciaspole in inverno. Seguendo l’anima originaria del centro, verrà aperto anche un centro di prima assistenza sanitaria e in futuro anche un piccolo museo storico.
Sentieri
Più incuriosito dal passato partigiano di questi luoghi, vengo a scoprire che nel villaggio vive Milan Nišić, ex barelliere dell’ospedale. Ultra novantenne, dopo aver cresciuto sei figli e numerosi nipotini oggi ha ancora la forza di alzarsi ogni mattina all’alba per mungere le proprie mucche. Mi riprometto di tornare ad intervistarlo accompagnato dal nipote Brano, che ha collaborato al progetto del Cosv.
Mi informo anche sulla possibilità di ripercorrere alcuni degli antichi sentieri partigiani che seguono le tracce della famosa battaglia della Sutjeska, ma purtroppo sono tutti in pessime condizioni e mal segnalati. Penso all’Italia, dove anche grazie a percorsi legati alla memoria sulla Resistenza si son creati circoli virtuosi di valorizzazione e riscoperta delle nostre montagne. Chissà che un giorno non nasca qualcosa anche tra questi boschi. La storia racchiusa in essi merita di essere narrata.
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