Segnali di antisemitismo in Bosnia Erzegovina
Sul periodico della gioventù musulmana, SAFF, trova spazio un articolo negazionista dell’Olocausto. Interventi antisemiti su RTV Alfa di Sarajevo. La reazione ferma del Comitato Helsinki per i Diritti Umani. Il commento di Jakob Finci, presidente della Comunità Ebraica Bosniaca. Dopo il nazionalismo e la guerra, in Bosnia Erzegovina sta crescendo l’antisemitismo?
Di Dragan Stanimirovic*, Transitions Online
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta
SARAJEVO, Bosnia Erzegovina – Il Comitato Helsinki per i Diritti Umani della Bosnia (HKBiH) ha chiesto la settimana scorsa ai magistrati di prendere in esame un articolo di Fatmir Alispahic, un giornalista di destra di Tuzla, che a loro giudizio incita "all’odio razziale, nazionale e religioso", un reato punibile in Bosnia con la prigione.
L’articolo è stato pubblicato nell’ultima edizione del periodico della Gioventù Musulmana, SAFF. Citando noti revisionisti, Alispahic – secondo l’HKBiH – ha negato l’Olocausto e insultato il popolo ebraico.
Il presidente dell’HKBiH, Srdjan Dizdarevic, ha dichiarato che, oltre che al Procuratore Cantonale di Sarajevo, l’organizzazione per i diritti umani ha inviato l’articolo al Centro Simon Wiesenthal di Gerusalemme e al Museo dell’Olocausto di Washington.
Tra le altre cose, Alispahic mette in discussione la deposizione – secondo quanto egli asserisce estorta con la coercizione – di Rudolf Hess, che aveva detto che i suoi uomini potevano entrare nelle camere a gas dieci minuti dopo le esecuzioni e che laggiù potevano perfino fumare. "Dato che il gas Zyklon-B è esplosivo, e che servivano almeno venti minuti per arieggiare le camere, la deposizione di Hess è senza fondamento. I forni crematori sono un altro argomento… I resoconti ufficiali dicono che i Nazisti cremavano i corpi, mentre la scienza dice che per un tale processo sono necessarie almeno due ore. Si dice anche che non fu mai scoperto un deposito di ceneri, mentre sei milioni di Ebrei cremati avrebbero sicuramente dato origine perlomeno a una collina di scorie", ha scritto Alispahic.
L’articolo della rivista – a scarsa diffusione – SAFF è stato portato all’attenzione di un pubblico più vasto dal programma d’informazione "60 Minuti" della TV Federale (FTV). Il curatore del programma, Bakir Hadziomerovic, ha dichiarato a Transitions Ondine (TOL) che l’articolo di Alispahic era un "testo antisemita senza precedenti nel giornalismo bosniaco".
"I fatti storici relativi all’Olocausto e alla Seconda Guerra Mondiale sono stati qui negati. Tralasciando i suoi precedenti, nebulosi articoli, in cui insultava chi era in disaccordo con lui, Alispahic con questo si è spinto troppo in là e noi abbiamo dovuto reagire con fermezza", ha detto Hadziomerovic.
"È interessante notare che la Comunità Islamica non ha preso le distanze dall’articolo, nonostante SAFF sia il giornale della Gioventù Musulmana di Bosnia," ha aggiunto Hadziomerovic.
Il servizio di "60 Minuti" proponeva citazioni dall’articolo e lo descriveva come un pamphlet fascista.
CITAZIONI ED ANALISI
In risposta al pubblico clamore suscitato ed in particolare in risposta al servizio di FTV, Alispahic ha asserito che le opinioni presentate nell’articolo non erano sue proprie. Ha detto invece di aver solo citato ed analizzato i lavori dei revisionisti dell’Olocausto. Ha anche detto che avrebbe cercato soddisfazione legale di fronte alle "mostruose calunnie ed insulti" volte a sostenere che egli avesse negato l’Olocausto.
Non sembrerebbe comunque questo il caso. Nell’articolo Alispahic ha scritto letteralmente che "in Occidente, i tentativi di stabilire una alternativa scientifica al massacro degli Ebrei nella Seconda Guerra Mondiale sono andati avanti per anni. Eppure, nulla di queste ricerche arriva fino a noi. Questo è comprensibile solo considerando il potere politico degli Ebrei, che non permettono confusioni sulla ‘verità’ sull’Olocausto. Quegli scienziati che hanno tentato di offrire dei fatti sono stati brutalmente perseguitati."
Alispahic ha anche suggerito che, anziché 6 milioni, solo 300,000 Ebrei sarebbero morti nell’Olocausto, dicendo che perfino questi 300,000 morirono delle conseguenze del tifo e degli stenti nei campi di concentramento.
Srdjan Dizdarevic ha espresso il proprio disgusto nei confronti di Alispahic dicendo che l’Helsinki Committee proporrà alle agenzie bosniache preposte all’applicazione della legge che, ogni volta che un cimitero ebraico verrà profanato, Alispahic e i suoi editori vengano arrestati, perché "come si vede, essi seguono idee fasciste e folli che mettono questo Paese in pericolo."
Alispahic è un collaboratore regolare dei settimanali bosniaci musulmani nazionalisti Walter, Ljiljan, SAFF, e del quotidiano Dnevni Avaz.
Gli editori della stampa indipendente bosniaca hanno unanimemente condannato l’articolo su SAFF, così come ha fatto il presidente della Comunità Ebraica di Bosnia, Jakob Finci, che ha dichiarato che l’articolo rappresentava una "evidente negazione dell’Olocausto".
"MESSAGGI DI ANTISEMITISMO"
In uno sviluppo correlato, l’Agenzia di Regolamentazione delle Comunicazioni (RAK), un organismo che sorveglia i media elettronici del Paese, la scorsa settimana ha multato la stazione televisiva Alfa di Sarajevo per 50,000 marchi convertibili (33,000 dollari americani) per aver trasmesso un programma contenente messaggi antisemiti.
Il programma, trasmesso il 3 novembre 2004, vedeva la partecipazione di un religioso musulmano che istruiva i fedeli sui modi in cui essi potevano aiutare la causa palestinese e quella irachena.
"Noi sappiamo che costantemente, ogni giorno, noi consumiamo prodotti americano-ebraici. Beviamo le loro Coca-Cola, le loro Pepsi; usiamo le loro banche, il loro equipaggiamento militare; compriamo le loro scarpe Nike… Sapete bene che il 10 per cento di questi dollari della Coca-Cola finiscono in Israele per comprare armi per uccidere… bambini palestinesi, madri palestinesi, donne palestinesi, combattenti palestinesi. Il dieci per cento di ogni bicchiere consumato va a loro… Gli Ebrei sono i vostri più grandi nemici, qualunque cosa voi ne pensiate…" ha detto il religioso. Ha anche utilizzato numerosi dispregiativi per riferirsi agli Ebrei e ad altri presunti nemici dell’Islam.
Da quando il programma è andato in onda, la proprietà di TV Alfa è cambiata, e sia il vecchio proprietario, il giornalista Mahir Zisko, che il nuovo, il quotidiano Dnevni Avaz, rifiutano di pagare la multa. Per complicare le cose, il marchio registrato dell’emittente è anch’esso cambiato, da RTV Alfa a TV Alfa.
I funzionari dell’agenzia di regolamentazione, comunque, sono stati inflessibili la settimana scorsa sul fatto che alla nuova emittente non sarebbe stato permesso di operare prima di aver sistemato la multa.
*Dragan Stanimirovic è un corrispondente di Transitions On Line
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