Sebastian Ghiță, il fuggitivo che fa tremare la Romania
E’ ricercato dall’Europol per corruzione e riciclaggio. Sebastian Ghiță, vicino a Victor Ponta, si è dato alla macchia. Una vicenda complessa che vede coinvolti servizi segreti, procura anti-corruzione e partito socialdemocratico
(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 22 marzo)
Sebastian Ghiță è stato visto per l’ultima volta in Romania il 19 dicembre 2016. Qualche giorno prima si erano tenute le legislative e il suo partito, Romania unita (PRU, destra nazionalista), che aveva creato assieme ad alcuni fuoriusciti del PSD, non aveva raccolto sufficienti voti per garantirgli un posto in parlamento.
Quel giorno Sebastian Ghiță festeggia quindi la fine del suo mandato assieme ad alcuni colleghi della Commissione parlamentare di controllo sui servizi segreti interni (SRI) e assieme ai direttori dell’agenzia di intelligence. Due giorni dopo deve essere ascoltato dai giudici in merito al dossier «Ponta-Blair», una questione di corruzione che coinvolge l’ex primo ministro rumeno Victor Ponta.
In questo complicato dossier la potente Direzione nazionale anti-corruzione (DNA) sospetta di uno scambio di favori tra Victor Ponta e il suo amico Sebastian Ghiță. Quest’ultimo avrebbe finanziato con 220.000 euro una visita di Tony Blair in Romania, attraverso l’intermediazione di una fondazione senza scopo di lucro, in cambio di un posto nell’alleanza elettorale tra il PSD e il Partito nazional-liberale (PNL) per le legislative del 2012. Per Victor Ponta si trattava di beneficiare politicamente della visita di Tony Blair, senza apparire come colui che l’aveva organizzata.
Non godendo più dell’immunità parlamentare che l’aveva protetto sino ad allora, Sebastian Ghiță non si è presentato all’incontro coi magistrati e si è dato alla macchia, perdendo così la cauzione di 18 milioni di euro che aveva dovuto versare alla giustizia rumena per rimanere in libertà.
Una settimana dopo è però apparso in televisione e non su un canale qualunque, ma sul suo, Romania TV, fondata nel 2010. Citando numerosi episodi senza però sostanziarli con prove per le sue accuse, Sebastian Ghiță si è concentrato in particolare su Florian Coldea, numero due dello SRI. Lo ha accusato di essere all’origine dell’apertura dell’inchiesta del dossier “Ponta-Blair” dopo un litigio che Coldea avrebbe avuto con lui. Ha addirittura raccontato della loro passata vicinanza ammettendo di essere andati in vacanza assieme e che Victor Ponta avrebbe nominato Laura Codruța Kövesi alla testa del DNA su ricatto di Florian Coldea. Ha accusato poi Florian Coldea e Laura Codruța Kövesi di fare entrambi parte di un servizio segreto straniero. Florian Coldea ha smentito categoricamente ogni suo coinvolgimento, ma ha comunque scelto di dimettersi, ufficialmente per non “attrarre attenzioni inutili” sull’SRI.
Dietro alle accuse nei suoi confronti, Sebastian Ghiță vede la potente DNA: “Antena 3 e RTV hanno descritto nei dettagli gli abusi in questa sedicente crociata anti-corruzione che si basa su dossier falsi. Il sistema non ama i giudici indipendenti e i giornalisti che pongono domande fastidiose. In Romania ogni progetto viene bloccato, […] i funzionari hanno paura di prendere la minima decisione e di firmare qualsiasi documento”.
Quest’ultima argomentazione, non priva di fondamento, fa presa. Non a caso è ripresa anche dai quadri del PSD, a partire da Liviu Dragnea, Presidente del partito, per giustificare lo smantellamento istituzionalizzato della lotta alla corruzione, come è avvenuto nel caso dei decreti d’urgenza.
Ma, come nel caso di Liviu Dragnea, gli attacchi di Sebastian Ghiță contro la DNA sono ben lungi dall’essere disinteressati. Perché oltre al dossier “Ponta-Blair” l’uomo d’affari è coinvolto in altri quattro dossier. E’ sospettato di aver messo in piedi una minuziosa struttura di società fittizie con sede in paradisi fiscali per meglio gestire appalti pubblici. Così, tra il 2012 e il 2014, mentre Sebastian Ghiță era deputato, le sue aziende, dirette dal fratello, che è anche il suo avvocato, hanno firmato 370 contratti con lo stato rumeno, dei quali circa 300 senza alcun bando d’assegnazione. Il tutto per un corrispettivo di 80 milioni di euro. Metà della somma deriva da contratti con il Servizio speciale delle telecomunicazioni che organizza e coordina le attività di telecomunicazioni speciali per le autorità pubbliche della Romania, cioè per i ministeri e, nello specifico, per i Servizi di sicurezza interni (SRI), dei quali Sebastian Ghiță era membro della Commissione di controllo.
Seguendo queste inchieste per mazzette, ricatti, traffico d’influenza ecc. si delinea un personaggio dai comportamenti mafiosi che utilizza la propria posizione politica per consolidare il proprio monopolio economico e risolvere le questioni giudiziarie della propria “famiglia”. Si dice si sia nascosto in Moldavia, in Turchia ed ora in Serbia. Ma nessuna indiscrezione è stata confermata. A 38 anni Sebastian Ghiță non sembra intenzionato a mettersi nelle mani delle istituzioni del paese per il quale era un parlamentare. Nel caso dovesse essere arrestato, Victor Ponta dell’amico ha detto, nel gennaio scorso, “che ha rivelato solo il 2% di quello che sa”. La questione è tutt’altro che chiusa.
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