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Se la Serbia parla cinese

Mentre in Cina si sta tenendo il diciottesimo congresso del Partito comunista, la Serbia guarda con sempre maggior attenzione a oriente. Trattori, centrali elettriche, ponti, oltre a saldi rapporti culturali

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Il primo ottobre 1949 nasceva la Repubblica Popolare Cinese. Tra i primi a concederle il riconoscimento internazionale e darle il benvenuto nel consesso della comunità internazionale fu il Maresciallo Tito. Dopo lo smembramento della Jugoslavia l’eredità delle relazioni con Pechino venne mantenuta, in particolare dalla Serbia.

Alla metà degli anni Novanta, al culmine dell’isolamento della Serbia dal resto dell’Occidente, Slobodan Milošević e sua moglie Mira Marković compirono una visita diplomatica in Cina. A quel tempo la Marković abbozzò l’idea di una Chinatown a Belgrado, piantando così il seme di un progetto che vide concordi sia la Cina che Milošević.

Belgrado aprì così le porte a 50mila immigrati cinesi, quasi tutti provenienti dalla impoverita provincia dello Zhejiang. Nacque così la Chinatown del Blok 70 di Novi Beograd: enormi edifici, quelli tipici dell’era titina, stipati all’inverosimile di ogni tipologia merceologica, rigorosamente made in China.

Durante la notte tra il 7 e l’8 maggio del 1999, nel corso dei bombardamenti della NATO, 5 “bombe intelligenti” sganciate da bombardieri statunitensi colpirono l’ambasciata cinese situata nel quartiere di Novi Beograd, nel Blok 11a. “Un incidente”, secondo il presidente Clinton, “un atto barbarico” per il governo di Pechino. La Cina ha sempre opposto resistenza all’azione intrapresa dalla NATO ponendo il veto in sede di Consiglio di Sicurezza ONU e votando solo quelle risoluzioni volte a ripristinare la pace.

La Serbia da parte sua ha sempre ribadito la sua opposizione a qualsiasi forma di indipendenza di Taiwan, mentre la Cina sosteneva il rispetto per la sovranità e l’integrità territoriale della Serbia, anche riguardo alla questione del Kosovo. ”Kosovo je Srbija” e “Táiwān shì Zhōngguó”, se vogliamo. La Serbia ha applicato la politica della sedia vuota disertando la cerimonia di premiazione del Nobel della Pace assegnato al dissidente cinese Liu Xiabo, perlomeno inizialmente, inviando solo in un successivo momento l’Ombudsman, Saša Janković, di fronte alle pressanti richieste internazionali. La Cina ha espresso continua e costante “comprensione degli sforzi di integrazione della Serbia nella famiglia europea.”

Antefatto

Ad oggi sono oltre 50 gli accordi bilaterali in vigore. Solo dal 2005 le parti hanno organizzato oltre 30 visite ufficiali di alto livello.

Il rapporto tra i due Stati ha raggiunto uno dei suoi picchi massimi nell’agosto del 2009, quando, durante la visita ufficiale a Pechino, il presidente della Serbia, Boris Tadić, ha firmato una dichiarazione congiunta con il presidente della Cina, Hu Jintao, che ha elevato il rapporto reciproco al livello di partenariato strategico. Il documento ha espresso l’impegno al raggiungimento degli obiettivi nazionali attraverso più strette relazioni bilaterali.

Gli obiettivi della politica estera di Belgrado vennero descritti nel motto “quattro pilastri della diplomazia” che l’ormai ex presidente Tadić ha definito poco dopo la costituzione del rapporto strategico con la Cina. Per accogliere il partenariato strategico e riflettere l’importanza della Cina per la Serbia, Pechino è stata inserita nell’elenco contenente già Bruxelles, Mosca e Washington, quali luoghi di riferimento a livello internazionale per la Serbia.

Se però storicamente la vicinanza tra i due paesi si è sempre centrata su questioni di carattere politico e culturale, recentemente il peso dei rapporti commerciali si fa sempre più rilevante, fino a fare della Serbia il principale punto di riferimento della Cina nel sud-est Europa.

Commercio e investimenti

La Serbia rappresenta un ambiente favorevole per gli investimenti cinesi, grazie al fatto che le imprese cinesi che operano nel territorio serbo possono liberamente accedere ad una zona di libero scambio di oltre 800 milioni di persone, in virtù degli accordi commerciali che la Serbia intrattiene con l’UE, la CEFTA, l’EFTA, nonché con Russia e Turchia. Questo ben si concilia con uno dei pilastri commerciali strategici della Cina, quel Zǒu chūqù – “Andare all’estero” – e quel suo obiettivo di approfondire gli scambi economici con il mondo.

Subito dopo l’innalzamento delle relazioni bilaterali e del partenariato strategico, la Cina e la Serbia hanno concordato la costruzione di un nuovo ponte sul Danubio, chiamato simbolicamente “ponte dell’amicizia serbo-cinese”, salutato da Tadić come “un nuovo modello di sviluppo delle infrastrutture in Serbia”. Il ponte dovrebbe congiungere le sponde del Danubio, tra Zemun e Borča, entro il 2014. Il valore del progetto si aggira attorno ai 170 milioni di euro. La maggior parte del progetto – 145,5 milioni di euro – è stato finanziato da un prestito della Export-Import Bank of China, Exim Bank, su “basi amichevoli”. Il progetto è realizzato dalla Cina Road e Bridge Corporation (CRBC), mentre la partecipazione delle aziende serbe è contrattualmente fissata al 45%.

A fine settembre, il ministro delle Finanze serbo Mlađan Dinkić ha richiesto alla EximBank un prestito di lungo termine per un importo pari a 850 milioni di euro per la costruzione di una serie di autostrade in Serbia. In particolare, il prestito sarà utilizzato per costruire un tratto di autostrada che passerà attraverso la Serbia occidentale, da Obrenovac a Ljig, e l’autostrada da Pojate a Preljina, che accelererà la realizzazione di uno strategico triangolo di comunicazione nel cuore della Serbia centrale. Se l’accordo verrà raggiunto, la realizzazione delle opere prenderebbe il via nei primi mesi del 2013, secondo quanto comunicato dal ministero delle Finanze della Serbia.

I rappresentanti della banca cinese hanno osservato come la Serbia sia l’unico partner strategico della Cina in Europa centrale e orientale, dichiarandosi soddisfatti della cooperazione tra i due paesi.

Uno degli esempi più riusciti dell’intensificazione del rapporto economico tra Cina e Serbia è il trattato di cooperazione firmato dai due paesi nel settore energetico. Il progetto principale è l’ampliamento e l’ammodernamento della Centrale Termoelettrica “Nikola Tesla” di Kostolac.

Il 20 ottobre 2011, l’Elektroprivreda Srbije (EPS), la società di Stato serba monopolista del settore energetico, ha annunciato di aver firmato un accordo preliminare con un consorzio cinese per la costruzione di una nuova unità a carbone della potenza di 744 megawatt. Secondo l’accordo, il consorzio comprende la China Environmental Energy Holdings e la Shenzhen Energia che, insieme alla EPS, formeranno una joint-venture per gestire il progetto che prevede inoltre la costruzione di un nuovo gate sul Danubio. Lo scorso 18 ottobre, l’ambasciatore cinese Zhang Wanxue ha fatto visita alla centrale ritenendosi “pienamente soddisfatto di come la prima parte del progetto si stia sviluppando”.

La cooperazione economica tra i due paesi si è sviluppata anche nel settore automotive, dove il colosso cinese dell’auto – la statale Dongfeng – ha iniziato dal 2009 a produrre in Serbia con la non troppo celata speranza di un risparmio di oltre il 30% sul costo di produzione dei propri prodotti, rispetto alla produzione in altre parti d’ Europa. La collaborazione con l’azienda di Stato serba produttrice di mezzi pesanti e autobus, la Fabrika automobila Priboj, FAP, è iniziata nel 2010 con l’assemblaggio di camion Dongfeng destinati al mercato serbo. Oltre il 50% dei componenti utilizzati sarà di provenienza locale, così da permettere a Dongfeng di beneficiare degli accordi di libero scambio che la Serbia ha firmato con l’Unione europea e gli altri paesi.

La YTO, un’altra impresa cinese di proprietà statale, nonché il più grande produttore cinese di trattori e macchine agricole, ha utilizzato la Serbia come base europea. La YTO produce trattori in Serbia dal 2010 per il mercato locale, mentre sfrutta la duty-free zone nel nord della Serbia come magazzino e centro di distribuzione per le consegne verso i mercati dell’Europa meridionale e centrale.

Vale la pena notare anche la crescente collaborazione in campo tecnologico. Le aziende cinesi leader nella tecnologia dell’informazione, Huawei e ZTE, hanno già stabilito una presenza solida sul mercato serbo. Partecipando al potenziamento e alla manutenzione della rete di comunicazione nazionale serba e di tutta la sua tecnologia associata in modo permanente, oltre alla più commerciale diffusione dei vari terminali ad uso privato sul mercato locale. Comunicazione e alta tecnologia sono gli elementi principali sulla lista della spesa della Serbia dalla Cina. Anche in questo caso, i prestiti statali facilitano il business. L’Exim Bank ha concesso un prestito di oltre 30 milioni di euro per l’acquisto di tecnologia per la sicurezza dell’aeroporto di Belgrado Nikola Tesla dalla società di Beijing NucTech.

Numeri in crescita

Gli ambiti di applicazione e la quantità degli scambi sono in continuo aumento. La Cina è stato il quinto partner commerciale più rilevante per la Serbia e la quarta maggiore fonte di importazioni nel 2011, con un giro d’affari di 788,7 milioni di dollari.

Nuovi accordi istituzionali sono stati creati per promuovere e accogliere la crescente intensità di interazione economica. Ad esempio, la Camera di Commercio di Belgrado (CCB) ha creato una nuova sezione denominata “Angolo Cina” dedicata a facilitare lo scambio tra imprese serbe e imprese cinesi. Con un gesto simbolico, ma significativo, al presidente della CCB è stata offerta la presidenza onoraria della corrispettiva Camera di Commercio di Pechino.

Si stima inoltre che circa 20 mila cinesi abitino attualmente in Serbia. Una comunità notevole, di cui molti vivono nel Blok 70 della capitale serba. Una “testa di ponte” che fin dall’inizio la Cina ha cercato di usare per sfruttare la collocazione storica di Belgrado, all’incrocio fra Europa occidentale e orientale, ideale punto di transito verso la più ricca Europa occidentale.

La Cina è attualmente la più forte economia al mondo, nonostante il rallentamento subito come conseguenza della crisi economica mondiale. E come recentemente sottolineato dal premio nobel per l’economia Paul Krugman in visita a Belgrado, la Serbia ha tutto il vantaggio – pur continuando il suo processo di avvicinamento all’Unione europea – a sfruttare i buoni rapporti storicamente instaurati con importanti potenze economiche site ad est di Belgrado: tra tutte Cina, Russia e Turchia.

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