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Scelta radicale

Il Parlamento serbo elegge Tomislav Nikolic, vicepresidente dell’ultranazionalista Partito radicale serbo, alla presidenza del Parlamento. Mentre a distanza di 5 mesi dalle elezioni ancora non è stato formato il nuovo governo. L’Unione europea visibilmente preoccupata

10/05/2007, Danijela Nenadić - Belgrado

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Il candidato del Partito radicale serbo (SRS), Tomislav Nikolic è stato eletto come presidente del Parlamento della Serbia. Durante la seduta iniziata lunedì 7 maggio, e terminata il giorno seguente di primo mattino. Per il vice presidente del Partito radicale hanno votato 142 deputati dalle fila del Partito radicale serbo, della coalizione Partito democratico serbo – Nuova Serbia (DSS-NS) e del Partito socialista serbo (SPS). Per la candidata del Partito democratico (DS), hanno votato 99 deputati del DS, G 17 plus, Partito liberale democratico (LDP) e dei partiti delle minoranze. La votazione è stata preceduta da una estenuante discussione di quindici ore caratterizzate da offese e reciproche accuse tra i deputati del DSS e del DS su chi fosse responsabile per l’insuccesso delle trattative sulla formazione del governo.

La scelta del presidente del parlamento è stata fatta con la dichiarazione individuale dei deputati chiamati all’appello, così che buona parte dell’opinione pubblica ha potuto vedere chi ha votato chi. Nel proseguimento della seduta, il mercoledì, nel primo pomeriggio sono stati scelti i tre vice presidenti del Parlamento, Natasa Jovanovic (SRS), Rade Obradovic (DSS) e Milutin Mrkonjic (SPS), mentre i rappresentanti degli altri partiti hanno rifiutato di proporre il loro candidato. Aggiungiamo anche il fatto che i deputati del G 17 plus stanno boicottando il lavoro del Parlamento dal momento dell’elezione di Nikolic alla presidenza del Parlamento.

Dopo il conteggio dei voti, la presidentessa ad interim Borka Vucic, che con molta difficoltà ha tenuto la seduta parlamentare e che ha permesso che il parlamento si trasformasse in un circo a causa dell’ignoranza del Regolamento, ha invitato Nikolic ad assumere l’incarico. Nella prima dichiarazione seguita all’elezione, Nikolic ha detto di non rappresentare alcun pericolo per la Serbia e per il suo ulteriore sviluppo democratico. Ha ringraziato della fiducia che gli è stata data, promettendo di essere il presidente parlamentare più democratico da quando in Serbia esiste il pluripartitismo. Al giuramento di Nikolic non sono stati presenti i deputati del DS, del G 17 plus e del LDP, che hanno abbandonato la sala subito dopo l’assunzione dell’incarico del nuovo presidente.

Prima della votazione, i capigruppo parlamentari si erano rivolti ai deputati con i loro messaggi finali. Dusan Petrovic (DS) aveva detto che la Serbia ha bisogno di un governo democratico, Milos Aligrudic (DSS) aveva cercato di convincere i deputati, e prima di tutto la gente, che la scelta del presidente del parlamento non ha niente a che fare con l’accordo sulla formazione del governo, Cedomir Jovanovic (LDP) aveva annunciato l’appoggio alla candidata del DS e invitato il presidente della Serbia a non entrare in coalizione col DSS, mentre Aleksandar Vucic (SRS) ha concluso in modo trionfante che la scelta di Tomislav Nikolic segnerà una svolta nello sviluppo democratico del paese.

L’ultimo tentativo di convincere i deputati del DSS a non appoggiare la candidatura di Nikolic lo ha fatto il presidente del G17 plus, Mladjan Dinkic, che prima della votazione ha invitato Kostunica a non fare l’unione con i radicali. Dinkic non ha nascosto la delusione e la sorpresa per questa mossa di Kostunica, ripetendo che il premier "almeno in cento occasioni" gli aveva detto che della coalizione con i radicali non se ne farà nulla. Dinkic ha aggiunto di considerare la scelta di Nikolic una cosa scandalosa. Dinkic ha detto che Tadic non ha nessuna responsabilità per l’insuccesso delle trattative, e che il presidente della Serbia si era dimostrato costruttivo. Dinkic ha rigettato come inaccettabile la considerazione che a Tadic gli ordini arrivino da Bruxelles, dicendo che Tadic non è meno patriota di Kostunica.

La discussione di quindici ore è stata segnata da una forte, pesante e a volte del tutto inadeguata discussione tra i deputati. Le accuse più pesanti sono state scambiate fra i deputati del DS e del DSS che durante i loro duelli verbali si rimproveravano a vicenda per la responsabilità dell’insuccesso della trattativa per il nuovo governo.

Milos Aligrudic (DSS) ha detto che il DS è l’unico responsabile del fatto che la Serbia non ha un governo democratico ed è così perché ha insistito sul totale controllo degli apparati di sicurezza. Aligrudic ha aggiunto che i funzionari di Bruxelles insistono che sia Tadic a controllare gli apparati di sicurezza per poter portare a termine la collaborazione con L’Aja e per consegnare l’accusato Ratko Mladic, ribadendo che il DSS non accetta gli ordini che arrivano dall’estero.

Petrovic (DS) ha risposto dicendo che questo partito non vuole il monopolio ma un controllo reciproco di questo settore. Alla fine della giornata i deputati del DS e del DSS si sono accusati a vicenda, usando spesso parole offensive e volgari. Ad un certo punto Aligrudic ha detto al deputato del DS Dragan Sutanovac di non avere cervello, al che Sutanovac gli ha risposto "la prossima volta quando mi dirà che io non ho cervello, si tolga prima le collant e si prepari a farsi tirare le orecchie".

Ricordiamo che quando era sembrato che la formazione del governo fosse una cosa compiuta, è sorto il problema del controllo delle strutture di sicurezza. Il team negoziale di Tadic aveva accettato una serie di compromessi, incluso il sostegno a Kostunica come premier. Inoltre, il DS, a mala voglia, aveva accettato la candidatura a ministro per Velja Ilic. Le incomprensioni sono iniziate quando è giunto in questione il posto del ministro degli Affari Interni e del direttore dell’Agenzia d’informazione della sicurezza (BIA) il cui capo fino ad ora è stato Rade Bulatovic, uomo di fiducia di Kostunica. Ulteriori complicazioni sono scaturite anche dalla pressione di Bruxelles, i cui rappresentanti hanno sottolineato l’inaccettabilità di Bulatovic. Al DSS sostengono che al posto del DS c’è qualcun altro che conduce le trattative sulla formazione del governo, mentre il DS ha risposto che Bruxelles non ha nessuna influenza né su di loro né sul corso delle trattative.

I deputati dei radicali durante la giornata hanno spolverato le accuse del loro ben noto repertorio di offese. Nella loro retorica ancora una volta le parole più usate sono state: traditori, mafiosi, ladri, mercenari esteri, e non sono mancate nemmeno le offese sul conto del premier assassinato Zoran Djindjic. I deputati del LDP, a quanto pare, hanno atteso la seduta in modo più tranquillo e preparato, e la loro attuale posizione è relativamente soddisfacente.

Le reazioni negative dal versante internazionale sono iniziate ad arrivare subito dopo la votazione del presidente del parlamento. A parte l’ambasciatore russo a Belgrado, Aleksandar Aleksejev, che è andato subito a salutare di persona Nikolic per fargli le congratulazioni e per sottolineare che la Russia non si immischia nelle decisioni interne della Serbia, la maggior parte dei funzionari europei e internazionali hanno espresso la preoccupazione per il ritorno delle forze ultranazionaliste sulla scena politica.

Come riporta il quotidiano "Blic", il commissario europeo per allargamento Olli Rehn ha dichiarato che la Serbia sta attraversando una situazione politica molto difficile ma che crede che "i leader riformisti e le forze democratiche orientate verso l’Europa devono fare un altro sforzo finale per formare il nuovo governo perché questo è il desiderio della maggior parte degli elettori serbi che alle elezioni hanno votato per le riforme e per il futuro della Serbia nell’UE". Rehn comunque è stato sorpreso dal tono e dalla natura della discussione in parlamento e dal continuo apostrofare l’Europa come il nemico della Serbia.

Il cancelliere tedesco Angela Merkel nella conversazione telefonica con il premier Kostunica ancora una volta ha indicato l’importanza di formare un governo filo-democratico. Anche i funzionari americani hanno espresso la preoccupazione per il corso assunto dalla Serbia, aggiungendo che aspetteranno di vedere che sviluppo avrà la situazione.

Dall’altra parte, la Commissione europea già lunedì, a causa dell’annuncio che alla presidenza del parlamento sarebbe stato eletto Nikolic, avevo immediatamente disdetto l’arrivo del rappresentante dell’UE a Belgrado per parafare l’accordo sulle agevolazioni dei visti, e lo ha rimandato, come è stato comunicato, per quando ci saranno tempi migliori in Serbia. Subito dopo, il Consiglio d’Europa per lo stesso motivo ha disdetto la cerimonia di issare la bandiera dell’UE davanti al Parlamento, che avrebbe dovuto tenersi per celebrare l’inizio della presidenza della Serbia nel Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa.

La Serbia è in stato di anestesia, e gli analisti prevedono un periodo di turbolenze. In questo momento in gioco ci sono tre varianti: raggiungere l’accordo fra DSS-NS, DS e G 17 plus entro il 15 maggio termine massimo previsto per la formazione del governo; la formazione della coalizione fra DSS-NS, SRS e SPS e l’appoggio al governo di maggioranza o di minoranza; oppure indire nuove elezioni. La maggior parte della gente comunque crede che il terzo scenario sia quello più probabile, mentre le minori possibilità si attribuiscono alla formazione della coalizione fra i radicali e i popolari.

Il presidente Tadic, come riporta l’agenzia Beta, ha invitato i presidenti del SRS, DSS, NS, e SPS di informarlo nel caso avessero, oltre il candidato per la presidenza del Parlamento, anche un candidato comune per il capo del governo, al massimo entro l’11 maggio, prima di, secondo la Costituzione, proporre al Parlamento il mandatario per la formazione del governo o prima di emanare il decreto sullo scioglimento del Parlamento e indire nuove elezioni.

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