Scandalo veterani
Lo scoop arriva via internet. E la Croazia scopre che il registro dei veterani della guerra degli anni ’90, finora sempre tenuto segreto, conta oltre mezzo milione di nomi. Una cifra impensabile, dietro cui emergono concessioni e privilegi indebiti
Uno dei segreti croati meglio custoditi – l’elenco di quanti godono dello status di veterani della guerra patriottica, com’è definito nel Paese il conflitto scoppiato con la dissoluzione della ex Jugoslavia, e durato con alcune interruzioni dal 1991 al 1995 – è stato pubblicato su Internet.
Erano le 19 di martedì 6 aprile quando l’elenco è apparso in rete all’indirizzo www.registarbranitelja.com, e la notizia è stata immediatamente ripresa anche dal tg della tv croata. Dopo appena mezz’ora la pagina web era stata cancellata, ma è stato trovato facilmente il sistema per poter risalire indirettamente a quelle informazioni.
È apparso subito chiaro che si trattava di un evento politico eccezionale, dalle conseguenze difficilmente prevedibili. E lo scandalo è evidente perché la Croazia non ha mai avuto 501.666 combattenti, tanti quanti sono quelli registrati sulla lista ufficiale dei veterani di guerra, elenco che il governo di Zagabria ha dichiarato “documento classificato”, rifiutando sempre come tale di renderlo pubblico.
L’ex presidente croato Stipe Mesić in più occasioni ha ribadito ironicamente, commentando il dato di oltre mezzo milione di soldati, che se si fosse trattato di una cifra reale, la Croazia avrebbe vinto la guerra in due giorni.
Sulla pagina web che ha pubblicato il registro, viene indicato che lo scoop è stato possibile grazie ad un attacco di hackers al server del ministero della Difesa. Ma allo stesso dicastero questa versione viene smentita, e si suppone piuttosto che qualcuno dei funzionari abbia sottratto i dati e li abbia copiati illegalmente. A prescindere da come il documento sia finito on line, è emerso piuttosto un elemento su cui a ragione nel Paese si è sempre dubitato: molti inseriti nella lista non erano in servizio militare durante la guerra oppure è stato loro assegnato un periodo di anzianità molto più lungo di quello reale.
Di per sé il nome sul registro dei combattenti non sarebbe un problema se non fosse che lo status di veterano assicura parecchi privilegi. Molti in questo modo hanno accumulato benefici rilevanti: pensioni, abitazioni, facilitazioni doganali o persino l’esenzione da varie tasse che i cittadini comuni sono tenuti a pagare.
Nella società croata è diffuso un comprensibile rispetto per quanti hanno difeso il Paese nel momento in cui era minacciato. E nessuno si è mai opposto ai vantaggi di cui godono i veterani. Tuttavia è un fatto che sulla lista compaiano troppe persone che non dovrebbero esserci. E in un momento di gravi difficoltà economiche, in cui lo Stato ha introdotto una “tassa di crisi”, va fortemente aumentando l’insoddisfazione dei cittadini, tanto più a fronte di privilegi senza fondamento.
Ecco perché negli ultimi tempi si erano fatti sempre più frequenti gli inviti a pubblicare il registro dei veterani, per far sì che divenissero pubblici i nomi sulla lista, facendo emergere quelli abusivi.
L’attuale presidente della Repubblica, Ivo Josipović, durante la sua campagna elettorale aveva promesso la pubblicazione del registro dei veterani, ma una volta insediato la sua richiesta ufficiale era stata rifiutata, con la motivazione del divieto di pubblicazione di dati sensibili, pena la violazione della legge.
La premier Jadranka Kosor, in passato a lungo ministro incaricato dei veterani di guerra, ha reagito duramente alla pubblicazione, definendola “un’evidente violazione della legge” e chiedendo immediatamente un’inchiesta su come l’elenco sia potuto finire in Internet. Addirittura, già il giorno dopo la pubblicazione, la polizia ha arrestato una persona.
Curiosamente si tratta dell’esperto informatico Marko Rakar, assunto durante la campagna elettorale dell’attuale presidente della Repubblica, Josipović. La polizia ha confermato il suo arresto, pur dichiarandosi in dubbio se sia proprio lui la persona che per 6 dollari ha acquistato il dominio su un server dello stato americano del Kansas, mettendo on line lo scottante elenco ufficiale croato.
Il partito di governo, Unione democratica croata (HDZ) – al potere in Croazia dal 1990, eccetto per la breve interruzione dal 2000 al 2003, che ha visto alternarsi il centrosinistra – intenzionalmente ha tollerato la proliferazione illegale dello status di veterano, ampliando in questo modo il proprio bacino elettorale. Le associazioni di veterani sono sempre state schierate con l’HDZ, considerandosi lo zoccolo duro del partito. Proprio per questo la formazione politica, come accusa l’opposizione, si sarebbe sempre fermamente opposta alla pubblicazione dei nomi.
Benché pubblicato incompleto, il registro avrà sicuramente serie conseguenze sulla politica croata. Il presidente Josipović, a ventiquattrore dalla notizia apparsa su Internet, si è detto convinto dell’opportunità di renderlo pubblico, pur rimarcando l’inopportunità di rivelarlo in questo modo.
Ora il governo dovrà fare i conti finalmente con ciò che per anni è stato nascosto sotto il tappeto. Sarà necessaria infatti una revisione di questo smisurato elenco, e la pressione dell’opinione pubblica appare così forte che chiunque volesse opporvisi verrebbe sicuramente screditato.
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