Sabah Djaloshi: dalle miniere alle erbe di montagna
È grazie ad alcuni progetti di cooperazione che Sabah Djaloshi, negli anni ‘90, ha iniziato ad occuparsi di sviluppo rurale. E da allora non ha mai smesso. Un’intervista al direttore di AgroPuka
Quando è nata AgroPuka? Potrebbe descrivermi brevemente la storia dell’associazione?
È un’organizzazione nata nel 2001 dall’unione di piccoli gruppi di contadini e agronomi. Siamo cresciuti anno dopo anno, al momento più di 360 agricoltori ne fanno parte. Ci occupiamo di sviluppo rurale e le nostre attività principali riguardano azioni di supporto per le famiglie rurali di Pukë, una delle aree più remote dell’Albania, una tipica area montana. Affrontiamo tematiche come l’inclusione sociale, forniamo formazione e consulenze per gli agricoltori, sensibilizziamo sul cambiamento climatico. Siamo conosciuti in tutta l’Albania avendo dato un nostro contributo allo sviluppo rurale dell’intero paese.
In Albania sono presenti associazioni simili alla vostra?
Sì, ce ne sono molte, ma la maggior parte non sono focalizzate sullo sviluppo rurale. Operano principalmente sull’inclusione sociale, nella protezione dei diritti delle donne, di tutte le minoranze in generale. Le poche organizzazioni che lavorano direttamente sullo sviluppo rurale sono riunite nell’Albanian Network for Rural Development e sono circa una trentina.
In questi anni d’attività, quali sono i cambiamenti positivi avvenuti nello sviluppo rurale albanese?
Dalla fondazione di AgroPuka sono avvenuti grandi cambiamenti. Ho iniziato a lavorare sullo sviluppo rurale a partire dal ‘95-96, nel contesto di una cooperazione con il governo svizzero. Ci sono stati buoni progressi e i finanziamenti diretti alle attività rurali, provenienti dal governo e dall’Europa, hanno aiutato molto. Siamo inoltre grati a diverse organizzazioni italiane come RTM, molto attiva nella regione di Pukë, area remota e difficile dove operare.
C’è poco sostegno delle istituzioni per quest’area, non perché non si voglia sostenerla ma per lo status degli agricoltori della zona: sono spesso piccole attività, non formalizzate e non registrate da alcuna parte.
Grazie a vari progetti, specialmente quelli sostenuti da Volontari nel Mondo RTM, è stato fatto molto nel campo del supporto dello sviluppo rurale di quest’area. Abbiamo individuato quattro settori principali di sviluppo, attraverso un’analisi dei vari contesti: il settore dell’apicoltura; di erbe spontanee e frutti di bosco; degli agriturismi e infine dei formaggi prodotti con latte di capra e pecora.
Supportiamo anche l’empowerment femminile: le donne sono la parte più sensibile della nostra società, sono loro a lavorare direttamente nell’agricoltura e in molti altri settori. Questa consapevolezza è importante per cambiare la mentalità delle persone sul tema. Per esempio, diamo priorità alle iniziative femminili e investiamo nel cambiamento di mentalità degli uomini.
Investiamo molto anche sui giovani. C’è stata molta emigrazione in Albania, specialmente negli ultimi anni.
Come inquadra il problema dell’emigrazione nel suo lavoro per lo sviluppo rurale?
È un problema complesso da affrontare, ma non siamo i primi a vivere questa dinamica. Anche i paesi più sviluppati d’Europa sono stati colpiti dall’emigrazione, con i loro giovani che andavano verso paesi più ricchi o le grandi città. È certamente un problema perché abbiamo difficoltà a reperire risorse umane per l’agricoltura. Per questo intendiamo lavorare molto nel far capire che molti progetti possono fare arrivare fondi che possono essere investiti in Albania. Da una parte della medaglia c’è l’emigrazione, ma nell’altra faccia ci sono anche i giovani che vogliono investire nel paese. Non è tutto ‘nero’, è un processo normale, che va affrontato.
Potrebbe spiegare che tipo di servizi AgroPuka fornisce agli agricoltori?
Siamo principalmente un centro di know-how per la regione, forniamo servizi agli agricoltori attraverso la formazione e la consulenza. Cerchiamo di supportare gruppi di persone e non solo singoli individui, questo è uno dei nostri principi.
Abbiamo quindi creato alcuni gruppi di cooperazione femminile, più in generale gruppi di cooperazione riferiti a vari settori. Questo anche perché a volte è difficile formare, isolata, una sola persona ma se la si unisce ad un gruppo diventa possibile. In questo senso questi gruppi non sono importanti solo per la formazione, ma anche per la socializzazione: nelle aree montane le case sono distanti tra loro, sono pochi i momenti di contatto tra agricoltori.
Durante il periodo comunista le persone erano organizzate in cooperative, avevano quindi la possibilità di incontrarsi. Ora sono un po’ spaventate da questo sistema e cerchiamo quindi di adattare quel modello al nuovo contesto odierno: organizziamo giornate di formazione, escursioni sul campo, scambi di esperienze attraverso eventi. Organizziamo anche viaggi di formazione in Albania e all’estero.
Poi lavoriamo sulla trasformazione dei prodotti con il fine di aggiungere valore: attraverso ad esempio corsi su come preparare marmellate e succhi di frutta. Insegniamo anche come venderli nel modo giusto per massimizzare i guadagni, con formazioni sull’imballaggio o sull’organizzazione di punti vendita diretti.
È Tirana la principale destinazione dei prodotti del nord-est dell’Albania?
Le destinazioni sono locali, regionali, internazionali, a volte la distribuzione è fatta da terzi. Ci sono prodotti specifici provenienti dai nostri boschi, come per esempio i funghi, raccolti a Pukë ed esportati da altri, non dai locali, e questo è un problema visto che i benefici economici vanno ad altri. Gran parte delle erbe selvatiche e dei frutti di bosco sono destinati all’esportazione attraverso intermediari. Anche il miele è un prodotto importante, ci sono centinaia di famiglie che producono miele a Pukë, sia per il mercato locale che per i negozi in particolare di Tirana.
Che cosa cambierebbe nel settore agricolo in Albania?
L’economia di mercato non è facile. Cambierei la mentalità del governo rispetto all’agricoltura: il 20% del PIL è legato all’agricoltura ma si investe sul settore agricolo ancora troppo poco. Pur avendo bisogno di molti cambiamenti in generale, agire sulle mentalità sia degli agricoltori che delle istituzioni resta fondamentale.
Lavorate anche nel contesto dell’agricoltura biologica?
A Pukë c’è un solo agricoltore che ha ottenuto le certificazioni per i suoi prodotti biologici. La svolta biologica sarebbe un’opportunità per Pukë, in tal senso c’è sia il supporto del governo che di altri finanziatori, ma penso che dipenda tutto da come quel tipo di mercato si sviluppa. Può essere molto importante, ma dovremo lavorare sulle conoscenze e le consapevolezze delle persone, che non sanno ancora molto delle coltivazioni biologiche.
Ci sono turisti che visitano il nord-est dell’Albania?
Sì, è un fenomeno in crescita, sia per i turisti albanesi che stranieri. Cerchiamo di supportare il turismo con alcune nostre attività, proviamo a connettere i produttori locali con il turismo, cercando di aumentare i ricavi riducendo i costi legati all’esportazione. Vogliamo convincere i turisti a comprare prodotti locali direttamente nelle fattorie, non nei grandi mercati di Tirana.
I turisti vengono nella nostre zone montane perché sono aree poco esplorate. Noi e altri enti cerchiamo di promuovere tutto ciò.
Questo è anche in linea con i piani delle autorità locali. Pukë era in passato conosciuta per l’industria mineraria, un settore ormai scomparso. Abbiamo dovuto reinventarci e il turismo è una grande opportunità per i giovani: è molto attrattivo e genera proventi economici per tutti. Per alcuni giovani non è facile prendersi cura delle capre per esempio, il turismo è una buona alternativa.
Nei prossimi cinque anni che obiettivo vorrebbe raggiungere con AgroPuka?
L’obiettivo principale è di rendere AgroPuka un centro di consulenza a disposizione di tutto il nord-est dell’Albania. Lavoriamo per questo anche tramite il progetto RurAlbania ed è il motivo per cui ci siamo uniti all’Albanian Network for Rural Development, siamo più forti insieme.
Intervista realizzata nell’ambito del Progetto RURALBANIA , finanziato dall’AICS-Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo
RurAlbania
Pukë, Kukës, Dibër sono questi alcuni dei centri rurali del nord dell’Albania cuore del progetto RurAlbania. È nel contesto di questo progetto – finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo – che in ottobre è avvenuta una visita in Italia di protagonisti dello sviluppo rurale albanese. Capofila de progetto è l’ong reggiana Volontari nel Mondo RTM e vi collaborano anche la Regione Emilia Romagna e CIA-Agricoltori Italiani oltre a numerose realtà albanesi. In questa occasione abbiamo avuto la possibilità di incontrare Sabah Djaloshi
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