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Rumore attorno al presidente macedone Trajkovski

Il presidente macedone grazia l’ex ministro dell’interno Dosta Dimovska indagata per il caso delle intercettazioni telefoniche illegali. Il caso divampa sulla stampa e tra i politici. Trajkovski corre il rischio di un impeachment.

15/04/2003, Redazione -

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Se i politici vanno e vengono, il presidente macedone Boris Trajkovski è un tipo speciale. Come ha scritto Branko Gerovski, caporedattore del quotidiano "Dnevnik" nel suo editoriale di mercoledì 9 aprile "i diplomatici stranieri spesso ci dicono di non attaccarlo troppo, dal momento che è il miglior presidente che abbiamo. Come può essere il migliore di due milioni di macedoni, è ciò che vorremmo sapere".

Tecnicamente, questi diplomatici stranieri hanno ragione. Egli è il miglior presidente che abbiamo secondo la semplice regole che dice che egli è l’unico presidente che abbiamo. Sia che ci piaccia o no, dobbiamo convivere con questo fatto.

Vi potreste chiedere il perché di parole così severe. Bene, il 9 aprile scorso, il presidente Trajkovski ha deciso di usare, e secondo molti di abusare, le sue prerogative costituzionali e di consentire all’ex ministro degli interni Dosta Dimovska la grazia per il caso delle intercettazioni telefoniche risalente a qualche anno fa.

Dosta Dimovska, ministro dell’interno al tempo in cui il grosso scandalo sulle intercettazioni dei leader dell’opposizione, degli uomini d’affari e di altri reali o potenziali rivali politici, stava aspettando che le venisse mossa contro un’accusa ufficiale per il ruolo che ha avuto nell’intero affare. Come si ricorderà, nel 2000 il leader dell’opposizione Branko Crvenkovski si alzò in parlamento e iniziò a citare le conversazioni telefoniche dei leader dell’opposizione, degli uomini d’affari, dei professori universitari, dei giornalisti e anche dei diplomatici – benché, riguardo i diplomatici non fu chiaro se fossero stati l’obiettivo delle intercettazioni o semplici "danni collaterali" causati dall’ascolto dei loro interlocutori dall’altra parte del telefono.

La pubblicazione dello scandalo creò un bel trambusto. Comprensibile si potrebbe dire, tenendo presente che le intercettazioni sono completamente illegali in Macedonia, perché la Costituzione garantisce la completa riservatezza delle comunicazioni e la privacy della corrispondenza personale. Tuttavia, il fatto che alcuni provvedimenti costituzionali invece ostacolino i tentativi e le azioni contro il crimine organizzato è stato notato da lungo tempo, e ci sono diverse iniziative (l’ultima annunciata di recente) per cambiare il provvedimento ed accettare il proseguimento della pratica di controllo delle comunicazioni dei sospetti criminali e degli altri trasgressori, naturalmente con l’appropriata autorizzazione del tribunale. Ovviamente, tutte le persone di cui sopra potrebbero difficilmente essere messi sotto la categoria dei criminali.

Sin da quando un gruppo di reporter intercettati, dietro l’allora opposizione, cercò di iniziare una procedura presso il tribunale e prendersi il risarcimento e la soddisfazione per il danno subito. Sembra che infine i loro sforzi abbiano dato qualche risultato la scorsa settimana, quando è stato annunciato che l’Ufficio del pubblico ministero ha completato l’intero dossier e che verrà considerato come prova. Il primi sospetti e soggetti dei procedimenti sono ricaduti su Dimovska (a lungo sospettata di dare l’ordine per iniziare le operazioni di intercettazione) e Aleksandar Dimovksi, l’ex capo del Dipartimento cinque (incaricato della tecnologia investigativa) del Ministero dell’Interno.

Dunque, torniamo al semplice fatto che il 9 aprile, Trajkovski (per ora solo il suo Capo del Gabinetto, Zoran Jolevski, ha posto la firma sull’atto, che secondo alcuni esperti legali invalida l’atto esecutivo) ha firmato l’ordine con cui egli stesso esercita il suo diritto costituzionale di amnistiare e di graziare le persone colpite da responsabilità criminali e dalle investigazioni. Ora, chi scrive non è un avvocato, ma comunque sia, ritiene che questo tipo di decisioni o di atti del presidente debbano essere approvati dal Parlamento. Cosa che è difficile attendersi, specialmente se si tiene presente che ci sono già rumoreggiamenti riguardo iniziative di impeachment. Sembra altamente improbabile, poi, che la spiegazione data da Trajkovski, secondo la quale avrebbe "preso questa decisione di esclusione a causa del largo abuso che si è fatto del caso a fini politici" e il pericolo che il caso "presenta per il sistema della sicurezza" della Macedonia. Ora, sembra che egli abbia fatto in modo che tutto sia anche più politico e pericoloso.

I partiti politici si sono affrettati a reagire. Branko Crvenkovski ha commentato dicendo che Trajkovski "non ha confermato solamente l’esistenza di una colpevolezza della Dimovska, dal momento che non ha accettato che i tribunali completassero la procedura di indagine e che determinassero l’esistenza o meno del reato – e ha negato la possibilità alla Dimovska di presentare la propria argomentazione al processo -, ma inoltre ha mostrato di diventare complice nell’intero affare". Simili sono state le reazioni anche degli altri partiti. Piuttosto interessante è il fatto che la VMRO-DPMNE non abbia un’opinione al riguardo, ma dal partito considerano solo il fatto che per molti di loro Trajkovski è un "traditore" e un "cattivo investimento", è facile prevedere che tipo reazione ci possa essere.

Il commento più interessante è stato offerto da Gjorgi Marjanovic, il leader della Lega per la democrazia della Macedonia, che è anche professore di diritto penale all’Università di Skopje. Egli ha detto di essere dispiaciuto di "non essere nella posizione che gli consentirebbe di annullare il voto preso dal Presidente durante il suo esame" e che "la trascuratezza di Trajkovski per l’interesse pubblico e l’opinione pubblica mostra che è giunto il tempo per Trajkovski di autoproclamarsi imperatore della Macedonia". Il Professor Marjanovic ha detto inoltre che legalmente, non c’è nulla di sbagliato nella decisione, ma ha chiesto per cosa sono stati ascoltati i reporter? Essi stessi possono ora rivolgersi allo Stato e chiedere un risarcimento dei danni.

Marjanovic ha poi riferito che "dovrebbero essere trovate le ragioni per una procedura di impeachment che sarebbe perfetta" e che almeno "tutto ciò non rimanga impunito".

La stampa, ovviamente, non ha mancato l’occasione di coinvolgere i rappresentanti internazionali in Macedonia e di domandare sul loro possibile coinvolgimento. La mossa è chiaramente comprensibile, dal momento che Trajkovski è ampiamente percepito come un "uomo dell’America a Skopje". Le ambasciate USA hanno risposto con un brevissimo "no comment", mentre Irina Gjuzelova, la portavoce dell’OSCE in Macedonia ha negato assolutamente qualsiasi coinvolgimento. Difficile è dire se la gente in Macedonia crederà a tutto ciò, ma questo potrebbe aver infranto completamente le possibilità, nel caso ce ne fossero, per una rielezione di Trajkovski, un’ambizione che gli è cara. Tutto ciò potrebbe aver infranto anche gli sforzi di Trajkovski, o per essere più precisi della Dimovska stessa e dei numerosi altri alti funzionari del suo Gabinetto, di "farla finita" con la VMRO-DMPNE mediante l’estromissione del leader Georgievski, oppure formando un nuovo partito politico che raccoglierebbe i dissidenti della VMRO-DPMNE e coloro che sono insoddisfatti dell’attuale leadership del partito. Infatti, il quotidiano "Vest" ha riportato che la decisione è stata probabilmente presa quando la Dimovska si spaventò dopo che scoprì che accuse criminali avrebbero potuto irrompere e spingere Trajkovski a fare qualcosa.

Tra i commenti più piccanti c’è stato proprio quello di Gerovski che abbiamo citato all’inizio del testo. Egli ha messo in questione pubblicamente le abilità intellettuali del Presidente ed è stato attaccato dal suo Gabinetto.

"Abbiamo sentito un sacco di stupidaggini e insensatezze dette e fatte da Trajkovski. Ma non abbiamo mai sospettato della sua moralità. Abbiamo sempre detto, bene, non sarà il più brillante, non sarà capace di fare gran che, ma almeno è un uomo onesto. Non ci siamo mai sognati che Trajkovski, il pastore protestante, potesse apertamente e al di là di ogni dubbio, mettersi dalla parte del crimine, dell’immoralità e della violazione dei diritti umani… Boris Trajkovski ha perso il diritto di considerarsi il nostro presidente – in termini politici, non è più il presidente della Repubblica di Macedonia".

vedi anche:

Dosta ha detta basta – Notizie est

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