Rose e leggende
La tradizione secolare dell’olio di rose, in Bulgaria, è ancora viva. A tenerla accesa, nonostante crescenti difficoltà, sono persone come Radka Koeva, direttrice della "Balgarska roza", che dopo aver salvato l’azienda dal fallimento oggi guarda a mercati lontani. Nostro reportage
L’azienda "Balgarska roza" di Karlovo (www.bulgarianrose-bg.com) è conosciuta per la sua produzione di olio di rosa, simbolo della Bulgaria fin dai tempi dell’impero ottomano. E’ nata sessant’anni fa, e produce esclusivamente prodotti naturali, oli vegetali estratti da rosa, lavanda e menta, prodotti per l’aromatizzazione del tabacco e per l’industria farmaceutica.
Dopo il 1989 la "Balgarska roza" attraversa un periodo difficile. Se nel periodo del regime comunista l’azienda prosperava, arrivando a produrre fino a 500 chili di olio di rose l’anno, dopo la privatizzazione, fatta nel 1997, si è arrivati ad un passo dal fallimento. Oggi l’azienda è una ditta privata con 120 dipendenti, che da sette anni ha "invaso" la Bulgaria e il mondo con 70 nuovi prodotti cosmetici.
Com’è riuscita la "Balgarska roza" ha far tornare in vita la leggenda dell’olio di rosa bulgaro, e qual è la ricetta della crema di bellezza che Christian Dior voleva ad ogni costo, ma che non ha mai ottenuto, e di cui oggi esistono varie versioni, che si vendono in più continenti solo grazie alla pubblicità del passaparola? Come hanno fatto i prodotti derivati dalla rosa a diventare così richiesti anche a migliaia di chilometri di distanza?
Per rispondere a queste domande "Osservatorio sui Balcani" ha visitato la cittadina di Karlovo, alle falde della catena montuosa dei Balcani, nella cosiddetta "Valle delle rose", dove dalla metà del XVII secolo viene coltivata una particolare specie di rose, dalla quale viene distillato l’olio. Per la Bulgaria la "Valle delle rose" ricorda il significato per la Francia di Grasse, capitale francese degli oli essenziali.
"Lady’s joy", ovvero la crema di Radka
"Balgarska roza" è diretta da una signora di 66 anni, Radka Koeva, protagonista del cambio di filosofia che ha salvato l’azienda dal fallimento. Da anni la ditta di Karlovo fornisce olio di rosa a giganti del settore cosmetico come "Christian Dior" e "L’oréal".
Radka di professione è chimica, e lavora nell’azienda dal 1969, partendo dalla gavetta. Per lei "Balgarska roza" non è solo un posto di lavoro, ma l’emozione di una vita. In quei momenti difficili, Radka propose alla direzione di non smembrare e vendere la fabbrica, ma di concentrarsi sulla produzione di cosmetici e profumi. Radka aveva un’idea: una crema tutta sua, che utilizza da 30 anni e che la fa apparire di almeno tre lustri più giovane…
"Dissi ai proprietari che ‘Balgarska roza’ era una gallina dalle uova d’oro, che l’industria delle rose aveva un futuro, e che l’azienda andava salvata", racconta Radka all’Ossevratorio. "Nel 1998 tutto sembrava perduto. Producevamo 18 chili di olio di rose, quando nel passato eravamo arrivati a quota 500 chili. A causa dell’indifferenza dello stato le colture di rosa erano state abbandonate. I proprietari decisero però di darmi retta, e di fare un tentativo. Abbiamo cominciato con la mia crema, perfezionando la tecnologia nel nostro laboratorio. Le cose procedevano lentamente, visti i pochi fondi a disposizione. Due anni dopo arrivò a Karlovo il direttore della nota ditta ‘Jean-Michelle’, vecchio cliente di ‘Balgarska roza’ per comprare olio di rosa. Gli regalai la mia crema. Lui la portò al laboratorio di ‘Christian Dior’ per farlo analizzare. A breve ricevetti da loro una lettera di complimenti, e con una nota di stupore che il prodotto fosse creato in Bulgaria. ‘Christian Dior’ mi chiese la formula del prodotto, ma io rifiutai l’offerta, perché il mio sogno era di tenere la sua produzione qui a Karlovo. La crema contiene olio di rose, acqua di rose ed è stata battezzata "Lady’s joy" in mio onore (il nome Radka è traducibile con ‘Felicita’). Abbiamo realizzato diverse serie del prodotto, che vengono vendute in Unione Europea, ma anche in Cina, Giappone, Russia, a Dubai ed altrove".
Concorrenza sleale
Mentre all’estero i prodotti cosmetici prodotti da "Balgarska roza" si impongono a poco a poco sul mercato, in Bulgaria l’azienda deve fare i conti con il nascere di una concorrenza sleale. Fanno la loro comparsa vari "imitatori", che riproducono creme e profumi pensati da Radka e dai suoi colleghi. Se i prodotti di "Balgarska roza" sono basati su prodotti naturali, la concorrenza utilizza invece prodotti non originali, vendendo poi a prezzi più bassi. Anche il design viene imitato senza scrupoli. Con gli anni "Balgarska roza" arriverà a portare in giudizio ben cinque ditte concorrenti. Radka Koeva è molto critica verso le istituzioni per la mancanza di azione nel combattere la "pirateria cosmetica".
"La concorrenza utilizza il boom di interesse verso i prodotti naturali a base di rosa, vende e prezzi stracciati e affonda il mercato. Siamo delusi dall’Ufficio brevetti, che non svolge le funzioni per cui è stato creato. Abbiamo presentato cinque denunce, che ci sono costate ciascuna tremila leva di imposta sui controlli, ed in più abbiamo pagato per registrare i nostri prodotti, che i concorrenti imitano in modo scorretto. Sono già passati 4-5 mesi, poi l’Ufficio brevetti ci ha risposto di non poter agire, visto che non riusciva a risalire all’indirizzo delle ditte imitatrici. Tutto questo ci ha portato gravi perdite".
La leggenda dell’olio di rosa bulgaro
Quando chiediamo a Radka cosa pensa del futuro dell’olio di rosa, la nostra interlocutrice si trasforma in un vulcano di emozioni e passione. Le sue parole sono segnate da pessimismo e forte critica nei confronti di chi governa.
"In Bulgaria ci sono più di 40mila ettari coltivati a rosa, che però oggi vengono nuovamente distrutti. Nel villaggio di Strelcha, a circa 100 chilometri da Karlovo, hanno cominciato a bruciare i campi di rose, come già successo nel 1989, quando lo stato ordinò ai liquidatori di disfarsi di questa produzione", dice con amarezza Radka.
"Vi spiego cosa succede a Strelcha. Lì ci sono piccoli appezzamenti familiari, di 4-5 ettari, coltivati in modo intensivo. Le rose andrebbero raccolte soltanto la mattina, dalle 4 alle 10, quando il fiore è coperto di rugiada, e un raccoglitore non riesce a raccogliere più di un ettaro. Per tagliare le spese, però, i proprietari oggi raccolgono tutto il giorno, cambiando drasticamente la qualità del prodotto. Se questa tendenza continua, la causa dell’olio di rose in Bulgaria è perduta".
"La raccolta delle rose e cara", spiega Radka, " ed arriva a 80 stotinki (40 eurocent) al chilo, mentre un tempo si pagavano 10 stotinki a studenti e giovani che venivano a raccogliere. Se si aggiungono altre spese, si arriva a 1,60 leva al chilo, un prezzo davvero alto, che non garantisce un ritorno sufficiente ai proprietari delle colture. Un chilo di olio di rose quest’anno costa più di 5mila euro, e la richiesta è grande. Lo stato dovrebbe stanziare di nuovo i sussidi per il lavoro studentesco, soprattutto per due settimane a maggio, quando la raccolta delle rose è al suo apice. E’ necessaria una legge che imponga a studenti e giovani di lavorare alla raccolta, come succedeva prima del 1989. In pratica i giovani si guadagnerebbero così i contributi messi a disposizione dallo stato, senza dover andare a raccogliere fragole in Inghilterra e in America, come succede oggi. Se questo problema non viene affrontato, la leggenda dell’olio di rose è destinata a morire".
Chiediamo a Radka perché "Balgarska roza" non reclamizzi i suoi prodotti su riviste patinate o in televisione. La battagliera chimica risponde dicendo che per la pubblicità servono molti soldi, e che la strategia che segue è diversa:
"Mi sono imposta con l’idea di non reclamizzare i nostri prodotti in tv. Siamo presenti nelle fiere cosmetiche, in cui ci incontriamo direttamente con i clienti, abbiamo un sito internet, e alcuni punti di distribuzione. All’estero c’è un vero boom dei prodotti a base di rosa, in Giappone, Cina, Stati Uniti, e al momento stiamo creando un nostro centro a Mosca. Ci siamo fatti breccia sul mercato giapponese, che è il più difficile. Il mito dell’olio di rosa è ancora vivo, e speriamo di riuscire a rivitalizzarlo. Ci sviluppiamo lentamente, ma piuttosto che sulla pubblicità, puntiamo alla strategia del passaparola. Proprio con questa siamo riusciti a farci conoscere in Bulgaria".
I leggendari prodotti a base di rosa bulgari oggi si vendono anche in Italia, a Ravenna. A giugno, nella città adriatica è stata aperta una piccola boutique che propone prodotti tradizionali bulgari. Proprietario della boutique è Ivan Boev, originario di Ohrid e nipote di Vida Boeva, l’ultima segretaria di Ivan Mihailov, leader in esilio del VMRO.
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