Romeni di Gaza
Sarebbero più di mille e in questi giorni molti di loro stanno tentando di lasciare l’area del conflitto. Tra grandi difficoltà. Sono i cittadini romeni residenti nella striscia di Gaza, in particolare donne sposate con palestinesi e i loro bambini
Nella striscia di Gaza imperversano i combattimenti ma, a parte dichiarazioni quasi di rito del ministero degli Esteri romeno, sono praticamente inesistenti vere prese di posizione da parte dei politici di Bucarest. Si cerca di mantenere una posizione neutrale.
All’inizio del conflitto il Mae romeno aveva espresso, tramite un comunicato, la sua profonda preoccupazione circa l’escalation della situazione a Gaza, affermando inoltre la necessità urgente di cessare le azioni militari e di assicurare condizioni idonee a permettere l’accesso all’assistenza umanitaria nella striscia e per la protezione dei civili.
Rispetto a questi ultimi per la diplomazia di Bucarest è certamente prioritario il destino dei cittadini romeni presenti in zona. Si stima infatti vi siano più di 1000 cittadini romeni a Gaza, per lo più donne sposate con palestinesi e i loro bambini. Sino ad ora solo parzialmente riusciti i tentativi di evacuare i cittadini romeni che avevano deciso di lasciare Gaza. Burocrazia, permessi necessari degli israeliani, i razzi che cadono quasi senza tregua li hanno resi particolarmente complessi.
Una squadra speciale del ministero è stata incarica di seguire la situazione dei cittadini romeni a Gaza monitorando le informazioni sia a Bucarest che nelle missioni diplomatiche di Tel Aviv e del Cairo. Sino al 4 gennaio scorso l’ambasciata di Tel Aviv era riuscita a contattare telefonicamente 100 persone. Tra queste 55 cittadini romeni (14 donne, 5 uomini e 36 bambini) e 9 palestinesi che avevano richiesto l’assistenza consolare romena per abbandonare la zona. Secondo il ministero degli Esteri romeno, personale dell’Ambasciata in Israele starebbe contattando telefonicamente i membri della comunità romena a Gaza per informarli sulla procedura necessaria per lasciare la zona del conflitto.
Per riuscire effettivamente a partire i romeni devono essere in possesso di documenti validi (e molti li hanno invece scaduti da anni) e soprattutto devono ottenere l’approvazione delle autorità israeliane. In pratica l’ambasciata della Romania a Tel Aviv riceve le richieste e le trasmette alle autorità israeliane per l’autorizzazione finale. Senza il nulla osta di Israele nessuno può uscire dalla striscia di Gaza. Se invece si tratta di palestinesi sposati con cittadini romeni, questi possono sollecitare un visto.
Il 5 gennaio Israele ha approvato una lista trasmessa dall’ambasciata romena a Tel Aviv e dato il via libera a 63 cittadini romeni e con la doppia cittadinanza (romena e palestinese). Ma la maggior dei componenti di questo gruppo ha deciso all’ultimo momento di non partire. Alcuni giornalisti romeni hanno segnalato che sarebbero stati gli stessi mariti palestinesi a spingere le loro mogli e bambini a non lasciare Gaza. Solo quattro romeni, un padre e i suoi tre figli, hanno potuto partire da Gaza. Ma lo stesso 5 gennaio il primo pullman con gli stranieri che avevano ottenuto il permesso di partire è dovuto rientrare a Gaza City a causa del lancio di razzi e della decisione della Croce Rossa di non assumersi la responsabilità del viaggio.
Ieri, giovedì 8 gennaio, un gruppo di 20 romeni composto da quattro famiglie è però riuscito ad uscire da Gaza con l’aiuto della Croce Rossa. Il gruppo è arrivato in serata all’aeroporto Otopeni di Bucarest. Una delle componenti del gruppo ha dichiarato che le autorità romene non li hanno aiutati per pagare il biglietto aereo e sembra che la situazione sia stata risolta da altri connazionali residenti in Giordania. I romeni rimasti a Gaza non hanno soldi perché nulla funziona e anche le banche sono chiuse da tempo. La cittadina romena, intervistata dalla tv di Bucarest, ha raccontato che vi sarebbero almeno altri 60 romeni che vogliono lasciare la Gaza ma non hanno documenti validi per farlo mentre l’ambasciata a Tel Aviv "non fa nulla".
Intanto Bucarest invita i cittadini romeni che si trovano nella zona del conflitto ad astenersi "da ogni azione che potrebbe condurre a reazioni di forza tra le parti coinvolte nel conflitto". L’analista di politica estera Bogdan Chireac spiega sul quotidiano nazionale "Evenimentul Zilei" quale a suo avviso dovrebbe essere la posizione adottata dalla Romania in questo conflitto: quello della prudenza, dato che Bucarest ha un ottimo rapporto con Israele ed intense relazioni economiche.
Il giornalista ricorda però anche che sin dai tempi di Ceausescu la Romania mantiene rapporti "preferenziali" con molti paesi arabi e con alcuni importanti leader che hanno studiato in Romania. Per tutelare anche queste relazioni la Romania potrebbe offrire aiuto umanitario a Gaza oppure appoggiare un’eventuale posizione simile in ambito Ue. Ma per il momento non esisterebbero iniziative del genere e alla fine quelli che contribuiranno alle decisioni influenti sul campo saranno gli Usa, ritiene Chireac.
Sul quotidiano "Cotidianul" lo storico Zoe Petre sostiene che l’offensiva israeliana è collegata a due eventi internazionali: il cambio della presidenza Ue e gli ultimi giorni dell’amministrazione Bush.
"Vi sono due elementi d’analisi da tenere separati tra loro. Da una parte possiamo parlare della situazione permanente di guerriglia che Hamas sostiene terrorizzando la popolazione israeliana e la propria popolazione che non osa opporsi all’ondata di violenza e dall’altra occorre considerare il momento scelto da Israele: il cambio della presidenza Ue con la sostituzione di un attore attivo come la Francia con la Repubblica Ceca, un giocatore più passivo e il periodo di transizione dall’amministrazione Bush a quella Obama". Per Zoe Petre il piano di Israele si propone di ridurre ai minimi termini dal punto di vista logistico Hamas per poi negoziare con le frazioni palestinesi più disposte al dialogo.
La stampa di Bucarest cita anche EuroObserver secondo cui gli stati membri dell’Ue nel 2007 hanno esportato verso Israele armamenti in valore di 200 milioni di euro. La Francia (126 milioni euro), la Germania (28 milioni di euro) e la Romania (17 milioni di euro) i principali esportatori.
Un altro aspetto preso in considerazione dai commentatori romeni è la possibilità di un allargamento del conflitto con un appoggio da parte degli Hezbollah del Libano ad Hamas o anche la drammatica ipotesi di una internazionalizzazione della guerra se l’Iran decidesse di intervenire. E sono molti gli economisti a sottolineare i rischi connessi alla sovrapposizione della crisi nella regione di produzione del petrolio con la crisi finanziaria ed economica mondiale in corso.
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