Romania, sondaggi di Natale
Crisi ed eccessi, sembra essere questo il leitmotiv delle feste natalizie in Romania. Fra dati sul calo dei consumi e assurdi record e sprechi, è questo il periodo dell’anno che mette più in evidenza la polarizzazione sociale nel Paese
La Romania resta un paese dai forti contrasti sociali, una polarizzazione che emerge in tutta la sua evidenza nel periodo delle feste: file interminabili nei supermercati, posti esauriti nelle località turistiche di montagna ma anche pensionati che chiedono prestiti per poter permettersi una cena di Natale. Un Natale che in Romania si festeggia il 25 dicembre, come fanno anche i cattolici, a differenza della maggior parte degli altri ortodossi che lo festeggiano a gennaio.
A causa dell’austerità indotta dalla crisi economica quest’anno la maggior parte dei romeni passerà il Natale e il Capodanno a casa, in famiglia o con gli amici. Rispetto all’anno scorso i romeni stringeranno ancora di più la cinghia. In media destineranno alle spese di Natale 1052,48 lei (250 euro) rispetto ai 1523 (360 euro) dell’anno scorso. I dati emergono da uno studio compiuto da MEDNET (Marketing Research Center). Secondo la stessa società di sondaggi circa il 7,4% degli intervistati si farà prestare soldi per le feste (rispetto al 6,1% dell’anno scorso).
La Romania, il penultimo paese per grado di povertà in seno all’Ue ( sempre ”in competizione” con la Bulgaria) si rivela essere, anche da questi dati, sempre più in difficoltà. Non c’è quindi da meravigliarsi se i sondaggi dicono che il 23,4% delle persone non acquisterà un albero di Natale. Se qualcosa di positivo si può trovare è il dato sulla diminuzione del consumo di alcool con circa il 35% degli intervistati che ammette di non comprare più alcolici. Si mangerà meno carne, legumi e frutta. I romeni spenderanno meno dell’anno scorso anche in regali, in media 90 euro, e acquisteranno soprattutto vestiti, scarpe, cosmetici/profumi, giocattoli, cioccolato (29%), libri (14%), e solo il 7,3% (metà rispetto all’anno scorso) si azzarderà a regalare gioielli o orologi.
Per chi abita non troppo lontano dai confini di Stato le spese è meglio farle “all’estero”. Ad esempio in Serbia e Bulgaria, dove i prezzi sono mediamente più bassi. Anche per le vacanze da anni i romeni sono tra i principali turisti in Bulgaria (con circa un milione di turisti annualmente) perché là costa di meno, i servizi sono migliori e si sentono spesso trattati con più attenzione.
Nonostante la crisi economica i quotidiani romeni riportano che l’80% dei pacchetti turistici per le feste d’inverno sono già stati venduti. Per lo sci ma anche per l’offerta alberghiera e le bellezze naturali, la località domestica più richiesta è Poiana Brasov. Ma è ormai difficile trovare posto anche negli agriturismi, che, in ambienti spesso tradizionali, offrono a prezzi ragionevoli condizioni ottime di alloggio e pranzi e cene a base di maiale, il protagonista assoluto della tavola natalizie romene.
Quest’ultimo, in barba alle normative Ue, continua ad essere macellato secondo la tradizione, in un vero e proprio rituale che coinvolge grandi e piccini. Dalla carne di maiale si preparano poi una vasta gamma di salsicce, pancetta e una moltitudine di prodotti che i contadini offrono in abbondanza ai turisti. Non mancheranno poi sulle tavole dei rumeni le sarmale (involtini di carne macinata in foglie di verza oppure di vite), un piatto che i romeni considerano tradizionale ma che si trova in tutti i Balcani. Il tutto accompagnato da colinde, canti natalizie a sfondo religioso che fanno riferimento alla nascita di Gesù.
La maggior parte delle città romene ha adottato gli standard decorativi occidentali e i romeni possono godersi uno spettacolo di luci e colori per le feste d’inverno. Uno spettacolo impensabile venti anni fa quando durante il comunismo si faceva economia di energia elettrica.
Ora però non solo non se ne fa più economia, ma si può affermare che in alcuni casi quest’ultima viene letteralmente sprecata solo per poter entrare nel Guinnes dei primati. Ed ecco che se l’anno scorso Bucarest era entrata nei Guinnes per il numero dei Babbo Natale che avevano inondato le strade, quest’anno un nuovo record mondiale è stato registrato al Centro Comerciale Sun Plaza di Bucarest dove sono state accese 449.658 luci di Natale.
Nella capitale Bucarest non sono mancati gli eventi organizzati dal comune. Le vie principali – e non solo – sono state decorate con due milioni di luci. “La piccola Parigi dell’Est” ha degnamente interpretato il ruolo di “città delle luci”, riempiendo di luminarie il centro. Il parco Cismigiu ha offerto spettacoli per grandi e piccini; il tutto accompagnato dalle tradizionali colinde e da salsicce alla griglia e vin brulé. “Meglio che a Vienna!”, raccontava una ragazza romena arrivata direttamente dagli USA per festeggiare il Natale a casa. Iniziative a cui nessuno avrebbe mai pensato anni fa. Neppure lo stesso Babbo Natale, che per molti anni durante il comunismo era stato sostituito da un altro personaggio, Mos Gerila.
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