Romania: situazione Covid-19 fuori controllo
Il sistema sanitario romeno è al collasso e il paese registra un numero di casi di Covid-19 e relativi decessi tra i più alti al mondo. Il punto della nostra corrispondente
La Romania sta attraversando il periodo peggiore dall’inizio della pandemia di Covid 19. Secondo Worldometers il paese è attualmente terzo – in termini assoluti – nella classifica mondiale per quanto riguarda il numero giornaliero dei decessi e occupa il quinto posto per il numero dei conteggi.
Con 442 decessi (registrati martedì), la Romania è superata solo dagli USA e dalla Russia, paesi con popolazione di molte volte superiore. Il record dei casi (si è toccato i 17.000 in un solo giorno) hanno mandato in tilt il sistema sanitario romeno che del resto è uno tra i più arretrati dell’Unione europea.
La drammatica situazione verificatasi negli ospedali ha costretto le autorità romene a rivolgersi al Meccanismo europeo di Protezione Civile richiedendo il farmaco Tocilizumab e concentratori di ossigeno da 10 litri. È la seconda volta in breve tempo che Bucarest chiede aiuto. Intanto la stampa parla di “catastrofe sanitaria” e le immagini con ospedali al collasso e pazienti curati nei corridoi sono state riprese anche dalle tv internazionali.
Il giornale Adevărul (“La Verità”) riporta che la crisi da Covid 19 è arrivata nel suo scenario peggiore e i medici devono scegliere tra chi provare a salvare. ”Vi sono situazioni in cui pazienti anziani, con malattie croniche, testati positivi e con segni evidenti di malattia sono rimandati a casa”, riporta il quotidiano. Gli ospedali stanno attraversando non solo una crisi nella disponibilità dei posti letto nelle terapie intensive, ma una crisi che riguarda tutto il sistema tant’è che sono stati sospesi i ricoveri e gli interventi chirurgici tranne quelli ritenuti urgenti.
L’Italia ha inviato in Romania aiuti sotto forma di 5200 dosi di plasma con anticorpi monoclonali. La tv Digi 24 spiega come potranno essere utilizzati: “Solo per curare i casi di gravità media, aggiungendo che se vengono amministrati in tempo utile impediranno l’entrata del virus nelle cellule”. Anche la Germania ha annunciato che spedirà in Romania 12.000 dosi di anticorpi monoclonali, mentre dalla Polonia sono già arrivati 50 concentratori di ossigeno.
Ioana Mihăilă, ministro della Salute fino a un mese fa, ha dichiarato a Politico.eu che una delle cause della crisi sanitaria in Romania sono proprio le misure adottate dal governo (di cui faceva parte fino a poco fa), soprattutto per aver eliminato troppo presto – durante l’estate – molte restrizioni anti Covid. Mihăilă ha anche aggiunto che la migliore preparazione per la quarta ondata della pandemia sarebbe stata una campagna di vaccinazione efficiente.
La Romania è stato un paese che fin dall’inizio ha avuto a disposizione un buon numero di vaccini. Tant’è che poi, per lo scarso interesse dimostrato dai romeni nei confronti della vaccinazione anti Sars-Cov2, la Romania ha donato dosi significative dei vaccini acquistati.
Al momento solo il 34% della popolazione oltre i 12 anni risulta vaccinata completamente. Ma per spiegare il fiasco della campagna di vaccinazione non basta invocare solo lo scetticismo delle persone. Le autorità stesse hanno una responsabilità di cui non si parla spesso. La bassa fiducia dei romeni è dovuta anche ai politici contrari al vaccino che spesso mandano i loro messaggi direttamente dal parlamento o dai talkshow televisivi dove vengono invitati.
Dall’inizio della pandemia in Romania sono decedute 40.461 persone. Il coordinatore della campagna di vaccinazione, il medico militare Valeriu Gheorghiță, ha annunciato che “la Romania è ora come la Lombardia dell’inizio della pandemia”.
Nel frattempo il governo (ad interim in quanto la Romania sta attraversando una crisi politica) cerca disperatamente soluzioni alla crisi sanitaria. Il ministro della Salute, Cseke Attila, ha annunciato che invierà al parlamento in procedura di urgenza un disegno di legge che riguarda la vaccinazione obbligatoria per alcune categorie professionali, tra queste il personale sanitario.
Ma mentre il governo prova (anche se con un certo ritardo rispetto ad alcuni paesi europei) ad adottare misure mirate contro la pandemia, nel parlamento vi sono opinioni non certo compatte sulle misure che il governo annuncia. Il partito populista, nazionalista, unionista, Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR) ha appena lanciato un appello a tutti i deputati per votare contro l’introduzione del certificato verde COVID sul territorio della Romania, in quanto un tale documento non farebbe altro che “ufficializzare la dittatura”. Militanti di questa formazione politica sono presenti anche tra gli organizzatori di proteste di strada dei cosiddetti “No Vax”.
Drammatica la situazione anche nella capitale Bucarest dove si è arrivati ad avere un’incidenza di contagi di 15 per mille abitanti. Un quarto delle scuole della capitale è attualmente in didattica a distanza mentre si paventa l’idea di una possibile quarantena per la Contea di Ilfov, di cui fa parte anche la capitale.
Nel frattempo il presidente del paese Klaus Iohannis sta continuando i suoi incontri con i rappresentanti dei partiti politici nel tentativo di trovare una soluzione alla crisi di governo da cui è necessario uscire quanto prima data la crisi sanitaria – e dell’approvigionamento energetico – attualmente in atto.
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