Romania: scontro ai vertici sulla pandemia
È grazie al suo appoggio che fu possibile svelare i casi di malasanità a seguito del drammatico incendio del Colectiv. Ora però il ministro della Salute Vlad Voiculescu è stato rimosso dall’incarico per divergenze sulla gestione della pandemia con il primo ministro Cîțu. La maggioranza di governo potrebbe sfaldarsi
Sono ore di confusione e incertezza politica in Romania. Nella mattinata di mercoledì il premier liberale Florin Cîțu ha rimosso dalla sua carica il ministro della Salute Vlad Voiculescu, espressione dell’altra forza della coalizione di governo, l’alleanza USR-Plus. La decisione drastica nasce dalla scelta di Voiculescu di far pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale, senza il beneplacito del premier, un’ordinanza che inasprisce le misure restrittive anti-COVID. Nello specifico, tale ordinanza abbassa la soglia minima di contagiati necessari a far scattare restrizioni più severe, tra cui la messa in quarantena di interi comuni. Ad infastidire Cîțu è stato il fatto che né il ministro della Salute, né il suo capo di gabinetto, Andreea Moldovan, hanno informato gli altri membri dell’esecutivo della decisione presa, abusando quindi delle loro prerogative. Il capo del governo e il suo (ormai) ex ministro della Salute erano da tempo ai ferri corti, e l’ultima iniziativa di Voiculescu è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo.
Salute o economia?
Lo scontro tra Cîțu e Voiculescu si è concentrato soprattutto sulla gestione della pandemia. Voisculescu avrebbe voluto introdurre misure restrittive più severe, chiudendo le scuole, limitando la libertà di movimento dei cittadini e centellinando le aperture degli esercizi commerciali. Secondo il suo braccio destro, Andreea Moldovan, il paese avrebbe assolutamente necessitato di un lockdown di due settimane, al fine di favorire la campagna vaccinale ed alleggerire la pressione sulle terapie intensive.
La Romania registra, infatti, ancora un alto tasso di contagi giornalieri: il 14 aprile i casi sono stati poco più di 4.000, con 167 morti. Il processo di immunizzazione procede a rilento: il numero di vaccinati sfiora i due milioni e mezzo, dei quali solo 945.000 hanno ricevuto una doppia dose. Dal canto suo, il capo del governo si è sempre dimostrato contrario a nuove chiusure, temendo un ulteriore colpo alla già sofferente economia nazionale. L’ultima ordinanza, fatta pubblicare da Voiculescu all’insaputa di Cîțu, rappresenta quindi soltanto il vertice di un iceberg molto profondo.
Chi è Vlad Voiculescu?
La vicenda ha suscitato molto clamore, non solo a causa delle ripercussioni politiche, ma soprattutto per la visibilità di Voiculescu, un personaggio molto noto nel paese già prima del suo ingresso in politica. Economista di formazione, Voiculescu da anni è impegnato nel mondo della filantropia e dell’attivismo. Molti sono stati i progetti da lui coordinati volti ad un ammodernamento del sistema sanitario e alla costruzione di nuovi ospedali destinati principalmente alla cura dei minori malati di cancro. Nel 2016 era stato nominato ministro della Salute del governo tecnico guidato da Dacian Cioloș; grazie al suo appoggio, fu possibile svelare i casi di mala sanità che seguirono il drammatico incendio della discoteca Colectiv, avvenuto il 31 dicembre 2015. A seguito della tragedia, molti ragazzi gravemente ustionati morirono in ospedale a causa di infezioni nosocomiali; si scoprì, qualche mese dopo, che molti dei disinfettanti usati negli ospedali di Bucarest erano “allungati” con l’acqua e di scarsissima incidenza. Grazie anche alla volontà di far luce da parte di Voiculescu, vennero rivelate tutte le mancanze di medici e amministratori sanitari nella gestione degli eventi.
Proprio in virtù del ruolo svolto nella vicenda, Voiculescu appare tra i protagonisti del film Colectiv, candidato agli oscar 2021 come miglior documentario, in cui si raccontano proprio i mesi successivi alla tragedia.
Le conseguenze politiche
La rimozione di Voiculescu ha creato una spaccatura profonda all’interno della coalizione di governo. Il leader dell’alleanza USR-Plus, Dan Barna, nel pomeriggio di mercoledì ha detto che il suo partito non proseguirà l’esperienza di governo fino a quando Cîțu resterà premier. In un primo momento, sembrava che Barna avesse accettato la carica di ministro della Salute ad interim, ma spinto dal malessere dei suoi parlamentari abbia optato per una posizione più intransigente. D’altronde, la cacciata di uno dei suoi volti simbolo, non può passare inosservata all’elettorato di USR-Plus; secondo alcuni commentatori, la loro permanenza al governo equivarrebbe alla loro morte politica. Tuttavia, senza USR-Plus, l’esecutivo non disporrebbe della maggioranza necessaria a governare, e di conseguenza l’unica alleanza possibile sarebbe quella tra il partito nazional-liberale (PNL) e quello social-democratico (PSD). Vi è anche una terza ipotesi, al momento più remota ma non scartabile, ossia che il presidente della Repubblica Klaus Iohannis decida di sbarazzarsi di Cîțu, che rappresenta un pericoloso concorrente all’interno del PNL, sostituendolo con una nuova figura, garantendo così la sopravvivenza del governo. Le prossime ore saranno decisive per capire che direzione prenderà la crisi.
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