Romania: non solo Schengen
Romania in Schengen? Si dovrà aspettare ben oltre il marzo 2011, come inizialmente previsto. I politici romeni puntano il dito sulla Francia di Sarkozy ma intanto si fanno la guerra. Un Paese sull’orlo della crisi di nervi
Nonostante siano trascorsi già tre anni dall’adesione all’Unione europea la Romania non entrerà, nel marzo prossimo, come inizialmente previsto, nello spazio Schengen, spazio che include 25 stati membri Ue e che permette a oltre 400 milioni di cittadini di viaggiare liberamente senza presentare i propri passaporti al confine. Alcuni paesi dell’Ue tra cui la Germania, Finlandia e Francia (quest’ultima la più veemente) si sono opposti a questo nuovo passo della Romania verso la piena integrazione.
Nelle scorse settimane Parigi ha bloccato un rapporto tecnico che riguardava l’adesione della Romania allo spazio Schengen mentre, già nel dicembre scorso, i ministri degli Interni francese e tedesco avevano chiesto all’Unione europea di rinviare l’adesione di Romania e Bulgaria esprimendo preoccupazione per la corruzione, il sistema giudiziario e il crimine organizzato nei due paesi.
La decisione finale verrà presa dal Consiglio per Giustizia e Affari Interni dell’Ue ma il voto dev’essere unanime. I rappresentanti della Francia hanno chiesto inoltre che il rapporto tecnico sull’implementazione del sistema informatico SIS/SIRENE, fondamenta di controllo nello spazio Schengen, venga riconsiderato. Quest’ultimo era stato generalmente positivo, scrive la stampa romena, e si esprimeva solo la necessità di ulteriori valutazioni per quanto riguarda il controllo delle frontiere aeree.
Confusione
Nell’attuale caos scatenato dalla mancanza di informazioni ufficiali da Bruxelles, la Romania è caduta in una sorta di isteria, a cui si somma un forte senso di frustrazione. L’isteria viene accentuata dagli ambienti politici al potere che ribadiscono di continuo di aver fatto bene i compiti in materia e denunciano discriminazioni, mentre la frustrazione riguarda il semplice cittadino che, può viaggiare sì liberamente in Europa, ma non senza controlli, sentendosi quindi un cittadino europeo di serie B.
La saga sull’entrata o meno in Schengen ha scatenato notevoli polemiche tra opposizione e governo in carica. In molti hanno puntato il dito sul presidente Basescu, accusandolo di non riuscire ad essere un partner credibile di dialogo a livello internazionale (sono ormai noti gli episodi in cui il presidente francese Sarkozy lo ignora pubblicamente). Basescu è del resto spesso al centro di polemiche politiche ma, ultimamente, anche oggetto di proteste di strada o contestazioni durante diverse manifestazioni pubbliche a causa delle promesse non mantenute e della sua parzialità a favore del suo stesso partito, il PDL, attualmente al governo.
Appena saputo che Francia e Germania avrebbero bloccato l’ingresso della Romania in Schengen Basescu se ne è assunto la responsabilità politica, accusando però allo stesso tempo Parigi e Berlino di discriminare il suo Paese. Secondo il presidente romeno l’adesione allo spazio Schengen resta una priorità della Romania per quest’anno.”In un’unione di stati democratici le regole stabilite all’unanimità dai suoi rappresentanti devono essere rispettate.” Poi ha aggiunto Basescu: ”Non vi è alcun indizio che una volta entrata nello spazio Schengen la Romania possa generare rischi significativi per quanto riguarda i flussi migratori illegali”.
Dopo il presidente, ad incassare le critiche per il fiasco romeno è stato il ministro degli Esteri Teodor Baconschi, criticato per la sua scarsa attività diplomatica. Secondo la stampa romena Baconschi era arrivato a minacciare, invano, che la Romania si sarebbe opposta all’adesione della Croazia all’Ue nel caso di mancata ammissione a Schengen. Dichiarazione poi smentita dallo stesso ministro che però in un’intervista al Financial Times non ha esitato ad avvertire che la credibilità dell’Ue è in pericolo se gli stati membri non sono trattati nello stesso modo. Il capo della diplomazia romena ritiene che la Romania rispetti i criteri tecnici per essere ammessa nello spazio Schengen e qualifica come irrilevanti gli argomenti politici mossi da Francia e Germania.
In un’altra intervista, questa volta al Frankfurter Allgemeine Zeitung, il ministro degli Esteri Baconschi si è detto convinto che l’opposizione di Francia e Germania sia strettamente legata alla questione della minoranza rom e alla lotta alla corruzione. Gli ultimi mesi sono stati segnati dalla vicenda dei voli organizzati da Parigi per far rimpatriare in Romania cittadini romeni della comunità Rom. Voli definiti da molte Ong una vera e propria “deportazione”. Per quanta riguarda la corruzione invece, l’europarlamentare romeno Adrian Severin è arrivato a dichiarare a Radio France Internationale che se si tiene conto di questo criterio allora la Francia stessa dovrebbe essere esclusa dallo spazio Schengen.
Anche Victor Ponta, presidente del Partito social-democratico, PSD, punta il dito su Sarkozy. Sarebbe lui il principale responsabile del fallito accesso della Romania nello spazio Schengen: ”Fa parte della famiglia politica di Traian Basescu e del PDL. Del resto i popolari europei si sono sempre opposti all’adesione della Romania all’Ue e al riconoscimento di eguali diritti dei romeni con gli altri cittadini europei”.
Arresti
Intanto in Romania continuano gli arresti di politici accusati di corruzione. Spesso a finire nelle maglie della giustizia sono rappresentanti del Partito social-democratico, principale forza dell’opposizione. E’ questo che spinge i critici del presidente Basescu a ipotizzare che, più che vera lotta alla corruzione, si possa trattare da una parte di atti dimostrativi per mostrare all’Ue la convinzione nella lotta alla corruzione, dall’altra di utilizzo della magistratura a fini politici.
Il tutto spesso si trasforma in un vero e proprio show mediatico. Gli arresti avvengono infatti quasi sempre in diretta TV, e di questi ultimi si riempiono i telegiornali. Una vera e propria telenovela in cui i protagonisti di solito si ammalano, vengono ricoverati e comunque non restano mai agli arresti.
E’ appena accaduto con il presidente del consiglio regionale della Contea di Arges, Constantin Nicolescu, membro del PSD, che gode tra il suo elettorato di un sostegno quasi plebiscitario, vicino al 70%. Accusato di corruzione è partito a suo carico un’ordine di arresto. Ora però, a seguito di un infarto, è ricoverato in un ospedale di Bucarest in attesa di un intervento al cuore. Alcuni analisti hanno notato la coincidenza del suo arresto con l’avvicinarsi delle elezioni locali.
Con o senza l’opposizione della Francia, la Romania sembra quindi riuscire ad inguaiarsi da sola. E’ tra l’altro sempre più indebitata con il Fondo Monetario Internazionale, sempre più colpita dalla crisi economica. I continui scandali politici non solo danno l’impressione di un Paese altamente instabile ma spostano di continuo l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi quotidiani.
Nei giorni scorsi tre aziende straniere, la franco-tedesca GDF Suez, la spagnola Iberdola e la tedesca RWE hanno deciso di ritirarsi dal progetto di costruzione dei reattori 3 e 4 dalla centrale di Cernavoda a causa – a detta loro – delle “incertezze economiche sul mercato romeno nel contesto della crisi economica“.
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