Romania: lusso e povertà
In Romania l’industria del lusso è in espansione. In testa auto, design d’interni e gioielli. In un paese dove, nonostante la crescita, lo stipendio medio netto è di 300 euro e il livello di vita al 36% della media Ue
In un paese dove lo stipendio medio è nettamente al di sotto della media dell’Unione Europea potrebbe sembrare difficile trovare il lusso e la sua industria. Non tanto perché non sia diffuso il desiderio di possedere prodotti di fascia alta quanto piuttosto per la difficoltà di poterseli permettere.
Invece, nella società romena, oltre ad una crescita economica continua (che non riesce però ancora a migliorare significativamente il tenore di vita della maggior parte dei cittadini) si sta sempre più espandendo l’industria del lusso.
Stando alle conclusioni di un rapporto redatto dall’agenzia di consulenza per il settore del lusso, CPP Management, la Romania resta uno dei mercati più attraenti dell’Est. Per i brand e per i servizi di tipo "luxury" il paese si posiziona al secondo posto dopo l’Ucraina. Seguono Bulgaria, Serbia e Croazia.
Altri studi mostrano invece una continua gara per primeggiare nella classifica tra Romania e Bulgaria, con quest’ultima che ultimamente la supera per numero di franchising e negozi. Le vendite sono comunque colpite in modo rilevante dalla disponibilità di prodotti contraffatti.
Il mercato del lusso – stimato ad un valore di 10 milioni di euro (nel 2005) – è trainato dal settore auto, dal design di interni e dai gioielli mentre non registrano grandi passi avanti i settori della moda e degli accessori, per i quali i romeni benestanti preferiscono fare i loro acquisti durante i viaggi all’estero. Continuano a restare scoperti alcuni segmenti di mercato come i beauty centres, i centri di rilassamento (centri benessere) e gli alberghi di lusso.
Secondo Oliver Petcu, rappresentante dell’agenzia CPP Management, l’appartenenza all’Unione Europea non è una garanzia sufficiente a rendere la Romania un mercato attraente per i prodotti e servizi di lusso. Il miglior esempio in questo senso sarebbero l’Ungheria e la Repubblica Ceca, tra i primi paesi dell’est Europa ad aderire all’Ue. Petcu spiega che in questi due paesi è diffusa una filosofia diversa per quanto riguarda l’acquisto di prodotti e servizi di lusso, un atteggiamento di tipo anglo-sassone di preferenza per i prodotti non di lusso, con i consumatori che privilegiano come criteri principali di scelta negli acquisti la qualità e il prezzo rispetto al design e al brand.
Gli esperti ritengono che, in un certo senso, ormai la Bulgaria e la Romania possano essere paragonate ad i mercati di lusso della Russia e dell’Ucraina. In tutti questi paesi l’attrazione per i prodotti di lusso registra il livello più elevato della regione dell’Est europeo e coinvolge non solo clienti ricchi ma anche molti appartenenti alle classi medio-alte della società .
In Romania la maggior parte dei marchi di lusso si concentrano nelle vie centrali delle principali città e soprattutto nella capitale Bucarest dove comunque si registrano ancora un livello di vendite inferiori rispetto ad altri centri europei.
Tra le cause che determinano una tale situazione c’è la considerazione che i grandi negozi di Bucarest promuovono una strategia di brand di nicchia oppure perché c’è un’educazione relativamente ridotta nell’ambito dei prodotti di lusso. Da qui anche un indice basso dei profitti condizionato sempre più dal livello degli affitti retail che a Bucarest, sono in continuo aumento.
Nella capitale non esiste ancora una strategia di tipo ”luxury street” dove possono essere concentrati più marchi di lusso, precisano i rappresentanti della CPP. Un settore importante del mercato del lusso lo rappresentano i centri commerciali e in questo senso si muove il progetto Cocor – uno degli ex grandi magazzini popolare dall’austera architettura comunista nel centro di Bucarest – che si propone di ristrutturazioni nel 2008 (con un investimento previsto di 18 milioni di euro) per ospitare negozi di grande marchio.
Come anche in altri paesi i prodotti contraffatti rappresentano un problema serio per la penetrazione dei brand di lusso sul mercato locale ."Quasi il 60% della contraffazione riguarda capi di abbigliamento, il 25% profumi e cosmetici mentre il 10% colpisce telefoni cellulari e pezzi di ricambio per automobili", spiega Laura Pascu dall’associazione per la protezione dei consumatori.
Ma la Romania ormai ha i suoi ”creatori” di marchi di lusso come pure i suoi ricchi miliardari e milionari in euro. Ogni anno la rivista economica Capital stila la sua Top 300 in cui inserisce i più ricchi imprenditori del paese. Nel 2005 le fortune dei 300 romeni più ricchi hanno superato la somma di 22 miliardi di dollari, il 18,3% del prodotto interno lordo del paese. Di loro almeno tre hanno superato la soglia di un miliardo di dollari. Secondo la classifica realizzata da Capital la maggior parte dei romeni ricchi abita nella capitale Bucarest e possiede oltre 10 miliardi di dollari.
Quest’anno l’uomo più ricco della Romania è Dinu Patriciu che ha incassato due miliardi di euro dalla vendita dell’industria petrolifera Rompetrol. Nella classifica precedente, quella dell’anno scorso, la seconda posizione era stata occupata da Iosif Constantin Dragan – affari nella distribuzione di prodotti petroliferi, case editrici, agenzie immobiliari (1,3 -1,6 miliardi di euro) e da Ion Tiriac – affari nello sport, nel settore finanziario, nelle assicurazioni, (1,2-1,5 miliardi di euro).
La Romania è un paese di quasi 22 milioni di abitanti che nella stragrande maggioranza non pensano di certo al lusso. Secondo l’Ufficio europeo di statistica, nel 2006 il ritmo di crescita del PIL è stato di 6,25%, al sesto posto dopo Lettonia, Estonia, Slovacchia, Lituania e Polonia. Lo stipendio medio netto a giugno era di circa 300 euro. La Commissione nazionale di previsioni ha recentemente reso noto che il livello di vita in Romania è al 36% della media Ue, il che fa sperare che nei prossimi sette anni potrebbe raggiungere il 50% della stessa media. Il potere di acquisto è quindi, secondo Eurostat, al di sotto del 40% della media registrata nell’Ue. Mentre più di un quarto della popolazione continua a vivere in povertà.
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