Romania: le prigioni della CIA
Non si placa lo scandalo in merito ai centri di detenzione segreti della CIA nell’est Europa. Dai servizi segreti svizzeri un documento che confermerebbe la loro presenza. Anche in Romania. Bucarest nega, il Consiglio d’Europa vuole saperne di più
La Romania, paese membro della Nato e in via dell’adesione all’UE, è di nuovo alla ribalta nello scandalo internazionale delle prigioni segrete della CIA. Otto giorni fa il giornale svizzero Sonntagsblick ha pubblicato un documento segreto che dimostrerebbe come la base militare romena Mihail Kogalniceanu (vicino a Costanza sul Mar Nero) sia stata usata dai servizi segreti americani per interrogare alcuni prigionieri sospettati di terrorismo. L’utilizzo da parte americana della base romena sarebbe continuato fino al settembre 2005, data molto più recente rispetto al periodo che si credeva finora. Il documento citato dal quotidiano Sonntagsblick è stato intercettato tramite il sistema via satellite Onyx dai servizi segreti svizzeri. Si tratta di una nota informativa inviata dal ministro degli esteri egiziano, Ahmad Al Abu-al-Ghayt, al suo ambasciatore a Londra. Dal contenuto del fax risulta che l’ambasciata dell’Egitto a Londra era al corrente da fonti proprie, che "23 cittadini iracheni e afgani sono stati interrogati nella base militare romena di Mihail Kogalniceanu, vicino al porto di Costanza sul Mar Nero". Secondo il documento che proviene dai servizi svizzeri, centri di detenzione vi sarebbero anche in Ucraina, Kosovo, Macedonia e Bulgaria.
Il facsimile pubblicato dal giornale svizzero rappresenta una fuga di notizie dalla centrale di intercettazione del ministero della Difesa elvetico, a qualche chilometro dalla capitale Berna. I giornalisti di Sonntagsblick hanno pubblicato il facsimile del rapporto redatto il 15 novembre da un agente del servizio di ascolto con il satellite che cita il fax dal Cairo sotto il titolo "fonti egiziane confermano l’esistenza di prigioni segreti americane".
Se l’autenticità del rapporto fosse provata, risulterebbe tra l’altro che i servizi segreti svizzeri intercettano messaggi di uno stato arabo. Potrebbe scoppiare uno scottante scandalo diplomatico. In seguito alla pubblicazione del rapporto sulla stampa svizzera l’attenzione si è spostata di nuovo sui paesi "incriminati". Anche stavolta – come ha sempre fatto finora, la Romania ha respinto fermamente l’ipotesi che sul suo territorio siano state o ci siano ancora prigioni segrete della CIA.
All’inizio di novembre l’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha accusato i servizi segreti americani di interrogare, con metodi illegali e probabili torture, sospetti terroristi di Al Qaeda catturati a Kabul e trasportati in prigioni di paesi dell’Europa dell’Est. Tra i paesi citati la Romania e la Polonia che hanno però respinto tutte le accuse in merito, mentre gli americano si sono rifiutati di formulare una risposta chiara.
Il 6 dicembre scorso, prima di andare in Romania per la firma del trattato che autorizza la presenza di basi militari sul territorio di questo paese il Segretario di Stato americano, Condolezza Rice, si è recata a Berlino dove ha dichiarato che "le provocazioni imposte dalla guerra antiterrorismo devono essere inserite in un quadro legale, nel contesto degli obblighi che decorrono dai valori democratici". E ancora "le operazioni americane si svolgono in totale accordo con la legalità e nel rispetto della sovranità degli stati". Sui trasporti aerei nei cieli europei di prigionieri da parte della CIA è in corso un’inchiesta del Consiglio dell’Europa, coordinata dal senatore svizzero, Dick Marty. Contattato da Sonntagsblick per commentare la nota informativa inviata dal ministro egiziano degli Esteri, Dick Marty ha preferito non pronunciarsi ma ha risposto che i dati confermano informazioni già note. Il senatore non ha nascosto però la sua sorpresa sul fatto che un documento confidenziale egiziano fosse arrivato nelle mani degli svizzeri. In un altro contesto Marty aveva dichiarato che nell’ambito dell’inchiesta sulle supposte prigioni segrete "quasi tutti i governi non dicono la verità" e che sarebbe troppo semplice incriminare solo la Romania e la Polonia perché " tutta l’Europa è colpevole di aver accettato di mantenere il silenzio. Se è vero che è accaduto qualcosa in Romania e Polonia, allora è accaduto anche in altri stati e molti di essi erano coscienti di quello che accadeva".
Ma anche Colin Powell (ex segretario di stato americano) sembra avere una posizione simile quando dichiara che "gli stati europei sapevano che sul loro territorio atterravano aerei della CIA che trasportavano a bordo persone sospettate di terrorismo".
A Bucarest intanto c’è aria di trasparenza tanto che il ministro degli Esteri, Razvan Ungureanu, invita i giornalisti svizzeri ad andare e verificare la base militare di Mihail Kogalniceanu. E in effetti la settimana scorsa il giornalista Ulrich Glauber ha visitato la base, così come hanno fatto mesi fa giornalisti arrivati da varie città del mondo. Ma come i colleghi, neanche il giornalista svizzero ha trovato nulla, ma ha apprezzato la gentilezza degli ufficiali dell’esercito romeno, almeno secondo quanto si afferma nelle pagine del giornale di Bucarest "Evenimentul Zilei". Per ribadire che tutto è pulito e soprattutto che lo è sempre stato, anche il colonnello Cristian Ghica, portavoce del ministero della Difesa ha dichiarato che "i giornalisti stranieri, romeni e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno visitato la base di Kogalniceanu senza trovare alcuna prova". D’altronde è difficile immaginare che le autorità romene invitassero i giornalisti per far loro trovare delle prove!
Per dimostrare comunque totale cooperazione nella vicenda, il governo di Bucarest, considerato un alleato fedele degli USA, ha autorizzato il Centro satellitare dell’UE a verificare le immagini delle basi militari. Anche il Senato romeno si è mobilitato, costituendo una commissione di inchiesta e chiedendo al ministero della Difesa tutti i documenti relativi alle aeronavi straniere che sono atterrate sul suolo romeno dal 2002 ad oggi.
Neppure l’Unione europea sta con le mani in mano in uno scandalo che riguarda paesi membri dell’UE, nonché in via di adesione come la Romania e la Bulgaria. Il Parlamento europeo ha deciso infatti la costituzione di una commissione di indagine, formata da 46 membri. In questo ambito, le autorità dei paesi dell’UE e di quelli candidati dovranno dare una risposta politica su voli e prigioni segrete degli USA sul territorio dell’Unione. Inoltre il commissario europeo per la giustizia, Franco Frattini, avverte su possibili sanzioni per gli stati comunitari che nascondono il loro coinvolgimento nello scandalo dei voli e le prigioni segrete della CIA. Queste sanzioni potrebbero significare anche sospendere per un periodo il diritto di voto nell’UE. Mentre gli stati candidati potrebbero rischiare il rinvio dell’adesione, misura che per molti analisti resta ancora poco probabile, se non anche accompagnata eventualmente da deficienze di ordine economico.
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