Romania: le ingerenze dei partiti sui media
Un recente rapporto del Consiglio d’Europa punta il dito sul flusso di denaro che, in Romania, va dai partiti politici ai media. E sulla conseguente sudditanza
I soldi condizionano sempre di più la libertà di espressione in Romania ed è ormai una pratica comune per molte testate giornalistiche ricevere fondi dai partiti politici. Sono soldi che incidono gravemente sulla credibilità della stampa.
Sull’argomento è intervenuta di recente anche l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. In un suo rapporto dedicato al rispetto della Romania dei criteri di adesione al Consiglio stesso si afferma al punto 11 che la libertà e il pluralismo dei media nel paese devono essere rafforzati. Il rapporto critica la pratica di contratti di sponsorizzazione tenuti segreti tra i partiti e alcuni media. Il Consiglio d’Europa si dice poi estremamente preoccupato per l’utilizzo di fondi pubblici da parte dei partiti politici per finanziare i media e influenzarne i contenuti: una pratica che non incide solo sulla libertà di stampa ma arriva a danneggiare il funzionamento delle istituzioni democratiche.
“Inoltre” – si continua nel rapporto – “casi emblematici di minacce, molestie e violenze contro giornalisti critici rivelano seri problemi per quanto riguarda la libertà di espressione".
Spese di comunicazione a favore dei media in aumento
Secondo i dati forniti dall’Autorità elettorale permanente – istituzione amministrativa autonoma con competenza in materia elettorale la cui missione è assicurare l’organizzazione e lo svolgimento di elezioni e referendum, nonché il finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali, nel rispetto della Costituzione, della legge e delle norme internazionali ed europee in materia – le somme stanziate dai partiti ai mass media sono aumentate in maniera esponenziale nel 2022 rispetto all’anno precedente.
Solo nella prima metà di quest’anno, il Partito social democratico (PSD) ha già speso 5 milioni di euro, rispetto ai 3 milioni di euro del 2021. I liberali hanno raddoppiato il loro budget per i media, spendendo quest’anno 3,6 milioni di euro in comunicazione, rispetto agli 1,6 milioni di euro dell’anno scorso. Anche l’Unione salvate la Romania (USR) ha aumentato i suoi investimenti destinati alla stampa, da 100.000 euro nel 2021 a 300.000 nel 2022.
La strada dei soldi che partono dai partiti e che sono destinati ad alcuni media passa quasi sempre attraverso delle agenzie di comunicazione di proprietà di persone fidate. E, come specifica Europa Liberă România, sulla base dei contratti firmati i partiti ricevono pubblicazioni a loro favore, articoli che però non sono contrassegnati da alcun avviso pubblicitario. La stessa testata online sottolinea come i partiti sono sempre meno trasparenti su come spendono i soldi che ricevono dallo stato.
Proprio a questo proposito l’Autorità elettorale permanente (Aep) ha recentemente comunicato di aver elaborato e posto al dibattito pubblico un disegno di legge per la modifica e il completamento della Legge n. 334/2006 in materia di finanziamento dell’attività dei partiti politici e delle campagne elettorali. Il primo dibattito pubblico sulla proposta è fissato per l’8 novembre. Tra le novità, il disegno di legge iniziato dall’AEP riguarda il modo in cui i partiti politici possono concludere i contratti di pubblicità e di comunicazione.
A livello locale… è ancora peggio
Le ingerenze del politico sulla stampa sono ancora più forti a livello locale. Cristina Guseth, direttrice della fondazione Freedom House Romania, in un intervento per dw.com ha dichiarato che da molto tempo si sta assistendo ad un fenomeno di “cattura dei media” da parte del potere politico ed economico. “Questo accade soprattutto a livello locale – ha specificato – dove il potere politico insieme alle aziende locali rendono i media dipendenti dalle autorità. Stiamo assistendo a un fenomeno di autocensura, di non-combattimento”.
“La stampa locale dipende dai finanziamenti dei baroni locali. Un legame che passa attraverso le comunicazioni a pagamento e il pagamento di articoli che in realtà sono pubblicità mascherate”, spiega Cristina Guseth.
In TV
Le pratiche poco trasparenti in mano ai politici alimentano realtà parallele, mezze verità e arrivano fino alla manipolazione. Da anni in Romania le televisioni vengono utilizzate dai partiti o dagli stessi proprietari – con legami con la politica o con i servizi segreti – per influire addirittura sulle manifestazioni di strada. Sono spesso gli stessi conduttori a chiamare in diretta la gente a protestare: è pratica comune che le principali televisioni private trasmettano le proteste per strada e le commentino secondo le loro “affinità politiche”. Alcuni dei giornalisti con più visibilità si sono poi “convertiti”, prendendo la tessera di qualche partito politico dove oggi ricoprono cariche importanti.
Il 2022 è stato anche l’anno in cui una televisione romena è diventata partner esclusivo per l’americana CNN mentre un’altra è nata: Euronews Romania. Ma dietro restano sempre gli interessi politici locali, promossi sotto l’ombrello dei noti marchi di media internazionali.
In tutto questo a soffrirne è anche la qualità dell’informazione. Per tre giorni importanti istituzioni media romene hanno parlato della presenza in Romania dell’uomo più ricco del pianeta, Elon Musk, che avrebbe festeggiato insieme ad altri miliardari Halloween al Castello di Bran, conosciuto anche come castello di Dracula. Fonti del ministero degli Interni romeno hanno poi confermato che Musk non è mai entrato in Romania. Alla fine è stato il solo quotidiano da cui tutto era partito a chiedere scusa ai lettori per aver diffuso la notizia falsa.
Attualità
È il senatore socialdemocratico Angel Tîlvăr (60 anni) il nuovo ministro della Difesa in Romania. Tîlvăr sostituisce il suo collega di partito, Vasile Dincu. Dincu aveva dato le proprie dimissioni affermando “l’impossibile collaborazione con il presidente del paese, Klaus Iohannis” che è anche comandante supremo delle forze armate. Allo stesso tempo Dincu aveva infiammato la scena politica romena in seguito ad alcune dichiarazioni che riguardavano la guerra in Ucraina. In un’intervista l’ex ministro della Difesa ha dichiarato – in merito al conflitto in corso ai confini della Romania – che la pace può essere negoziata se l’Ucraina è disposta a cedere territori.
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