Romania: la violenza è in famiglia
Il caso di una popstar picchiata a sangue dal manager-fidanzato fa esplodere il dibattito in Romania sulla violenza subita dalle donne. Un approfondimento
In Romania sempre più donne vengono picchiate con bestialità, prese a calci e pugni, gettate per strada o uccise dai loro mariti o compagni, uomini boia che hanno diritto di vita e morte su quelle che, spesso, sono anche madri dei loro figli.
Secondo il ministero del Lavoro, della Famiglia e della Protezione sociale negli ultimi sette anni circa 800 persone hanno perso la vita in Romania a causa della violenza domestica. Le stesse statistiche ufficiali indicano che nel periodo 2004-2011 sono stati registrati 82.000 casi di violenza in famiglia. La realtà è purtroppo ancor più drammatica di quanto evidenziato dalle cifre ufficiali, visto che nella maggioranza dei casi le vittime hanno paura di denunciare gli abusi subiti.
La popstar
L’ultimo caso che ha scioccato l’opinione pubblica romena riguarda la 24enne cantante romena di successo internazionale, Alexandra Stan. La ragazza è apparsa nei giorni scorsi su tutte le tv mostrando i lividi e i segni delle botte subite dal suo fidanzato-manager Marcel Prodan.
La popstar è stata presa a botte da Prodan, trascinata in macchina, poi buttata fuori e ripresa a calci e pugni. Impossibile difendersi. I fatti sono stati riportati da una testimone oculare, che ha assistito al pestaggio avvenuto a Costanza, città sul Mar Nero. Alla fine Alexandra Stan è stata salvata da una pattuglia della polizia che si trovava nelle vicinanze.
Poco dopo sulla pagina facebook di Alexandra – gestita dal suo manager – i milioni di fans hanno letto la notizia secondo la quale la cantante era rimasta vittima di un grave incidente auto . Una notizia falsa, come ha sottolineato la stessa Alexandra dall’ospedale di Medgidia, dove è stata ricoverata. A seguito di queste dichiarazioni, nelle quali la cantante aveva trovato il coraggio di denunciare l’accaduto, le sue pagine dei social network sono state disattivate e l’aggressore non si è più fatto vedere in circolazione.
Vita da schiava
Sfigurata, la cantante ha raccontato al network nazionale Pro Tv, che da mesi non riceveva pagamenti per i suoi concerti. A fare infuriare Prodan sarebbe stata proprio la richiesta di ricevere quei soldi (si parla di 40.000 euro). La cantante ha anche dichiarato pubblicamente che veniva chiamata “schiava” dal suo fidanzato-manager, umiliata in quanto le si rimproverava di non avere una bella voce (nonostante i record di vendite che, per la stampa rumena, sono paragonabili a quelle di star come Madonna o Lady Gaga) e le si chiedeva di esercitarsi nello studio di registrazione sino ad episodi in cui sarebbe addirittura svenuta esausta.
Tutto nella vita di Alexandra sarebbe stato gestito da Prodan: la questione dei diritti, dove e quando tenere i concerti… La 24enne avrebbe anche provato a togliersi la vita, secondo quanto da lei stessa dichiarato.
Ora la cantante sembra intenzionata a chiedere alla giustizia romena che Prodan non si possa avvicinare ai luoghi che lei frequenta, nonostante in una prima fase avesse dichiarato di averlo perdonato e di non desiderare per lui la condanna al carcere. Intanto Prodan è a piede libero e, sui quotidiani romeni, è stato riportato che il manager sarebbe concentrato sulla promozione di una nuova e giovane cantante ucraina.
La violenza in tv
Il caso di Alexandra Stan ha fatto da apripista per una valanga di racconti di casi di violenza domestica confessati durante varie trasmissioni televisive, in cui note cantanti e donne di spettacolo hanno ammesso di essere state nel passato per anni vittime di violenze da parte del fidanzato o del marito. Alcune hanno parlato solo di violenza psicologica, altre invece hanno mostrato le cicatrici rimaste dopo essere state picchiate ripetutamente.
Sui media rumeni in questi giorni sono intervenuti numerosi esperti che hanno spiegato come spesso, tra le mura domestiche, da una violenza verbale, si passa a quella psicologica, finendo con quella fisica. Naturalmente, oltre alle donne coinvolte, molta sofferenza coinvolge anche i figli. Secondo studi in merito pubblicati sul portale della polizia rumena i bambini che crescono in un ambito familiare violento soffrono di malattie fisiche inspiegabili, subiscono uno sviluppo fisico più lento, provano ansia, senso di colpa e in molti casi presentano problemi scolastici e nel comportamento.
Solitudine
Come intervengono le istituzioni? In pratica le donne sono lasciate da sole. I passi fatti dalle autorità per consigliarle e sostenerle sono pochi. Oltre alla mancanza di educazione nelle scuole sul tema, la Romania si confronta ancora con l’eredità del regime comunista e con una mancanza di rispetto nei confronti del semplice cittadino e ancor meno nei confronti delle cittadine.
I cittadini si trovano a subire umiliazioni di ogni tipo negli ospedali, nell’amministrazione pubblica, nella aule dei tribunali. E sono in questo, va sottolineato, allo stesso tempo vittime e "carnefici". Questa mancanza di rispetto avviene anche in casa e le istituzioni non pongono a questo rimedio: chi è più forte, in questo caso fisicamente, prova a ridurre al silenzio l’altro.
Recentemente il ministero della Famiglia ha lanciato un dibattito pubblico su una proposta di Strategia nazionale per prevenire e combattere il fenomeno della violenza in famiglia. Una strategia per il periodo 2013-2018. Quest’apertura potrebbe rappresentare un primo passo a favore delle vittime della violenza. Un fenomeno che purtroppo non colpisce la sola Romania. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità più di una donna su tre nel mondo ha subito violenza fisica o sessuale. Mentre di tutte le donne uccise nel 2012, il 38% sono state ammazzate dai propri compagni.
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