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Romania: la scuola parte in presenza, con i problemi cronici di sempre

Tre milioni di studenti hanno iniziato ieri la scuola, in presenza nonostante la quarta ondata di Covid-19. Nelle aree rurali il 40% degli istituti è senza fognature

14/09/2021, Mihaela Iordache -

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La campanella ha suonato ieri, come in molte scuole in Italia, anche in Romania. Tre milioni di studenti hanno iniziato in presenza il nuovo anno scolastico che avrà una durata di 34 settimane. Le autorità hanno però già annunciato che da ottobre le scuole potrebbero chiudere di nuovo (tranne asili nido, materne o nei casi di bisogni speciali) e passare in DAD (didattica a distanza) se i contagi dovessero superare i sei casi per mille abitanti.

A rischiare di trovarsi in questa situazione – avverte il ministro dell’Educazione Sorin Cîmpeanu – in particolare la capitale Bucarest. In realtà già in undici località, per un totale di 2400 studenti, si è iniziata la scuola solo online.

L’inizio dell’anno scolastico durante la quarta ondata della pandemia di Covid-19 sarà comunque segnato dalle regole contro la diffusione della pandemia: mascherina obbligatoria, distanziamento tra i banchi di un metro, arieggiare il più possibile le aule. Inoltre, se un bambino risulta positivo, tutta la classe va in quarantena per otto giorni. Se, al termine di quest’ultima, tutti risultano negativi gli alunni potranno rientrare in classe. Tutti i  venerdì la Direzione della Salute Pubblica comunicherà comunque quali saranno le regole per la settimana a seguire.

Dopo una tregua estiva stanno aumentando anche in Romania le infezioni da Covid-19, con oltre 2500 casi registrati al giorno. Inoltre la campagna vaccinale non ha avuto risultati significativi, con solo il 30% della popolazione vaccinata. 

La situazione migliora fino ad un 61% di vaccinati tra il personale scolastico. Intanto il coordinatore della campagna vaccinale, il medico Valeriu Gheorghiță, ha annunciato la necessità di organizzare l’immunizzazione anche nelle scuole. Il vaccino potrà essere somministrato quindi negli studi medici delle scuole oppure grazie a cliniche mobili.

Sino ad ora hanno ricevuto il vaccino meno del 10% di bambini e ragazzi tra i 12 e i 18 anni. La campagna vaccinale per le scuole e le università è volontaria e riguarda il personale scolastico, gli alunni e gli studenti, nonché i genitori. L’obiettivo resta assicurare il più possibile la scuola in presenza ma la politica rumena non ha mai parlato della necessità di introdurre alcun “certificato verde”.

Un invito alla scuola in presenza e in sicurezza – durante questa quarta ondata di pandemia – è arrivato nel paese dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Unicef. Quando le scuole sono chiuse, i bambini perdono l’opportunità di studiare, di interagire con i loro amici e rischiano ad essere esposti alla violenza in famiglia. Sono emblematici i racconti di Daniela Niste, vicepreside della scuola media del piccolo villaggio di Seleus (contea di Mures, centro-nord del paese).

Niste ha raccontato durante un evento organizzato dalla fondazione “Romanian Business Leaders”: ”Dopo soli tre giorni dall’inizio del lockdown è arrivato un messaggio sulla pagina Facebook della scuola: signora preside, quando iniziamo la scuola? Non mangiamo da giorni”. Una situazione estrema ma purtroppo comune: è da dieci anni che in quella scuola è aperto un progetto di doposcuola che in collaborazione con una ong, tra le altre cose, offre agli alunni un pasto caldo.

Secondo uno studio realizzato da World Vision l’impatto della pandemia nelle aree rurali della Romania è stato drammatico: per il 40% degli alunni non è stato possibile seguire la scuola online e il 40% dei genitori non è riuscito ad assicurare ai propri figli alimenti, prodotti di igiene oppure medicine a sufficienza.

Senza mezzi termini il quotidiano Adevarul (La Verità) definisce le scuole in molti villaggi romeni “da medioevo” sottolineando che il 38% degli istituti scolastici della Romania non sono serviti da fognature. Nelle città la percentuale si aggira invece intorno al 7%. Ed a conseguenza della mancanza di investimenti nel settore la Romania si ritrova ad essere il paese europeo con le classi più affollate. Eurostat indica come nel paese vi è una maestra per circa 20 bambini, a fronte di una media europea di 13,5. Il tutto, con le regole anti—pandemia, rende le cose ancora più difficili.

Un altro punto sensibile della scuola romena resta l’abbandono scolastico. Per l’esame di terza media si sono iscritti quest’anno il 90% degli alunni, il che significa che circa 16.000 studenti hanno rinunciato a studiare. Secondo i dati ufficiali quattro bambini su cinque finiscono la scuola media mentre solo sette su dieci concludono le scuole superiori. La maggior parte dei bambini che abbandonano la scuola vive in aree rurali, in famiglie povere, spesso appartenenti alla comunità rom. Spesso emarginati dal settore scolastico anche i bambini con disabilità.

Del resto si stima che ben il 30% dei bambini romeni vivano al di sotto della soglia di povertà e la Romania continua a collocarsi tra i paesi europei con il più alto numero di analfabeti funzionali (persone capaci di leggere e scrivere, ma prive di molte competenze utili nella vita quotidiana).

Il primo ad inviare un messaggio per l’inizio dell’anno scolastico 2021-2022 è stato il Patriarca Daniel. La guida della Chiesa ortodossa romena ha parlato dell’utilità ma anche dei limiti dell’educazione online nonché del ruolo della famiglia nella formazione dei bambini.

Il nuovo anno scolastico in Romania inizia in un contesto politico di instabilità, con una coalizione al governo in crisi. Una crisi politica che si aggiunge a quella economica, con un indice di inflazione che nel mese di agosto ha sforato il 5%.

 

Central European Initiative

Questo articolo è stato pubblicato con il sostegno di Central European Initiative – Executive Secretariat

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