Romania: la scuola dimenticata
In Romania si è aperto l’anno scolastico in un clima di pochi cambiamenti e poche risorse a disposizione. Un approfondimento
La Romania, uno dei paesi dell’est Europa in cui il regime comunista fu più duro, può sicuramente dire di avere già realizzato molti dei suoi sogni: fa ormai parte dell’Unione Europea (2007) e della Nato (2004); all’interno dell’UE è tra i paesi che stanno registrando la crescita economica più sostenuta (la migliore in tutta l’Unione nel periodo aprile-giugno 2016 con un +1,5%); il paese è inoltre sceso nella classifica della corruzione e oltre 7000 dossier che riguardano corruzione ad alto livello sono al vaglio del suo Dipartimento Nazionale Anticorruzione (DNA).
Ma in tutto questo tempo, a 27 anni dalla Rivoluzione, i governi che si sono succeduti sembrano aver dimenticato due cose: mettere in pratica politiche destinate a migliorare la situazione nel settore sanitario e in quello dell’educazione. Settori chiave. “La Romania si sta dirigendo verso una catastrofe nel caso in cui non si risolva il problema della sanità e dell’educazione”, ha sottolineato per digi24, il filosofo e scrittore Gabriel Liiceanu. Perché, ha spiegato Liiceanu, uno dei più noti intellettuali rumeni “ci sono due cose fondamentali in qualsiasi società: al primo posto la salute, ed è evidente, non si può andare avanti con persone sofferenti dalla mattina alla sera. In secondo luogo il benessere mentale. Senza queste due cose si avrà un popolo malato”.
Intanto in una Romania dove sono sempre meno i bambini e gli studenti – un quarto della popolazione è emigrato nell’ultimo ventennio – il 12 settembre si è aperto l’anno scolastico e il 3 ottobre quello accademico.
Tradizioni
Ogni anno all’apertura dell’anno nelle scuole primarie e nelle scuole medie si segue una tradizione che ricorda il periodo comunista. Genitori e figli, radunati nei cortili, ascoltano un susseguirsi di discorsi. Tutti vogliono parlare, dal preside all’ispettore scolastico, passando per i rappresentanti del ministero sino al prete. Poi la “tradizione” è chiara: ognuno porterà alla maestra un bel mazzo di fiori e la sua cattedra ne risulterà stracolma.
Altra pratica ereditata dal vecchio regime è quello delle ripetizioni. In ogni città vi è un certo numero di insegnanti considerati “i migliori”. I genitori fanno a gara per portarvi i propri figli per ripetizioni, nonostante una lezione di 2 ore, in gruppi di 4-5 studenti, possa costare anche più di 10 euro. Questo rischia di creare ovvi cortocircuiti tra interessi privati e lavoro nelle scuole, come ad esempio portare al trattamento diverso di un proprio alunno a scuola che si ha anche come “cliente” delle lezioni private.
Cambiamento di prospettiva
All’apertura dell’anno accademico, il presidente Klaus Iohannis, di professione professore di fisica, ha rimarcato a Timisoara il basso tasso in Romania degli studenti che riescono a superare con successo la maturità: il 60% l’ultimo anno scolastico.
All’inizio dell’anno scolastico era intervenuto invece il primo ministro Dacian Cioloș, che ha tenuto sottolineare agli studenti che “nella scuola romena deve avvenire un cambiamento di prospettiva. La scuola deve lasciare spazio per esprimervi e per imparare ad essere responsabili e per questo motivo, quest’anno, è stato varato Lo statuto degli scolari, che prevede diritti e responsabilità per gli studenti”.
Secondo questa nuova iniziativa tutti gli studenti delle scuole pubbliche o private avranno ora a disposizione modalità per contestare i voti ricevuti e per dare una valutazione agli insegnanti. Inoltre agli insegnanti viene vietato di rimproverare gli studenti davanti all’intera classe. Rimane un problema diffuso invece che, in Romania, molti genitori continuano a punire i propri figli che non hanno risultati scolastici buoni usando la violenza fisica.
Secondo dati Eurostat l’abbandono scolastico nella scuola dell’obbligo è stato, nel 2014, del 18%, a fronte di una media europea dell’11%.
Inoltre un quarto degli studenti dell’ultima classe delle medie non continua gli studi. Il fenomeno è diffuso soprattutto nell’ambito rurale dove i ragazzi – ma a volte anche i bambini – sono costretti dalle proprie famiglie a lavorare. Molti ragazzi abbandonano la scuola anche a causa della povertà. Nonostante la scuola sia gratuita, le spese legate alla scuola rimangono comunque significative per una famiglia, ad esempio, della Moldavia, la regione più povera della Romania.
Intanto gli insegnanti lamentano stipendi che restano tra i più bassi d’Europa (circa 350 euro al mese per un insegnante all’inizio della propria carriera). L’istruzione però non sembra essere una priorità per la Romania. La Legge sull’educazione prevede di destinare per l’istruzione il 6% del PIL. Cosa mai avvenuta. Per il 2016 il budget destinato all’istruzione è del 3,6% del PIL.
Politica e medaglie
L’attuale ministro dell’Educazione, Mircea Dumitru, ha promesso una de-politicizzazione del sistema. Ma i politici frenano. Il giornale " Romania libera" ha segnalato come i social-democratici stiano tentando di rinviare, per il quarto anno consecutivo, l’organizzazione di concorsi per i dirigenti scolastici. Secondo il quotidiano "i dirigenti vengono nominati e non scelti tramite concorso e possono influire sul corretto svolgimento delle elezioni negli ambienti rurali dove si possono trasformare in veri e propri agenti elettorali".
Intanto, più che riformare il sistema, ci si accontenta delle medaglie. La stampa rumena in queste settimane ha sottolineato che la scuola romena continua a sfornare anche studenti eccellenti: 2 medaglie di oro e tre di argento-vinte dagli studenti del Liceo Internazionale di Informatica di Bucarest a luglio durante l’Olimpiade Internazionale di Fisica (Svizzera), 5 medaglie di argento e una di bronzo all’Olimpiade Internazionale di matematica (Hong Kong-6-16 luglio), 3 medaglie d’oro e una d’argento (primo posto in Europa, secondo nel mondo dopo la Cina) all’Olimpiade Internazionale di Chimica (23 luglio-1 agosto, Tbilisi-Georgia) …
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