Romania: la corruzione e il vertice dei Socialdemocratici
Il presidente del principale partito romeno, Liviu Dragnea, accusato di aver sottratto fondi per decine di milioni di euro quando era un amministratore locale
La piovra della corruzione sembra aver avvolto i suoi tentacoli, in Romania, anche attorno ai vertici del Partito Social Democratico (PSD), il partito principale della coalizione al governo della Romania. Mentre ogni domenica stanno scendendo in piazza migliaia di persone per protestare contro le proposte di riforma, volute dal PSD, all’attuale normativa sulla giustizia, il Dipartimento Nazionale Anticorruzione (DNA) ha notificato nuove accuse all’indirizzo del leader dei Social democratici, Liviu Dragnea.
Dragnea, pur non ricoprendo la carica di primo ministro, è considerato colui che a Bucarest fa e disfa i governi. Un uomo politico che sembra non perdere mai la calma, con un tono della voce basso e molto sicuro di sé.
Dragnea, che non è divenuto premier a causa di una norma che vieta di ricoprire tale carica a chi ha trascorsi con la giustizia, si è sempre dichiarato una vittima del “sistema parallelo”, di un supposto intreccio tra magistratura e servizi segreti, che il vice-segretario generale del PSD, Codrin Stefanescu, non ha esitato a chiamare nuova Securitate (la Securitate era la polizia politica del dittatore Nicolae Ceaușescu).
Liviu Dragnea, che è anche presidente della Camera dei Deputati, è stato chiamato lunedì 13 novembre al Dipartimento Nazionale Anticorruzione. Si è venuto poi a sapere che è indagato per associazione a delinquere, abuso d’ufficio e frode di Fondi europei, per un danno che si aggirerebbe attorno ai 21 milioni di euro.
Sottratti milioni di euro
La DNA ha reso pubbliche le accuse in un comunicato stampa. Dragnea viene accusato, quand’era presidente del Consiglio della Contea di Teleorman, agli inizi degli anni 2000, di aver costituito un gruppo a delinquere per favorire l’azienda Tel Drum. Si tratterebbe di un gruppo formato anche da funzionari pubblici e uomini d’affari.
La Reuters ha rilanciato a livello internazionale le accuse mosse dalla DNA ribadendo che Dragnea è sospettato di aver ottenuto in modo illecito somme importanti ricavate da contratti per acquisti pubblici e lavori pubblici finanziati con fondi interni ed europei.
L’inchiesta del Dipartimento Nazionale Anticorruzione ha preso avvio da una nota inviata nel 2016 dall’Ufficio Europeo Antifrode (OLAF) in merito al sospetto di utilizzo illegale di fondi europei per i lavori di ammodernamento delle strade nella contea di Teleorman, nel sud del paese. Il direttore dell’OLAF, Nicholas Ilett, ha dichiarato – secondo l’Agenzia di stampa romena Agerpress – "l’esempio perfetto della collaborazione positiva tra l’OLAF e le autorità nazionali".
La reazione di Dragnea
In conferenza stampa il presidente del PSD ha respinto tutte le accuse riportate in quello che è ormai il terzo dossier penale a suo nome. Dragnea ha precisato di non aver alcun collegamento con l’azienda TEL Drum e di essere in attesa di verificare le prove che avrebbero in mano i magistrati anticorruzione. Dragnea ha sottolineato che quasi tutti i membri del vertice del PSD hanno dossier penali aperti e che questo è una dimostrazione che si vuole colpire ed affossare il PSD, il principale partito della Romania.
I politici romeni non hanno fatto a gara a commentare la situazione del leader del PSD. Molti di loro – sia al potere che all’opposizione- hanno problemi con la giustizia. Spesso fanno scudo in modo bi-partisan in parlamento votando contro le richieste della magistratura in merito alla sospensione dell’immunità parlamentare.
Tra le poche reazioni vi è stata quella dell’ex commissario europeo nonché ex premier di un governo tecnico, Dacian Ciolos. Sulla sua pagina Facebook Ciolos ha redatto un post facendo riferimento a precedenti dichiarazioni antieuropee dei sostenitori di Dragnea: “Un nuovo dossier penale che riguarda possibili fatti di corruzione con fondi europei è stato aperto dal DNA su informazioni ottenute dall”Ufficio Europeo Antifrode. Solo ora capiamo meglio perché quelli di Bruxelles sono colpevoli del disastro della Romania, insieme allo stato parallelo, costituito probabilmente da coloro i quali osano indagare sulla corruzione di alto livello”.
Il giorno successivo alle rivelazioni della DNA è intervenuto anche il presidente della Romania Klaus Iohannis, attraverso la sua portavoce Madalina Dobrovolschi. Quest’ultima ha sottolineato che in Romania non vi è alcuno stato parallelo e che quest’espressione è stata inventata da chi ha un problema con la giustizia .
Draghi e uomini forti
La stampa romena si è divisa sulla questione Dragnea. Vi è chi appoggia il leader del PSD, dandogli la possibilità di partecipare a trasmissioni in prima serata, come Romania tv e altri che lo criticano. Su www.adevarul.ro, il giornalista Ion M. Ionita scrive su come “Tel Drum” sia un “drago” che può inghiottire Dragnea e il suo partito.
Ma non è affatto scontato. L’uomo forte della politica romena è sostenuto dal proprio partito e dagli alleati dell’ALDE (Alleanza dei liberal democratici), al governo. Il leader dell’ALDE, nonché presidente del Senato, Calin Popescu Tariceanu, ha definito l’inchiesta all’indirizzo di Dragnea come un tentativo di ribaltare l’attuale maggioranza ed ha sottolineato che fino ad una decisione finale della giustizia, ogni persona accusata resta innocente.
Intanto l’attuale maggioranza sta in tutta fretta procedendo per modificare le leggi sulla giustizia, accendendo la scena politica romena: in molti, per protesta, stanno scendendo da settimane per le strade.
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