Romania-Iraq: la prima vittima
Collaborava assieme ai militari italiani nel formare la polizia irachena. E’ rimasto ucciso nell’attentato del 27 aprile scorso a Nassiriya. E’ la prima vittima tra gli 860 soldati romeni stanziati in Iraq
La settimana scorsa in Iraq insieme ai tre militari italiani è caduto anche il caporale della polizia militare romena, Bogdan Hancu, 28 anni. Hancu è stato il primo soldato romeno ucciso in missione in Iraq dove la Romania è presente con 860 soldati nella coalizione guidata dagli USA.
Hancu era uscito dalla base asieme ai colleghi italiani – fiero di essere l’unico romeno tra loro, aveva detto poco prima per telefono ai parenti – in quella che tragicamente sarebbe stata anche la loro ultima missione.
Il giovane caporale (promosso sottotenente alla memoria) era in missione in Iraq da gennaio ed apparteneva ad un’unità comprendente un centinaio di uomini della polizia militare dislocata nella base di Camp Mittica e, come i colleghi italiani, era impegnato nell’addestramento della polizia irachena.
Bogdan che si era diplomato come assistente sanitario e aveva intrapreso poi la carriera militare anche per tradizione di famiglia e dal 2003 prestava servizio nella città di Iasi, nell’est della Romania. La tragedia ha provocato nel paese un’ondata di commozione e dolore, una serie di dichiarazioni politiche soprattutto sull’opportunità di restare in Iraq, ma anche commenti taglienti sulla stampa di Bucarest.
La perdita ha colpito prima di tutto la famiglia. La moglie, i genitori e la sorella di Bogdan hanno appreso dai giornalisti del tragico accaduto. Entrambi i genitori di Bogdan sono stati militari di carriera e avevano in qualche modo messo in conto i rischi della professione. Il padre ha provato a spiegare che suo figlio era andato in Iraq perché così poteva essere promosso prima, che era molto bravo in inglese e computer e che per queste capacità era stato scelto. La nonna ricordava invece che suo nipote doveva pagare il mutuo acceso per acquistare un appartamento. Mentre la madre dichiarava ai microfoni della BBC che "nulla può sostituire la vita di mio figlio, anche se diventerà un eroe". Poi sottolineava che "non dobbiamo essere presenti là. E’ diverso invece per le missioni umanitarie come in ex Jugoslavia, per costruire ponti, strade, scuole".
Il presidente romeno, Traian Basescu, ha affermato dal canto suo che il caporale Bogdan Hancu fa parte di quegli eroi "che mettono in pericolo la propria vita ogni giorno, là dove il terrorismo rappresenta una realtà quotidiana". E’ intervenuto anche il primo ministro Calin Popescu Tariceanu che ha confermato con fermezza, fin dal giorno della tragedia, l’intenzione di mantenere propri militari in Iraq. Per queste sue dichiarazioni è stato aspramente criticato dalla stampa.
Di diversa opinione invece il presidente del principale partito d’opposizione, i social-democratici. Mircea Geoana ha richiesto venga stabilito un calendario per il ritiro dei militari, la cui missione è iniziata proprio mentre lui era ministro degli Esteri. L’ambasciatore USA a Bucarest, Nicholas Taubman, si è dichiarato "riconoscente perché l’America ha un alleato così coraggioso e di fiducia nell’ambito della guerra contro il terrorismo". Molti anche i comunicati istituzionali. Il ministero della Difesa "apprezza la devozione e la professionalità con cui i militari romeni portano a buon fine le missioni secondo gli impegni assunti dal paese". Il ministero degli Esteri ha voluto invece ricordare che " le truppe romene si trovano in Iraq in base ad una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU e contribuiscono a mantenere uno stato di sicurezza che permetta lo sviluppo in buone condizioni del processo politico interno per riportare l’Iraq alla normalità".
Dalle pagine del quotidiano "Gindul"(il Pensiero) il direttore scrive che Bogdan Hancu è andato in Iraq come volontario e per una indennità di 70 dollari al giorno oltre al normale stipendio. Il giornalista dubita anche sull’eroismo del militare aggiungendo: "Se questo si chiama eroismo allora credo che tutti i romeni andati all’estero per raccogliere fragole, spazzare le strade, badare o fondere cemento armato e che vogliono ritornare nel paese con i soldi guadagnati, sono eroi della Romania. Loro rischiano di morire negli infortuni, negli attentati come è accaduto in Spagna, rischiano di contrarre gravi depressioni psichiche, come in tanti casi, oppure rischiano che i loro bambini, lasciati a casa si suicidano per la solitudine".
Dal Jurnalul National "(Giornale nazionale) un altro giornalista, analista militare, ricorda le difficoltà che i militari devono affrontare in Iraq, dai 70 gradi di temperatura, ai 25 kg di giubbotti antiproiettile, al peso delle munizioni ecc. C’è poi un altro aspetto controverso su quale il commentatore del giornale si sofferma: "Molta gente crede che i militari romeni facciano a gara per andare in missioni all’estero solo per i soldi. Forse alcuni sono motivati dal fatto di guadagnare 2000 dollari al mese. Ma una grande parte di loro mi hanno confessato a Kandahar, Talil, Basra o Kabul, di aver voluto ad ogni costo lottare al fianco dei militari americani, italiani, e francesi. La loro ambizione professionale va oltre ogni dubbio".
C’è quindi chi critica apertamente e fortemente la presenza della Romania in Iraq, mentre la classe politica insiste sull’importanza della lotta contro il terrorismo. L’anno scorso mentre tre giornalisti romeni erano ostaggi in Iraq, un sondaggio di opinione indicava che il 70% degli intervistati desiderava il ritiro delle truppe. Per ragioni politiche o strategiche la posizione della Romania è quella di alleato fedele agli USA. 860 militari in Iraq e 900 in Afganistan lo testimoniano. Il Capo dello stato, Traian Basescu, ha avanzato l’idea di una diplomazia attiva dentro la quale la Romania giochi un ruolo importante nella regione strategica del Mar Nero mentre un asse molto caro al presidente sarebbe Washington – Londra – Bucarest. La Romania sembra insistere su questa strada ma in molti si chiedono dove sia il guadagno. I più ottimisti sono quelli che pensano a lungo termine. Tra poco ad esempio il paese ospiterà basi americane.
Nel frattempo, dal funerale di Bogdan Hancu, il Capo di stato maggiore della difesa, Eugen Badalan, ha assicurato, con le lacrime agli occhi, che "faremo tutto il possibile per garantire la sicurezza ai nostri militari", ma ha anche aggiunto che " dobbiamo essere coscienti che malgrando tutti i nostri sforzi tragedie simili si possono ripetere".
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