Romania: il tabù delle malattie sessualmente trasmissibili
Mihai Eminescu è uno dei simboli sacri della cultura romena. L’utilizzo della sua immagine in una campagna di sensibilizzazione sulle malattie sessualmente trasmissibili ha provocato scalpore. E proprio non è andata giù al ministero della Cultura
(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 17 agosto 2014)
Cosa di meglio per colpire l’attenzione dell’opinione pubblica romena che non l’utilizzo dell’immagine di Mihai Eminescu in una pubblicità di un prodotto contro le malattie sessualmente trasmissibili?
Il 22 luglio scorso l’azienda Veneris ha lanciato una campagna pubblicitaria per promuovere una serie di test in grado di rilevare queste malattie. “Le malattie sessualmente trasmissibili non sono una novità”, si poteva leggere sui grandi cartelloni pubblicitari. E sopra lo slogan, l’immagine in bianco e nero del poeta romantico nazionale. Anche se alcuni lo contestano ancora, non è più un segreto per nessuno che Eminescu è morto di sifilide nel 1889, all’età di 39 anni.
Reazioni virulente
La campagna ha causato un’onda di reazioni da parte degli internauti. Con commenti virulenti contro la Veneris. “Prendete in giro un simbolo nazionale ed anche se Eminescu avesse avuto una ventina di malattie sessualmente trasmissibili rimane un genio per i romeni”.
Altri si sono interrogati sul diritto dell’azienda di “profanare la memoria e la tomba del grande Eminescu sfruttando la sua immagine per il marketing”. E lo stesso internauta dichiara che “questo grande poeta è santo per tutti noi […] col vostro gesto avete colpito in viso tutti quelli che lo amano”.
Anche il ministro della Cultura è sceso in campo e, con un comunicato, ha affermato di essere “indignato”. Ha dichiarato di aver constatato “con stupore che il grande poeta romeno era stato utilizzato in maniera abusiva in questa campagna pubblicitaria. Questo tipo di azioni è rivoltante e non è conforme alle buone pratiche di utilizzo delle opere d’arte”. Il ministero ha poi richiesto formalmente che la campagna venisse sospesa.
Mihai Eminescu ne sarebbe stato felice
Veneris ha però rifiutato di farlo. Sul suo profilo Facebook ha argomentato la decisione di aver utilizzato l’immagine del poeta: “Ce l’aveva o no? Poco importa e non possiamo più rispondere a questa domanda. E’ da 125 anni che questa controversia esiste e sarebbero stati più utili 125 anni di educazione sessuale”. Per poi concludere: “E’ tempo di parlare apertamente di questo problema, di uscire dal tabù e assumersi questa responsabilità”.
Anche l’ong ActiveWatch ha reagito chiedendo al ministero della Cultura di ritornare sui suoi passi. Ad avviso degli attivisti infatti “se il ministero considera un insulto l’accostamento dell’immagine di Eminescu con una malattia venerea ciò significa che quest’istituzione stigmatizza le malattie sessualmente trasmissibili. Tramite questi pregiudizi incoraggia l’ignoranza e favorisce il propagarsi di queste malattie tra la popolazione”.
Inoltre i rappresentanti dell’ONG si dicono convinti che “se Eminescu fosse stato in vita sarebbe stato felice di difendere la salute dei romeni e di partecipare ad una campagna pubblicitaria contro le malattie sessualmente trasmissibili”.
Il grande poeta purtroppo non è più qui per darci il suo punto di vista, ma il dibattito è ormai aperto…
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