Romania: il racket della scuola
Sono tra i dipendenti pubblici che hanno più visto erodersi, dagli anni ’90 in poi, il loro potere d’acquisto. Ed allora ciò che erano prima semplici regali sono divenuti, nel tempo, una sottile forma di corruzione
(Pubblicato originariamente su Les Nouvelles de Roumanie)
Natale, Pasqua, 8 marzo, fine dell’anno scolastico, compleanni… le occasioni per fare un regalo agli insegnanti sono numerose. Prima della caduta del comunismo ci si limitava a gesti conviviali: mazzi di fiori, una scatola di cioccolatini, a simbolo della riconoscenza dei genitori e degli studenti, come avviene in molti paesi. A quei tempi gli insegnanti ricevevano salari sui livelli degli altri rumeni e non sarebbe venuto in mente a nessuno di sganciare dalle proprie tasche soldi in più per loro.
Da allora le cose sono cambiate drasticamente e si è avviato uno scivolamento sin dall’inizio degli anni ’90. I salari dei dipendenti pubblici non sono aumentati quanto è aumentato il costo della vita e ne è stata gravemente menomata la capacità d’acquisto. I funzionari pubblici inoltre hanno pagato ampiamente il costo dei vari piani di austerità. Tra loro i più danneggiati sono stati ad esempio i medici, con uno stipendio medio ad inizio carriera di circa 300 euro. Ma avevano a loro vantaggio un modo per cambiare la situazione: mazzette che non si esita a versare se si tratta della salute e emigrazione all’estero. Quest’ultima ha poi portato recentemente a migliori condizioni salariali perché le autorità rumene temevano un collasso del sistema sanitario per mancanza di personale.
Agli insegnanti è andata peggio
Agli insegnanti è andata molto peggio anche perché, potendone fare a meno nel breve termine e non avendo le stesse prospettive lavorative all’estero, avevano minori strumenti di pressione sul governo. La degenerazione è iniziata con la diffusione sempre maggiore delle lezioni provate, fatte dagli insegnanti per sbarcare il lunario. Con un effetto perverso: la percezione che gli studenti che le facevano divenissero i “favoriti” dai professori quando poi si doveva dare i voti, giudicare, essere promossi o meno alla classe successiva. Tutti i genitori si sono allora sentiti in obbligo di seguire l’andamento generale. E dato che lo stato della società rumena in generale non spinge alla virtù, la piaga della corruzione si è insinuata e per alcuni versi è anche comprensibile.
Oggi i “regali” ricevuto dai professori vanno dal semplice mazzo di fiori all’I-pod. Il ventaglio è molto ampio: pacchetti di caffè, gioielli in oro, profumi di alta gamma, servizi da tavola, vasi in cristallo, tende, apparecchi elettronici. A questo si aggiungono buste con contanti, 400-500 euro a classe o più, soldi raccolti da uno dei genitori con ciascuno nella classe che versa dai 10 ai 50 euro.
Il quotidiano Adevarul ha realizzato un’inchiesta sul fenomeno, in tutte le contee della Romania. In modo poco prevedibile è emerso che sarebbero le scuole materne e quelle primarie le più colpite da queste pratiche anche se non ne sono risparmiate le scuole superiori; sembrerebbe inoltre che i centri rurali siano meno coinvolti di quelli urbani, piccoli o grandi che siano.
20-50 euro a famiglia
Dall’inchiesta di Adevarul risulta che su ogni famiglia peserebbe la somma all’anno di una media dai 20 ai 50 euro, senza che tra questi vengano contati i soldi richiesti ai genitori direttamente dalle scuole per dotare gli studenti di materiali e strumentazione didattica che il servizio pubblico non è in grado di garantire.
E da quanto emerge non è per generosità che i genitori mettono mano al portafogli ma per la paura di vedere i propri figli discriminati rispetto agli altri scolari e studenti. Se in alcuni istituti le buste con i soldi vengono date nell’anonimato, in altre è risultato vi sia indicata una vera e propria lista, con le somme versate da ciascuno adeguatamente segnate.
Dato questo stato generale delle cose, Adevarul ha messo in risalto alcuni casi limite. Così a Bacau una professoressa di francese scontenta del servizio da caffè che le era stato regalato l’avrebbe fatto sapere. Il rappresentante di classe dei genitori avrebbe risolto il problema dandole un buono d’acquisto in un negozio di profumi di lusso dove quest’ultima ha poi potuto fare la scelta che l’ha soddisfatta. Per evitare questo tipo di disguidi alcuni genitori avrebbero aperto una sorta di “liste di matrimonio” dove gli insegnanti possono segnare ciò che preferiscono.
Nelle scuole della borghesia di Costanza non si va per il sottile, a detta di Adevarul: abiti di marca, braccialetti con qualche pietra preziosa, gite all’estero, flaconi di profumo da 300 euro. A Focşani i genitori avrebbero accompagnato un professore in un grande magazzino per acquistare la tv al plasma che aveva da sempre desiderato.
Qualcuno ha infine anche un senso più raffinato degli affari. In una scuola di Slatina (contea di Olt) dove è obbligatorio portare l’uniforme – secondo quanto riporta Adevarul – i genitori sono obbligati ad acquistarla presso un’azienda segnalata dagli insegnati a cui poi spetterebbe un 10% del valore degli acquisti…
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