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Romania: il fango della corruzione

In Romania una serie di inchieste su gravi fatti corruttivi e i relativi arresti hanno scosso la classe politica e scandalizzato per l’ennesima volta la società civile. Una rassegna

10/04/2015, Mihaela Iordache -

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In Romania dalle indagini del Dipartimento nazionale anticorruzione (DNA) sta emergendo una corruzione endemica e senza colore politico, con coinvolti nomi rilevanti della politica locale, che negli ultimi anni avrebbe danneggiato lo stato romeno per centinaia di milioni di euro.

La pupilla di Băsescu

Si trova in custodia cautelare, prima in carcere e poi ai domiciliari, Elena Udrea la donna più influente e più controversa della recente politica romena. Ex ministra del Turismo e delle Politiche regionali, candidata alle elezioni presidenziali dell’anno scorso, la Udrea è da dieci anni al centro dell’attenzione grazie al suo rapporto speciale con l’ex presidente rumeno Traian Băsescu. Talmente speciale da alimentare le più audaci speculazioni sulla sua influenza sulle scelte dell’allora presidente, che per alcuni sarebbe stata in alcuni casi decisiva.

Elena Udrea dovrà rispondere in tribunale di pesanti accuse di corruzione che comprendono incasso di tangenti, riciclaggio di denaro sporco e traffici illeciti vari. Sarebbe finita nei guai inizialmente per aver intascato tangenti per 500mila euro promettendo il suo interessamento a un uomo d’affari coinvolto in un processo. Ma rischia d’essere solo la punta dell’iceberg, vi sarebbero questioni ben più rilevanti che arriverebbero a coinvolgere anche aziende come Microsoft.

Ministri in manette

Cinque anni di reclusione sono stati invece recentemente comminati a Monica Iacob Ridzi, ex ministra della Gioventù, accusata di corruzione e abuso d’ufficio.

Dal 2 aprile scorso è in custodia cautelare anche il ministro delle Finanze (nel frattempo dimessosi), Darius Valcov, per traffico d’influenze. Anni fa, nel periodo in cui era il sindaco della città di Slatina, Valcov avrebbe incassato – per intervenire su alcuni appalti – circa due milioni di euro. Secondo i media romeni avrebbe già confessato la ricezione di tangenti per 1 milione e mezzo di euro. Le indagini giudiziarie dimostrano come l’ex ministro era “discreto”: incassava 400.000 euro per volta e tutto avveniva lontano dal suo ufficio, per precisione, in un cimitero. Nascosti dietro a falsi muri nelle case di parenti e amici di Valcov, gli inquirenti hanno inoltre trovato 101 quadri, firmati tra gli altri da Pablo Picasso (2 incisioni e un disegno a carboncino), Andy Warhol, Nicolae Tonitza. Altri 47 quadri sono stati consegnati agli inquirenti direttamente da Valcov.

Si è per ora protetto sotto l’ombrello dell’immunità parlamentare il senatore Dan Sova. La richiesta della Direzione Nazionale Anticorruzione di fermo e custodia cautelare nei confronti dell’ex ministro dei Trasporti è stata infatti bocciata, seppur di poco, dal Senato. I reati di cui è accusato risalgono alla seconda parte dello scorso decennio, quando Sova, in veste di avvocato, avrebbe attinto a soldi pubblici attraverso una serie di contratti di consulenza conclusi con due aziende del campo dell’energia.

La piovra della corruzione in questi mesi è arrivata sino alla famiglia del premier, il social-democratico Victor Ponta. Il cognato di Ponta, marito di sua sorella si trova infatti in carcere dal 18 febbraio scorso, accusato di evasione fiscale e peculato su fondi dell’Unione europea.

Tutelare le istituzioni

Davanti a questi gravi fatti di cronaca il presidente romeno Klaus Iohannis, eletto lo scorso dicembre, non ha tardato a farsi sentire. Secondo Iohannis quanto sta emergendo non compromette solo le persone coinvolte, ma la classe politica romena nel complesso e la credibilità delle stesse istituzioni. “Il mio messaggio è uno solo: nessuno è sopra la legge e gli uomini politici hanno una doppia responsabilità, rispettare i loro elettori e rafforzare con l’onore e correttezza le istituzioni dello stato”, ha fatto sapere dalla sua pagina Facebook il presidente.

Le pene a cui sono andati incontro sino ad ora i politici coinvolti in casi di corruzione non si sono dimostrate dei grandi deterrenti: nella peggiore delle situazioni hanno fatto qualche anno di carcere e spesso hanno scontato quanto comminato solo in parte.

Recentemente sono stati rilasciati, dopo un periodo passato in carcere per accuse di corruzione, molti nomi noti al pubblico romeno. Tra questi Gigi Becali, patron della squadra di calcio Steaua Bucarest, e George Copos, uomo d’affari condannato nel 2014 per frode, evasione fiscale e riciclaggio in connessione con il trasferimento di giocatori legati alla squadra di calcio di cui è azionario di maggioranza, il Rapid Bucharest. “Gli erano stati comminati 1481 giorni di reclusione: di questi ne ha scontati 400”, sottolinea Gazeta Sporturilor. Martedì scorso Copos è stato liberato in quanto avrebbe già scritto “cinque opere scientifiche”, testimonianza di buona condotta. Nel frattempo però uno storico romeno, Cătălin Parfene, lo ha denunciato per plagio ed ha chiesto all’amministrazione del Penitenziario in cui era recluso di rendere pubblici questi lavori scientifici.

La stampa di Bucarest scrive che potrebbe essere liberato quest’anno anche Cristi Borcea, un altro condannato nell’ambito del dossier sui trasferimenti illegali di giocatori di calcio. Borcea ha sorpreso l’opinione pubblica anche dal carcere quando è stato rivelato che la sua cella è stata ristrutturata e dotata di moquette, televisore e di un termosifone elettrico. In prigione, chi dispone di soldi, non sconta la pena come chi non ne ha.

Direttive

La Romania e gli altri stati dell’Unione sono obbligati secondo una Direttiva europea, varata l’anno scorso, ad introdurre nella propria legislazione entro il 2016 disposizioni in merito alla confisca delle ricchezze ottenute in modo illecito. Lo ha ricordato recentemente Radio Free Europe.

Secondo la Direzione Nazionale Anticorruzione, le sentenze divenute definitive nel 2014 avrebbero dovuto implicare la confisca e il recupero di oltre 300 milioni di euro. Il fisco sino ad ora ne ha recuperato solo il 10%. Secondo Radio Free Europe “vi sarebbero gli strumenti per procuratori e giudici per combattere la corruzione ma allo stesso tempo il fisco continua a restare un’istituzione debole, che non ha sufficiente volontà per garantire al patrimonio dello stato le somme che provengono da reati”.

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