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Romania: è stallo istituzionale

Il governo va al muro contro muro con la presidenza, togliendole i fondi. E intanto nel partito di maggioranza, i Social-democratici, emerge qualche voce critica rispetto al suo leader assoluto Liviu Dragnea

07/09/2018, Mihaela Iordache -

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In Romania si è ormai allo stallo istituzionale dopo che il governo ha deciso di tagliare i fondi destinati ai servizi segreti e al Presidente della Repubblica. Il governo di Bucarest ha infatti approvato mercoledì una rettifica di bilancio per il 2018, senza la necessaria approvazione del Consiglio Superiore della Difesa (CSAT). Il primo ministro Viorica Dancila ha spiegato che “l’esecutivo non accetterà che i diritti dei romeni in materia di pensioni, salari e salute siano messi in pericolo dalla lotta politica”, aggiungendo di aver provato a convincere il presidente Klaus Iohannis che la rettifica di bilancio andava fatta nella formula presentata dal governo per non compromettere il buon andamento dell’economia.

Dal suo canto, il Capo dello stato ha dichiarato che è in pericolo la sicurezza nazionale, che le istituzioni sono in stallo e ha chiesto all’istituzione Avvocato del Popolo di intervenire in quanto il primo ministro starebbe a suo avviso forzando i limiti della Costituzione. Nel comunicato stampa che arriva da Palazzo Cotroceni, sede della presidenza  della Romania, si legge che è "inammissibile l’approccio dell’esecutivo, poiché l’approvazione del Consiglio Superiore della Difesa è necessaria quando si tratta di bilanci che riguardano istituzioni coinvolte nella sicurezza nazionale". Iohannis ha accusato il governo PSD-ALDE (Social-democratici di Dragnea e i liberal democratici di Tariceanu) di mancanza di visione e senso di responsabilità sottolineando il modo disastroso in cui a suo avviso viene gestita l’attività governativa che porterà a suo parere la Romania a dover affrontare difficoltà maggiori delle attuali.

Il capo dello stato ritiene che i responsabili per la situazione difficile in cui si trova la Romania siano sia i membri poco preparati del governo, sia i partiti politici che continuano ad appoggiare “il più incompetente governo degli ultimi 30 anni”.

Il sindaco di Bucarest chiede a Dragnea di dimettersi

In questi giorni per la prima volta Liviu Dragnea il presidente del PSD, il più grande partito della Romania, è stato criticato non solo dall’opposizione o da rappresentanti della società civile ma dall’interno del suo partito, che guida con il pugno di ferro.  Il sindaco di Bucarest, Gabriela Firea, nonché vicepresidente del partito ha infatti chiesto a Dragnea di ritirarsi dalla guida del PSD per il bene del partito e del paese.

Oltre ad accusarlo di guidare il partito in maniera dittatoriale, Firea lo ritiene responsabile di aver bloccato i grandi progetti che riguardano lo sviluppo della capitale. Secondo il sindaco di Bucarest, Liviu Dragnea che pubblicamente la sosteneva, in realtà nell’ombra avrebbe remato contro, chiedendo al governo di bloccare i suoi progetti. Di conseguenza dopo due anni di mandato Firea non sarebbe proprio per questo riuscita ad adottare misure significative per la capitale dove problemi come il traffico sono addirittura peggiorati. I liberali, all’opposizione, hanno però presto ricordato a Firea che in tutto questo tempo è stata fedele complice di Dragnea.

Gabriela Firea è uno dei politici meglio posizionati nei sondaggi a livello nazionale, anche nella prospettiva delle elezioni presidenziali che si terranno l’anno prossimo. Ritiene che proprio dalla sua popolarità derivi il boicottaggio di Liviu Dragnea. Il sindaco di Bucarest ha chiarito che i suoi malcontenti non sono recenti, ma che gli eventi del 10 agosto, quando durante le proteste di Piazza Victoriei, davanti alla sede del governo, i gendarmi hanno agito in forza con gas lacrimogeni ferendo oltre 400 persone, sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso spingendola a prendere posizione pubblicamente.

Mentre i parlamentari della maggioranza si stanno opponendo all’istituzione di una commissione d’inchiesta circa gli eventi del mese scorso, Firea ha chiesto immediatamente le dimissioni della sua collega di partito, il ministro degli Interni, Carmen Dan, persona vicina a Dragnea. Non solo non ha ottenuto le dimissioni ma Firea stessa è stata interrogata dai magistrati sugli eventi. Secondo Gabriela Firea si vuole trovare un capro espiatorio e lei stessa sarebbe nel mirino. Nel conflitto aperto tra Firea e Dragnea, la sindaca di Bucarest ha dichiarato di essere spiata dal leader del PSD. Di conseguenza il Partito Nazional Liberale (PNL) ha chiesto la creazione di una commissione parlamentare d’inchiesta sulle possibili intercettazioni illegali ordinate da Dragnea.

Ci sono però anche altre voci socialdemocratiche  che criticano il presidente del PSD. Tra queste – la senatrice Ecaterina Andronescu – che ritiene che il governo sia l’espressione di una sola persona (Dragnea) e che Dragnea debba fare un passo indietro. Dal canto suo, il deputato PSD Mihaela Hunca ha dato le dimissioni dal partito, dichiarando che la social-democrazia in cui crede, basata su meritocrazia e competenza, non ha più spazio nel partito.

Una strana lettera da New York

Mentre il PSD va avanti con le modifiche dei codici penali, che secondo l’opposizione sono solo leggi salva-corrotti, il presidente del paese Klaus Iohannis ha ricevuto con stupore la settima scorsa una lettera da New York. Mittente l’avvocato Rudolph Giuliani (ex sindaco di New York e avvocato del presidente americano Donald Trump) che nella lettera criticava l’attività del Dipartimento Nazionale Anticorruzione della Romania (il DNA) affermando che sarebbe “in contrasto con la politica del Dipartimento di Stato americano". Quest’ultimo in realtà ha sempre sostenuto l’attività del DNA. "Giuliani ha rilasciato dichiarazioni simili alle forze pro-governative rumene che sono riuscite il mese scorso a rimuovere la direttrice del DNA”, scrive Euronews .

Rudolph Giuliani ha poi successivamente riconosciuto di essere stato pagato da una società di consulenza per inviare al presidente romeno quella lettera contraria alla posizione ufficiale del Governo degli USA, sottolinea Politico.com . La società di consulenza globale Freeh Group International Solutions appartiene all’ex direttore del FBI Luis Freeh che è anche l’avvocato del controverso uomo di affari romeno Puiu Popoviciu. Popoviciu è genero di Ion Dinca, vicepremier nei giorni della caduta del leader comunista Nicolae Ceausescu. Il milionario Puiu Popoviciu si trova attualmente a Londra. In Romania deve scontare una pena di sette anni di carcere per complicità in abuso d’ufficio e corruzione.

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