Romania: chiese in legno, ritrovo di comunità
Opere magnifiche, costruite tutte ad incastro, senza l’utilizzo nemmeno di un chiodo. Le chiese lignee della Romania sono ora assolute protagoniste di un documentario di Kiki Vasilescu
La tradizione ortodossa delle chiese lignee della Romania come non l’avete mai vista. Riprese dall’alto, discese a perpendicolo, piani-sequenza che dai boschi raggiungono i tabernacoli e gli affreschi. La musica fusion che racchiude jazz e ritmi religiosi dell’antichità. Un documentario che fa parlare l’architettura attraverso le immagini e le testimonianze di chi a questi edifici costruiti dal Sedicesimo secolo in poi, ha dedicato la sua vita.
“Le chiese di legno della Romania” è un documentario di Kiki Vasilescu che racconta in 48 minuti di immagini sapientemente montate, l’architettura, la religione e la storia di una parte affascinante della Romania, grazie all’uso di droni e dell’animazione di Cristina Iordache, che non fanno perdere nessun dettaglio delle famose chiese costruite totalmente ad incastro senza l’utilizzo di neanche un chiodo.
“Mentre ero a Los Angeles ho incontrato un grande produttore che mi ha chiesto se avevo un nuovo progetto e, preso alla sprovvista inizialmente non ho saputo cosa dire", ha raccontato il regista, Kiki Vasilescu, che ha recentemente partecipato alla presentazione del documentario a Roma. "Poi ho osservato molti romeni che vivono negli Stati Uniti e che hanno l’usanza di riunirsi attorno alle chiese anche negli Usa. Allora ho pensato che se avessi fatto qualcosa per queste persone, avrei avuto un pubblico non solo in Romania ma anche negli Stati Uniti”.
Il regista ha prima di tutto cercato di trovare una chiave diversa per trattare il tema delle chiese lignee, otto delle quali nel 1999 sono state inserite tra i Patrimoni dell’umanità dell’Unesco. “Ho deciso di fare qualcosa di molto commerciale usando qualcosa di molto romeno – ha continuato – ho voluto fare un film moderno, che attiri anche le nuove generazioni. L’ho girato in un modo molto stimolante e divertente. Abbiamo usato cinque droni. Per poterli guidare ho preso lezioni a Los Angeles, ma ne ho rotti tre, perché non era facile girare e farli volare con tutti quegli alberi da oltrepassare. Ho studiato i documentari fatti in precedenza su questo tipo di chiese ed erano molto statici e allora mi sono detto, voglio una musica moderna e filmare le chiese come se fossero il protagonista di un film, anche se è solo un documentario”.
Hanno contribuito a raggiungere il risultato finale anche le musiche. "Sono del compositore italiano Pasquale Mollo che ha realizzato una colonna sonora fusion in cui sono mixate jazz e musiche tradizionali religiose romene. E’ stato molto rapido nella composizione e così ho potuto editare il film tagliando le immagini sulla base della musica. Credo che si tratti di un documentario molto dinamico anche se tratta delle chiese di legno e di architettura”.
Le chiese di legno sono la migliore testimonianza dell’arte della costruzione in legno, sono l’icona dell’anima cristiana ortodossa e mantengono l’essenza della storia non scritta della Romania. Il documentario permette di fare un viaggio che da un lato parla della storia e di una particolare tradizione architettonica tramandata nei secoli, dall’altro è un’incursione unica in un territorio della Romania con uno spettacolare scenario naturale. Le riprese aeree con i droni sono particolarmente efficaci e senza precedenti. Sono state girate da 500 metri di altezza e permettono di ammirare dall’alto i bellissimi campanili e le strutture, che nella loro semplicità, evocano tutto la forza del punto di incontro delle comunità che per secoli vi hanno fatto riferimento.
Il documentario, infatti, parla anche delle piccole comunità dove queste chiese continuano ad operare. Tra le testimonianze quella di Ion Blajan – responsabile del Dipartimento "Patrimonio" del Museo contadino romeno – preti che celebrano tuttora funzioni religiose nelle chiese di legno, architetti ma anche la gente del posto, memorie preziose della storia del loro villaggio.
Nei secoli, spiegano le testimonianze degli intervistati, le chiese sono state assemblate, totalmente a incastro e poi, quando era necessario, smontate: ogni pezzo è stato numerato per poi essere rimontato a destinazione, senza modificare l’impianto originale. Coloro che si occupavano della costruzione di questi edifici si sono tramandati per secoli le tecniche, rimaste per lo più segrete. Si trattava di una élite di artigiani, costruttori e intagliatori del legno che sono stati sostenuti da preti nella loro sacra missione.
Le chiese hanno, generalmente, una planimetria rettangolare semplice, le torri sono poggiate sul nao o sul pronao. Una delle chiese più antiche riprese nel documentario è quella di Leleasca, di cui si hanno poche informazioni, ma si pensa sia stata costruita intorno al 1549, perché è una data che compare sulla più antica scritta trovata sui muri scolpiti. Tra le 8 chiese in legno del Maramureș dai caratteristici tetti e dai campanili altissimi, Patrimonio dell’Umanità, si annoverano la chiesa di Șurdești, a sud di Baia Mare, uno dei più alti edifici in rovere di tutto il mondo grazie ai 72 metri del campanile. E la chiesa di Ieud, la più antica tra le chiese in legno della regione, edificata nel 1364 in pino e abete.
Il progetto è una produzione “East Movies”, co-finanziato dall’amministrazione del Fondo Nazionale Culturale della Romania e sostenuto dal Museo del Contadino Romeno, Fondazione Pro-Patrimonio e l’Ordine degli Architetti in Romania. Lo scopo dei produttori è di dare il giusto spazio sulla carta turistica del paese a questi edifici unici, monumenti di valore dal punto di vista architettonico e storico, ma ancora sconosciuti al grande pubblico.
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