Romania: arrivano gli americani
E’ una delle pedine fondamentali nella riorganizzazione delle truppe USA in Europa. La Romania ha sottoscritto lo scorso 5 dicembre un accordo che dovrebbe portare, forse già nel 2007, a basi statunitensi sul proprio territorio. Tra entusiasmo ed illusioni
"Per la prima volta le forze armate degli USA saranno presenti (in modo permanente, ndr) sul territorio romeno. Finalmente accade quello che altri hanno aspettato per decenni – arrivano gli americani". Queste sono state le parole del Ministro degli esteri romeno, Mihai Razvan Ungureanu, il 5 dicembre scorso, alla vigilia dell’arrivo di Condoleezza Rice a Bucarest. Parole che più o meno ben descrivevano uno stato d’animo quasi generale del paese.
Perché l’arrivo del segretario americano è stato considerato un evento storico, dato che il motivo principale era la firma del trattato che consente agli Stati Uniti di avere proprie installazioni militari in Romania.
Il documento ha un carattere prettamente politico e sancisce il quadro generale di collaborazione a livello militare, logistico, giuridico e finanziario. L’intesa permette l’utilizzo del territorio romeno per l’addestramento, il deposito di armamenti ed equipaggiamenti e se necessario la presenza di
truppe.
Il velivolo con a bordo forse la più influente donna al mondo – così è stata presentata dai media romeni – è giunto, causa nebbia, con mezz’ora di ritardo, ritardo che tuttavia dev’essere parso insignificante a chi aveva atteso 60 anni l’arrivo degli americani come liberatori dal comunismo.
La Rice, in un giro lampo in Europa, arrivava nella capitale romena da Berlino con destinazione finale Kiev. Alle 17.30 ora locale l’aereo è atterrato a Bucarest. Tutte le TV hanno trasmesso in diretta non solo l’arrivo ma anche l’attesa mentre negli studi tv, giornalisti, politologi e analisti militari commentavo l’importanza del trattato che mette a disposizione dei militari americani basi sul territorio nazionale.
Passato l’imbarazzo per l’errore di un addetto aeroportuale che aveva posizionato la scala davanti all’uscita del pilota, la Rice ha potuto infine toccare il suolo romeno. Attesa con un mazzo di fiori dal Ministro degli esteri romeno, Mihai Razvan Ungureanu, dall’ambasciatore americano, Nicholas
Taubmann, accreditato appena il giorno prima, dalla campionessa del mondo romena di ginnastica nonché ambasciatrice non ufficiale della Romania, Nadia Comaneci, accompagnata da altre giovane ginnaste.
Il freddo di Bucarest è stato sicuramente compensato dall’ospitalità e dal calore dispensati alla Rice durante le quasi 4 ore della visita. A palazzo Cotroceni, sede della Presidenza della Repubblica, il presidente Basescu aspettava con ansia, guardando verso il portone da dove sarebbe entrata la macchina dell’amica americana.
Il giorno dopo un quotidano nazionale presentava il presidente Basescu che puliva le scarpe a "Condi", mentre il Segretario di stato americano parlava al telefono con Bush dell’asse Washington-Londra-Bucarest, chiedendo informazioni su che cosa fosse.
Quest’asse sta molto a cuore a Traian Basescu che non perde occasione di parlarne. Tra sorrisi e amabilità Condoleeza Rice ha assicurato che "USA e Romania non sono solo amici, ma anche fratelli, in Afghanistan, nei Balcani occidentali e in Iraq". E proprio per questo la Rice ha voluto ringraziare le famiglie dei militari romeni che sono accanto agli americani "in posti pericolosi". Poi, alla domanda perché gli Usa avessero scelto di firmare il Trattato prima con la Romania che con la Bulgaria, ha risposto "Con la Romania abbiamo un rapporto speciale". Poi, insieme al Ministro degli esteri romeno Ungureanu e in presenza del Presidente Basescu e della stampa, ha firmato l’accordo. Un accordo che, secondo il presidente romeno, non modifica il rischio terrorismo in Romania – "La Romania è uno stato che lotta contro il terrorismo, e in questo caso i rischi sono uguali a quelli assunti da altri Paesi. Il rischio è calcolato e si ritiene di poter tenerlo sotto controllo", ha precisato il presidente dello stato, Traian Basescu. La Romania, paese Nato e
candidato a diventare membro UE nel 2007, ha dal 1997 un parteneriato strategico con gli USA tramite il quale gli Stati Uniti hanno offerto assistenza in vista dell’integrazione nelle strutture euro-atlantiche e per la riforma della difesa. Dal 2001 gli USA appoggiano l’esercito romeno con
consulenti ed esperti dell’Istituto di Studi della Difesa. L’installazione di basi militari americane in Romania fa parte del piano di riorganizzazione della presenza americana fuori confine (Global Posture Review-GPR). Il progetto è stato annunciato dal presidente George W.Bush
nell’agosto 2004 e prevede il ritiro di 70.000 militari americani dall’Europa e dall’Asia. Si stima che la Romania ospiterà dai 2300 ai 4000 militari americani nella base aerea Mihail Kogalniceanu (che diventerà comando militare regionale) vicino a Costanza sul Mar Nero, la base di Babadag, le
aree per l’addestramento di Cincu e Smardan. Secondo la pubblicazione Stars and Stripes, la Romania potrebbe essere preparata a ricevere soldati americani nell’estate 2007.
I partiti politici e molti esponenti della società civile hanno salutato con favore la visita della Rice e la firma del trattato. Molti politici hanno dichiarato che nell’attuale contesto internazionale
la Romania non può restare un Paese neutrale. Nell’editoriale dal titolo "Alleati, non vassalli", un giornalista del quotidiano Gindul, scriveva che le basi americane differenzieranno la Romania anche dentro la Nato, organizzazione che conta 26 stati; dal punto di vista politico e militare
offriranno un qualcosa in più per il nostro paese sulla scena internazionale".
Anche "Jurnalul National ", metteva l’accento sulla sicurezza nazionale, quale aspetto principale della firma, sottolineando inoltre che le basi americane sul territorio romeno sono un segnale importante per la crescita del significato strategico del Paese.
In futuro la Romania sarà coinvolta in operazioni importanti del Pentagono in Asia Centrale, Medio Oriente e forse Caucaso, scriveva lo stesso giornale di Bucarest. Non sono mancate però le critiche di una minoranza di commentatori che considerano troppo servire l’atteggiamento delle istituzioni rumene che avrebbero negoziato senza dignità.
Non è un caso che, nei dibattiti televisivi, è stato riportato l’esempio della Bulgaria che chiederebbe il diritto di veto su eventuali operazioni militari Usa che dovessero partire dal suo territorio. Sempre in opposizione ai negoziati tra Bucarest e Washington, diversi analisti militari riportavano inoltre che Sofia aveva in programma un referendum per dare il via libera allo stanziamento di truppe americane sul proprio territorio. I negoziati tra Sofia e Washington dovrebbero ripartire a primavera.
Dal punto di vista economico, le basi americane in Romania non porteranno significativi vantaggi immediati. Ma, come al solito, nelle località che ospiteranno gli americani le aspettative sono già alle stelle. C’é chi spera che i militari aiuteranno a realizzare condotte di gas, altri pensano che
gli americani costruiranno scuole e asili – così come hanno fatto nel 2003 durante l’intervento in Iraq, oppure chi aspetta di essere invitato al ristorante.
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