Romania: a tutto gas
Un mese fa a tutela di Rosia Montana e contro lo sfruttamento aurifero, ora in solidarietà contro la trivellazioni nel villaggio di Pungesti. La piazza in Romania si mobilita per la tutela ambientale
Il governo di Bucarest si sta trovando ad affrontare sempre più spesso proteste di strada legate a contratti sottoscritti con aziende straniere e che i cittadini rumeni reputano rischiosi per l’ambiente.
A non più di un mese di distanza dalle ampie proteste contro l’estrazione dell’oro con l’utilizzo del cianuro a Rosia Montana, mercoledì sera circa 2000 persone sono scese in strada a Bucarest in segno di solidarietà con gli abitanti del villaggio di Pungesti (contea di Vaslui- nord – est della Romania) contro l’inizio della trivellazione di alcuni giacimenti di gas di scisto (gas metano).
Circa 400 abitanti del villaggio hanno impedito in questi giorni al personale e alle attrezzature della compagnia statunitense Chevron di iniziare i lavori: formando catene umane e sdraiandosi per terra nel cantiere. Se nei primi giorni le grandi televisioni hanno preferito non darne notizia, appena le proteste si sono allargate alla capitale Bucarest qualche tv ha iniziato a parlare della “Resistenta” di Pungesti.
Così la definiscono i manifestanti. Una resistenza contro chi è accusato di distruggere la loro terra, inquinare le acque, nuocere al prezioso ecosistema del villaggio. La gendarmeria romena ha avuto ordine di intervenire e si sono registrati anche scontri e cinque manifestanti, alla fine, si sono dovuti sottoporre a cure mediche. Ma a Pungesti sembrano decisi: nessun passo indietro sino a quando gli americani non se ne saranno andati.
Pungesti live
I manifestanti, che non abbandonano il luogo della trivellazione neppure di notte, stanno mandando, muniti di computer e cellulare, live tutto quanto sta accadendo a Pungesti. E potevano seguirlo dai loro smartphone anche le migliaia di persone che mercoledì hanno bloccato, in segno di solidarietà, le principali arterie della capitale.
In piazza Victoriei, davanti alla sede del governo romeno, i gendarmi hanno bloccato il corteo, che voleva proseguire verso il Boulevard Kiseleff. Dopo alcuni scontri i manifestanti hanno iniziato a gridare i loro slogan, senza violenza, rimanendo fermi e accerchiati da un cordone di polizia.
“Uniti salviamo tutta la Romania”,”Non è la corporazione a fare la legislazione”, “Resisto, resisto, ai gas di scisto”, ”Dimissioni” e “Ultima soluzione, un’altra Rivoluzione”, hanno scandito i manifestanti, tra i quali molti giovani. Hanno manifestato sia contro l’utilizzo del cianuro per l’estrazione dell’oro nelle montagne di Apuseni, sia contro la distruzione delle falde freatiche e del sottosuolo romeno tramite la fratturazione idraulica.
Autorizzazioni
Il 3 ottobre scorso la compagnia Chevron ha ottenuto l’autorizzazione per la costruzione nella contea di Vaslui del primo pozzo nell’area per l’estrazione di gas metano. Dovrebbe essere realizzato a 950 metri del villaggio di Pungesti, su una superficie totale di 20.298 metri quadri, mentre il pozzo dovrebbe arrivare a 3000 metri di profondità.
Nel frattempo il Parlamento europeo ha appena approvato una direttiva secondo la quale l’esplorazione e l’estrazione di idrocarburi non convenzionali, come il gas di scisto, dovranno essere oggetto di studi d’impatto ambientale. Perché non sono da sottovalutare i rischi dell’estrazione: “L’estrazione del gas da scisto bituminosi necessita l’inserimento di enormi quantità d’acqua all’interno delle formazioni rocciose. Se il pozzo non è ben costruito, il rischio è quello di una contaminazione della falde idriche. Il rischio e anche quello di fughe di gas, fenomeni sismici e dispersione di prodotti chimici”, si avverte sul sito del Parlamento europeo
Non solo la Romania
L’estrazione dei gas di scisto potrebbero contribuire all’indipendenza energetica dell’UE ma con alcuni rischi. La Romania non è l’unico paese europeo interessato. Altri, come Polonia, Germania, Svezia e Regno Unito hanno già dato il via libera e nel caso in cui vengano rilevati giacimenti, si può passare all’estrazione. Mentre Francia e Bulgaria hanno deciso di interrompere i piani di sfruttamento.
Per il governo romeno del premier social-democratico Victor Ponta lo sfruttamento del gas di scisto è necessario per ridurre la dipendenza energetica. In una recente trasmissione televisiva Ponta ha dichiarato che chi si oppone all’estrazione dovrebbe chiedersi parimenti se vi sono le risorse necessarie per importare dalla Russia nel caso il prezzo del gas aumentasse ulteriormente. A suo avviso, in questo, la Polonia rappresenta una storia di successo. “Non intendo ignorare le dimostrazioni, vanno ascoltate. Ma non si può prendere decisioni in base a quante persone scendono in piazza”, aveva dichiarato in un’altra occasione all’emittente tv Antenna 3.
La Romania – secondo l’Agenzia Nazionale per le Risorse Minerarie – possederebbe riserve di gas di scisto per oltre 1.400 miliardi di metri cubi, il che coprirebbe il consumo nazionale di gas per 100 anni. Attualmente la produzione interna di gas copre l’80% del fabbisogno, il resto viene importato dalla Russia. Il paese occupa il terzo posto nell’UE per le riserve di gas di scisto dopo Polonia e Francia.
Intanto ieri la Chevron ha annunciato la temporanea sospensione delle proprie attività a Pungesti, mentre il consiglio comunale ha deciso di organizzare un referendum il 24 novembre circa lo sfruttamento del gas di scisto: per ottenerlo servirà ora raccogliere le firme del 25% degli aventi diritto di voto.
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