Rom, sondaggi, Europa
Autorità francesi e rumene si incontrano, per discutere la questione del rimpatrio dei rom. Davanti all’intransigenza francese Bucarest non protesta. I voli Francia-Romania continuano e Sarkozy cresce nei sondaggi
Quasi ogni giorno atterrano negli aeroporti romeni voli speciali dalla Francia. Aerei appositamente noleggiati dalle autorità francesi per rimpatriare centinaia di rom di cittadinanza romena. Solo negli ultimi giorni sono stati circa 500 i rom espulsi dalla Francia rientrati in Romania “volontariamente” .
Il fatto che non avessero un lavoro e che vivessero in campi nomadi illegali ha determinato Parigi a "risolvere” il problema mandando via i rom, pagando loro 300 euro per ogni adulto e 100 a bambino, soldi che hanno comprato il loro silenzio, facendo sembrare l’operazione un rimpatrio volontario.
Ma non è proprio cosi. I rom, senza una vera e propria alternativa, hanno preso i soldi (alla fine intorno ai 1000 euro a famiglia), e sono tornati in Romania dove, in mancanza di programmi di integrazione, appena finiranno i soldi, riprenderanno la via dell’emigrazione perché, dicono, in altri paesi europei anche il cibo trovato nell’immondizia è migliore.
La Romania, duramente colpita dalla crisi economica, è stata costretta ad adottare in questi mesi misure di massima austerità per poter accedere ai prestiti del Fondo Monetario Internazionale e riuscire a pagare stipendi di dipendenti pubblici e pensioni. Oltre ai licenziamenti, il governo ha abbassato del 25% gli stipendi mentre ha aumentato l’IVA dal 19 al 24% . La popolazione è più povera e i consumi sono calati. In questo quadro non sono solo i cittadini della comunità rom, che vivono in condizioni di estrema povertà, che vogliono emigrare. I romeni sono già la comunità straniera più numerosa in paesi come Italia e Spagna.
In Romania i rom rimpatriati non sono stati accolti a braccia aperte. Presi d’assalto dai giornalisti francesi in Francia, è accaduta la stessa cosa in Romania con i colleghi rumeni. Davanti alle domande dei giornalisti alcuni si sono rifiutati di rispondere, ogni tanto coprendosi anche il viso, altri hanno raccontato che vivevano chiedendo l’elemosina, alcuni hanno spiegato che lavoravano, mentre qualcuno ha confessato che rubava.
Per le autorità francesi erano un "pericolo alla sicurezza”. I francesi vogliono che la Romania faccia qualcosa in modo da tenerli lì, fermi, senza lasciarli viaggiare liberi per l’Europa e soprattutto non in Francia, se è possibile. Perché, dice Pierre Lellouche, segretario di stato per gli Affari Europei “il principio della libera circolazione nell’Ue non dev’essere usato per trasferire problemi sociali e di povertà da un paese all’altro”. L’ufficiale francese ha inoltre criticato la Romania in quanto da “quei 4 miliardi di euro destinati dall’Ue ogni anno solo 85 milioni sono utilizzati per l’integrazione dei rom". Guardando ai risultati delle politiche di integrazione delle autorità rumene però, è legittimo chiedersi dove vadano anche quegli 85 milioni di euro. La comunità rom continua infatti a vivere in condizioni misere, di povertà, vittima della discriminazione sociale.
Il rientro dei rom è stato invece duramente criticato dai rappresentati delle loro associazioni, sono in molte le Ong che accusano le autorità francesi di forzare i rom a lasciare il paese e che il fatto che si parli di un rientro volontario è solo una questione d’immagine. Il deputato del parlamento rumeno di etnia rom Madalin Voicu ha accusato il presidente francese Nicolas Sarkozy di usare metodi hitleriani a scopo elettorale ed ha invocato il diritto alla libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea. Ma la Francia ha chiesto alla Commissione Europea di imporre alla Romania di contenere il flusso di rom in uscita dal paese, ventilando altrimenti l’ipotesi di bloccare l’entrata di Bucarest nell’area senza barriere di Schengen.
Dall’altra parte, i rom accusano Bucarest di non aver reagito all’operazione di Parigi. Le autorità rumene hanno preferito infatti il silenzio, interrotto solo da timide dichiarazioni (soprattutto rilasciate all’emittente Radio France International) invece di assumere una posizione ufficiale chiara.
E’ probabile che il silenzio di Bucarest sia anche legato alla consapevolezza di come non si sia riusciti ancora a spendere in maniera efficace i fondi destinati alle politiche di integrazione. Inoltre non c’è il fastidio provato da Bucarest quando in Italia, nel novembre 2007, a seguito di un fatto di cronaca partì una campagna anti rom e anti romena. La sovrapposizione delle due categorie urtò la sensibilità delle autorità rumene, e questo è paradossale nel senso che i rom in questione erano a tutti gli effetti cittadini rumeni. I francesi, dal canto loro, hanno sempre parlato invece di rimpatrio dei rom e non dei romeni.
La Romania da anni deve riconoscere insuccessi nell’integrazione dei rom che a detta delle autorità "non si vogliono integrare” e utilizza ogni buona occasione per ricordare che i problemi dei rom non sono bilaterali ma europei. Dal suo canto però Leonard Orban, consigliere presidenziale per gli Affari Europei, nonché ex commissario europeo, ritiene che in questo momento non è possibile una strategia europea per i rom, perché mancano le competenze necessarie a livello comunitario.
Il ministro degli Esteri rumeno Teodor Baconschi ha tenuto a precisare che “la stigmatizzazione di un gruppo etnico oppure le azioni di polizia collettive sono illegali in Europa”, aggiungendo che si augura un cambiamento di atteggiamento e di responsabilizzazione da parte di tutti i governi europei. Baconschi ha anche aggiunto che teme una deriva populista e reazioni xenofobe. Il presidente romeno Traian Basescu ha dichiarato che capisce la posizione del governo francese ma ha anche invocato il diritto dei cittadini romeni alla libera circolazione. Basescu crede che i problemi possono essere risolti “secondo il modello italiano”, inviando poliziotti romeni in Francia.
Proprio in questi giorni due segretari romeni di stato,Valentin Mocanu per l’Integrazione dei Rom e Dan Fatuloiu per l’Ordine e Sicurezza pubblica si sono recati a Parigi per discutere con le autorità francesi il caso dei rom. Un incontro definito "amichevole”, in seguito al quale il segretario romeno per la sicurezza ha riassunto che "ci sono stati rimpatri volontari” dei cittadini romeni e che i rapporti franco-romeni sono da secoli "eccellenti”. Inoltre la Romania aumenterà il numero dei poliziotti romeni in Francia da 4 a 14. Dal canto suo il ministro francese degli Interni, Brice Hortefeux, ha fatto sapere che la Romania non ha mostrato alcuna rimostranza nei confronti della Francia.
Le autorità romene sono state invece criticate dalla stampa romena, accusate di tenere la testa china, considerando tra l’altro che la reazione della Romania è in controtendenza rispetto alle critiche ai francesi arrivate anche da Bruxelles, ONU, Consiglio d’Europa ,Vaticano. Il segretario di stato francese per gli Affari Europei, Pierre Lellouche, ha annunciato che andrà insieme ai collegi romeni a riferire alla Commissione Europea dopo l’incontro di Bucarest del 9 e 10 settembre. Le autorità europee hanno comunque richiesto a Bucarest “un programma d’azione chiaro” rispetto ai rom rimpatriati: quanti sono, dove verranno dislocati, quali scuole frequenteranno i loro figli…
Dall’inizio dell’anno la Francia ha espulso oltre 8300 cittadini romeni e bulgari. Nell’Esagono vivono circa 15.000 rom provenienti dall’Est Europa. Dopo tre mesi passati in Francia, se non dimostrano di avere una fonte di guadagno e un domicilio fisso, possono essere espulsi. E la Francia sembra intenzionata a proseguire su questa strada che ha già portato al presidente Nicolas Sarkozy una crescita nei sondaggi del 2%.
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