Rom città chiusa
Un anno passato tra una comunità di rom Rudari, di origine rumena ma già stanziali in ex-Jugoslavia, a Roma. Un documentario ne denuncia le condizioni di vita.
Siamo a Roma nell’anno del Giubileo. Nel campo di via dei Gordiani piùdi 200 persone occupano ormai da 15 anni un terreno dello I.A.C.P.
(Istituto Autonomo Case Popolari); questa comunità di rom Rudari, di originerumena ma già stanziali nell’ ex-Jugoslavia, vive in baracche autocostruite pericolosamente addossate le une alle altre, in totale mancanza dei servizi atti a garantire le minime condizioni igienico-sanitarie per un livello di vivibilità almeno decente. Su questo campo-favela tra i palazzoni di Casilino 23 è stato avviato un progetto pilota, di avanguardia a livello europeo, dalla Regione Lazio e dallo I.A.C.P. , che prevede la costruzione di case popolari per gli zingari, nel rispetto della loro visione della famiglia e dello spazio. Questo progetto, finanziato con fondi stanziati per le categorie speciali ed inserito in un programma di riqualificazione del quartiere, doveva essere la soluzione della condizione abitativa di via dei Gordiani ed esempio da seguire nell’affrontare questo problema in altri campi e città. Per la prima volta i rom avrebbero avuto un riconoscimento della loro esistenza, un segno di civiltà dove integrazione e assimilazione non vengono confuse: il passaggio dall’assistenza alla residenza.
I lavori di sbancamento del terreno sono iniziati aggravando le condizioni già critiche del campo, ma il progetto è stato affossato mediante procedure burocratiche e continui problemi tecnici dal Comune di Roma, che con la giunta di centro-sinistra guidata da Francesco Rutelli ha continuato a
rimandare la questione senza prendersi la responsabilità di farsi carico davanti ai cittadini della difesa dei diritti umani e sociali dei rom.Nel frattempo il brutale sgombero di Casilino 700 (uno dei campi nomadi più grandi d’Europa) rendeva definitivamente chiara la politica adottata dal sindaco di Roma nei confronti delle minoranze zingare. Il progetto non è mai stato realizzato; vinte le elezioni regionali il centro-destra, con Francesco Storace come presidente, ha destinato i fondi ad altro utilizzo (per decorrenza dei termini!) festeggiando il risultato con un brindisi in piazza. Ora si parla di container come falsa soluzione ad un problema che ha sollevato indignazione e denunce a livello internazionale, rimanendo come sempre nella sfera della provvisorietà e dell’assistenzialismo.
Risultato è che allo stato attuale dei fatti i lavori per i container procedono con lentezza preoccupante, e la comunità rom di via dei Gordiani passerà un ulteriore inverno -l’ultimo?!- dentro le baracche. In tutto ciò ha preso forma un coordinamento di cittadini che insieme ai rom continua a lottare per quei basilari diritti che dovrebbero essere garantiti in una società che si definisce civile.
Ora è a disposizione anche un documentario di 53 min., realizzato all’interno del campo rom di via Gordiani nell’ultimo anno.
Il lavoro, realizzato con standard professionali, è stato completamente auto-prodotto e viene auto-distribuito; il ricavato della vendita delle videocassette verrà utilizzato per fare una copia sottotitolata da distribuire ad organismi internazionali per la difesa dei diritti umani.
Per informazioni:
– paola@izona.it
– maffyna@libero.it
– Marco Pasquini 06.6625833 338.4922548
ROM CITTA’ CHIUSA – video documentario 2001-53′
con la partecipazione di MONI OVADIA
regia MANFREDI MARCHETTI e MARCO PASQUINI
fotografia MARCO PASQUINI
montaggio MANFREDI MARCHETTI
musiche DANIELE MUTINO , EMILIO DE SANTIS, NELLO SPINELLA
origine ITALIA 2001 – 53′
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