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Rivolta in Serbia: la resistenza locale di Kraljevo

Sono divenuti l’icona della contestazione cittadina che si sta estendendo in tutta la Serbia. “Senza paura, senza partito, senza leader” il motto del Lokalni Front di Kraljevo. Reportage

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(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 9 febbraio 2019)

Nonostante le vesciche, i crampi, la neve e il vento gelido, hanno percorso a piedi in quattro giorni, i 160 km che dividono Kraljevo da Belgrado. Il 15 gennaio scorso, dieci militanti del Lokalni Front di Kraljevo, città di 60.000 abitanti nel sud-ovest della Serbia, hanno raggiunto la capitale per partecipare alla marcia per commemorare l’assassinio di Oliver Ivanović, il politico d’opposizione dei serbi del Kosovo, ucciso a colpi d’arma da fuoco un anno fa.

Gli attivisti volevano "rendere omaggio a tutte le vittime del regime dispotico di Aleksandar Vučić". La "Marcia dell’Ibar" (Ibarski Marš), così nominata per il fiume che collega Kraljevo a Kosovska Mitrovica, la città dove è stato assassinato Oliver Ivanović, ha spinto questa piccola organizzazione di una cinquantina di associati alla ribalta della politica nazionale. E alcuni si stanno chiedendo se forse da questa esperienza locale può nascere una nuova forza politica…

La storia del Lokalni Front è iniziata in modo modesto dalla denuncia sui social network di misfatti della politica locale e da post che denunciavano la grave situazione economica del paese. Per i 110.000 abitanti della regione di Kraljevo, il principale datore di lavoro è l’ospedale. 20.000 persone ricevono uno stipendio dal settore pubblico e solo 5.000 sono impiegate nel settore privato, sapendo che in cinque anni il 70% dei posti di lavoro privati ​​è andato perso. Gli attivisti hanno organizzato incontri, dimostrazioni ed hanno accusato apertamente "Zelja" uno dei capi dei clan di Kosovska Mitrovica, di essere divenuto il vero e proprio “padrone” del comune di Kraljevo, che ospita circa 20.000 serbi sfollati dal Kosovo.

Non accontentandosi di questo, il Lokalni Front ha deciso di partecipare alle elezioni municipali del 2016, ottenendo il 6% dei voti nel comune il 12% dei consensi in città con cinque consiglieri eletti nell’assemblea municipale. "Siamo stati costretti a trasformarci in un partito politico, perché ne abbiamo avuto abbastanza di vedere quelli che avevamo votato cambiare casacca durante il loro mandato, sostenendo coalizioni impossibili e di fatto tradendo il voto”, spiega Predrag Vostinić, di formazione ingegnere meccanico, quarantenne, un ragazzone sorridente e determinato. A suo avviso, tuttavia, "le elezioni non sono l’unico modo per combattere il collasso dello stato, la cancrena che corrode le nostre istituzioni corrotte, ma serve mettere in moto la società".

Il Lokalni Front ha aderito al movimento di protesta che vede ogni settimana allungarsi e aumentare i cortei di cittadini che attraversano le strade della Serbia camminando dietro allo striscione #1od5miliona. "Cerchiamo di spingere i cittadini a riprendere in mano la propria vita, a muoversi ed a diffondere così la fiamma della ribellione”, afferma un altro “camminatore dell’Ibar”, Vladimir Slavković, pittore e fondatore della compagnia di teatro "Grupa, grupa". Deluso dalla programmazione di basso livello del teatro comunale, quest’uomo dall’aspetto mite ma ribollente di energia ha creato un teatro alternativo ristrutturando un vecchio edificio militare abbandonato.

Durante la marcia dell’Ibar, decine di cittadini si sono fermati ai bordi delle strade per salutare gli "eroi" del Lokaln iFront, offrendo loro tè, grappa o cibo e a volte anche soldi. "Soprattutto i meno abbienti, come se volessero investire i loro ultimi soldi in un futuro migliore", raccontano i marciatori. Alcuni hanno persino fatto dei lunghi tratti di strada assieme a loro.

Questa immagine di incorruttibili, che si tengono a debita distanza dai partiti politici, compresi quelli dell’opposizione, ha guadagnato loro una popolarità crescente. Gli organizzatori di una manifestazione ad alto rischio tenutasi a Mitrovica il 2 febbraio scorso hanno chiesto il loro sostegno. "È come se le persone si sentissero incoraggiate dalla nostra presenza", afferma Duško Zdravković, che è sia agricoltore che tecnico teatrale.

Da allora, più di una dozzina di città hanno chiesto ai militanti del Lokalni Front di venire a sostenerle e dimostrare con loro. "La scelta di coloro ai quali ci leghiamo dice chi siamo", spiegano gli attivisti. "Ci leghiamo a movimenti locali simili a noi, chiaramente ancorati a sinistra, ci leghiamo con tutti coloro che hanno mantenuto la loro integrità, senza partecipare alla demolizione del paese".

Le relazioni si sono trasformate già in una vera e propria alleanza movimento Ne Davimo Beograd e con il Movimento unito degli inquilini indipendenti della città di Niš. Lokalni Front ha legami anche con altri movimenti simili della regione Zašto ne? a Sarajevo, Mi2, Mama Zagreb e Zagreb je naš in Croazia, Syzi i Vizionit in Kosovo, il Medija centar di Skopje. Fa anche parte della rete mondiale Faerless Cities , creata nel giugno 2017 a Barcellona, per iniziativa di Barcelona En Comú.

Si tratta di offrire una terza scelta ai cittadini, che non sia il regime di Aleksandar Vučić, né la via proposta dall’Alleanza per la Serbia, che riunisce i principali partiti politici dell’opposizione. "Stiamo mettendo a punto una piattaforma di Fronte cittadino che si mobiliti attorno a idee di solidarietà, giustizia sociale e sicurezza, lotta contro il nazionalismo, contro la privatizzazione delle istituzioni e il saccheggio di risorse comuni", ha dichiarato Vladimir Marović, professore di filosofia al liceo di Kraljevo, e ideologo del gruppo, la testa sempre coperta da un cappuccio. Una ventina di movimenti locali in tutta la Serbia sarebbero candidati per aderire alla rete.

Alla domanda sul suo posizionamento politico Vladimir Marović risponde senza esitazioni: "Democrazia socialista". "È una democrazia partecipativa che vogliamo. L’obiettivo è risvegliare le menti delle persone, liberare l’informazione, ascoltare i cittadini per costruire, nei prossimi tre-cinque anni, istituzioni e un’amministrazione statale funzionante, un sistema in cui le leggi si applicheranno sotto stretto controllo dei cittadini. Stiamo combattendo perché i nostri figli non abbiano mai più paura di poliziotti o giudici".

 

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