Ritorno a casa
Dopo tre mesi in prigione all’Aja Ramnush Haradinaj, ex premier del Kosovo, è ritornato. I giudici gli hanno permesso di aspettare il processo, previsto per il 2007, a casa. Non poco sulla decisione hanno pesato le garanzie a suo favore date dai rappresentanti UNMIK
Centinaia di persone si sono recate ieri all’aeroporto di Pristina per accogliere Ramush Haradinaj, ex premier, di ritorno dall’Aja. A dargli il benvenuto amici, colleghi politici, gente del suo villaggio d’origine ed artisti vestiti con costumi tradizionali. Un’atmosfera completamente diversa da quella del 9 marzo scorso quando le stesse persone erano all’aeroporto per salutare il loro leader, accusato di crimini di guerra dal Tribunale dell’Aja e per questo diretto in Olanda.
In pochi pensavano che sarebbe ritornato così presto. Tre mesi di prigione e poi Ramush Haradinaj è riuscito ad ottenere la libertà provvisoria in attesa del processo. Nessuna dichiarazione ai media e poche parole anche con gli amici più stretti, tra di loro il presidente dell’Assemblea del Kosovo Nexhat Daci ed il Primo ministro Bairam Kosumi, membri dell’AAK di Haradinaj.
Sembra che il Tribunale dell’Aja abbia voluto in qualche modo ricompensare il comportamento dell’ex Primo ministro del Kosovo che, una volta saputo dell’incriminazione, si è consegnato al Tribunale invitando i suoi concittadini alla calma. A pesare nel convincere il giudice a concedere la libertà provvisoria anche le garanzie a favore di Haradinaj date dall’amministrazione ONU in Kosovo, UNMIK.
Nessuno lo dice apertamente ma si ritiene che abbiano influito molto anche le pressioni politiche di una comunità internazionale intenzionata a mantenere il più possibile la calma nella Provincia in vista dell’avvio dei negoziati sullo status finale. Ed Haradinaj, durante il suo mandato, è stato in grado di farlo.
Quest’ultimo ha infatti un’influenza abbastanza forte della regione Dukagjini, Kosovo occidentale, una delle aree più problematiche del Kosovo. Il 26 maggio scorso, in un proprio rapporto titolato "Il Kosovo dopo Haradinaj", il think tank ICG suggeriva che la liberazione temporanea di Haradinaj avrebbe contribuito a mantenere la calma nella Provincia.
Questa constatazione sembra confermata sino ad ora dall’atteggiamento della gente in Kosovo, che ha recepito molto positivamente il ritorno dell’ex-premier. Nel rapporto dell’ICG vengono inoltre riportati dettagli sulla situazione nella regione Dukagjini dove si temeva che la situazione, in seguito all’arresto di Haradinaj, potesse esplodere. In quell’occasione il contingente tedesco ed inglese della KFOR, presenza militare internazionale a guida NATO, era stato aumentato di 1100 unità. Le tensioni scemarono solo in seguito alle parole di rassicurazione rivolte ai propri sostenitori da Haradinaj.
Questo ha convinto l’UNMIK – in quei giorni è emersa una piena unione d’intenti tra il rappresentante UNMIK Jessen-Petersen ed Haradinaj – a dare le proprie garanzie. Questo anche se era presente da parte del giudice chiamato a decidere, Carmel Agius, la preoccupazione che Haradinaj potesse in qualche modo influire sulla posizione di chi era pronto a testimoniare al processo contro di lui.
"Sarebbe stato difficile per me accettare un’opzione contraria alla liberazione" afferma Vlora, ragazza di 23 anni di Pristina. Per lei l’Aja ha fatto la scelta giusta, dopo quella ingiusta di avere incriminato Haradinaj per crimini di guerra. "Per di più in questi giorni arrivava dall’Aja la notizia che molti a generali serbi accusati di crimini in Kosovo è stata garantita la possibilità di difendersi "da casa". Che senso avrebbe avuto far stare Haradinaj in cella?".
In questi mesi la popolarità di Haradinaj non ha fatto che aumentare. Ora avrebbe sostenitori non solo nella sua regione d’origine ma nel Kosovo intero. Si è avuta la percezione che anche da parte delle frange più estremiste vi sia stato un lavoro comune per far rientrare Haradinaj a casa. Non vi sono state proteste, sempre a rischio di derive violente. Al loro posto è stata attuata una campagna "moderna", portata avanti in particolare dai giovani di Pristina con il motto "Our Prime has a job to do here", il nostro Primo ministro ha lavoro da fare qui. In Kosovo.
Haradinaj non torna però a casa con le mani libere. Potrà continuare ad avere un ruolo nel proprio partito, l’Alleanza per il futuro del Kosovo, ma non potrà calcare la scena politica. Sono 21 le pagine che spiegano i dettagli della liberazione di Haradinaj. Viene sancito che Haradinaj non può avere alcun contatto con i media, non avrà libertà di movimento, non saranno permesse visite senza un’autorizzazione dell’UNMIK. Secondo alcuni questi non gli impediranno di agire dato che Haradinaj dirigeva il governo anche dalle prigioni di Scheveningen.
Vi sono voci secondo le quali sulla liberazione avrebbe pesato il timore che Haradinaj potesse mobilitare i suoi sostenitori per influire sui negoziati per lo status finale. Molti kosovari ritengono che Haradinaj rappresenti una garanzia del fatto che il Kosovo non possa più ritornare sotto la Serbia. A costo della riemersione del conflitto.
Permane comunque tra i kosovari la percezione che Haradinaj sia stato accusato dall’Aja esclusivamente per mantenere un certo equilibrio tra gli incriminati serbi e quello albanesi-kosovari. E questo fa credere a molti nella sua innocenza e ad accuse create ad hoc da Belgrado.
Tutti i partiti politici albanesi del Kosovo hanno rilasciato dichiarazioni in merito al ritorno di Haradinaj a casa, e tutti sono concordi sul fatto che avrà riflessi positivi. E’ intervenuto anche il leader del PDK Hashim Thaci, che con Haradinaj era entrato in collisione dopo che l’entrata dell’AAK nel governo guidato dall’LDK del Presidente Ibrahim Rugova aveva di fatto estromesso dallo stesso lo stesso Thaci. "La liberazione di Haradinaj è positiva e l’Aja dovrebbe permettere anche agli altri accusati kosovari di difendersi in libertà", ha dichiarato il leader del PDK. Tra di loro vi è anche Fatmir Limaj, che era a capo del gruppo parlamentare del PDK ed è accusato, come Haradinaj, di crimini di guerra.
Da Belgrado arrivano invece commenti più chiaro-scuro. Tra questi le dichiarazioni di Nenad Djurdjevic, rappresentante della ONG "Progetto per le relazioni interenitche" che ha dichiarato a B92 che il ritorno di Haradinaj potrebbe causare tensioni tra i politici albanesi della Provincia.
"Sappiamo che l’ingresso di Ramush Haradinaj nel governo del Kosovo guidato dal partito di Rugova ha provocato grosse tensioni col Partito democratico del Kosovo di Hashim Thaci. Haradinaj è semplicemente un avversario per chi è rimasto fuori dalle divisioni dell’autorità. Ciononostante non vedo un suo ruolo negativo nel dialogo pratico", ha dichiarato Djurdjevic.
Tra i politici del Kosovo vi è anche chi afferma che Haradinaj giocherà un ruolo nel Forum politico – a cui partecipano tutti i principali leader del Kosovo e fortemente voluto da Jessen-Petersen in vista dell’avvio dei negoziati sullo status finale – finalmente partito nei giorni scorsi dopo una lunga gestazione.
Nelle prossime settimane arriveranno già le prime risposte sull’influenza che Haradinaj manterrà nel contesto kosovaro. L’opinione più diffusa sembra comunque essere che questo ritorno non possa che aiutare a stabilizzare la situazione.
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