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Ritorno a casa

Espulsi dai Paesi Ue migliaia di rumeni si trovano ad affrontare condizioni difficili una volta rientrati in Romania. Una traduzione tratta dal periodico on-line dedicato al sud est Europa BIRN

22/11/2007, Redazione -

Ritorno-a-casa1

Di Calin Cosmaciuc, 20 novembre 2007, BIRN (tit. orig. Deported Romanians to Get More Support at Home)
Traduzione a cura della redazione
Il governo rumeno ha annunciato un piano per affrontare la questione dell’ingente migrazione di forza lavoro rumena verso altri paesi Ue, verificatasi quest’anno. L’esecutivo avrebbe messo a disposizione risorse rilevanti e proverà ad affrontare con un approccio nuovo i problemi sociali di lunga durata del paese.

Gli osservatori però si chiedono se le autorità di Bucharest e nel resto del Paese siano all’altezza del compito.

Quando i migranti fanno ritorno a casa è spesso difficile per loro rintegrarsi nella società a causa della mancanza di programmi governativi, poche opportunità di lavoro e, in alcuni casi, perché oggetto di una vera e propria discriminazione.

Secondo la rete televisiva rumena Realitatea negli ultimi 18 mesi circa 23.000 cittadini romeni sono stati espulsi dai paesi dell’Ue. Alla maggior parte di questi, in particolare di origine rom, è stato vietato di far rientro nell’Ue nei prossimi 5 anni: hanno infatti subito condanne per piccoli crimini quali furti o irregolarità nel dichiarare la propria residenza in uno stato membro.

L’Italia è stato il paese dell’Ue che più di recente ha lanciato una campagna per espellere dal proprio territorio i rumeni asserendo che rappresentano una minaccia per la sicurezza pubblica. Queste misure sono seguite ad un’ondata di crimini violenti la cui responsabilità è stata attribuita a immigrati provenienti dalla Romania. Tra questi lo stupro e l’omicidio della quarantasettenne Giovanna Reggiani.

Solo nell’ultimo mese, a Roma, 177 rumeni hanno ricevuto un decreto di espulsione, anche se il numero di persone che se ne è poi realmente andato è più basso. "Quarantanove persone sono state espulse dall’Italia in novembre, per la maggior parte perché occupavano abusivamente proprietà private o perché non erano in possesso di tutta la loro documentazione", affermano fonti interne al ministero degli Interni romeno.

Le persone espulse vengono prese sotto custodia dalla polizia all’aeroporto di Bucharest. "Controlliamo le loro impronte digitali a chiediamo di raccontarci la loro specifica situazione. Più tardi vengono accompagnate a casa scortate dalla polizia o, almeno, accompagnate dalla polizia ad un autobus che li riporti a casa", racconta un poliziotto che lavora all’aeroporto Otopeni. Le informazioni raccolte dalla polizia vengono poi passate alle autorità locali, responsabili per la situazione degli espulsi.

Lo scorso mese Bucharest ha annunciato nuove misure per contrastare i crimini commessi in Italia da immigrati rumeni, e tra queste anche iniziative a sostegno di chi viene rispedito in Romania.

La maggior parte del peso ricadrà sulle autorità locali, saranno infatti obbligate ad offrire pasti e una sistemazione temporanea a chi lo richieda, assieme a sostegno legale e psicologico. Ai rientranti verrà inoltre offerto l’inserimento in corsi di formazione lavoro. "Intendiamo trovare per loro dei posti di lavoro in Romania e contribuire in quel modo a combattere la criminalità. Dobbiamo inoltre prendere provvedimenti nei confronti di chi organizza reti illegali per reclutare lavoratori", afferma il ministro per il Lavoro Paul Pacuraru.

Chi farà rientro volontariamente avrà la priorità nell’assegnazione di alloggi sociali. Il piano del governo prevede inoltre che le aziende che decidessero di assumerli, ricevano sovvenzioni statali. Il programma d’alloggio verrà finanziato da fondi Ue mentre le sovvenzioni alle aziende verranno dal budget statale.

Ciononostante non sarà facile trasformare questi piani in realtà. Anche se sul piano alloggi ad esempio si è trovato un accordo, il ministro Pacuraru sottolinea come sia "molto difficile per le autorità locali trovare edifici adatti".

Le politiche governative non si rivolgono esclusivamente a chi viene espulso e non è riuscito a costruirsi una vita all’estero. Le autorità intendono spingere i lavoratori rumeni a rientrare in patria in modo da sopperire ad una crescente mancanza in loco di forza lavoro. In molti hanno lasciato infatti il Paese dopo che la Romania, ad inizio 2007, è entrata nell’Ue. In particolare a causa dei bassi salari. Più di due milioni di rumeni stanno lavorando all’estero, soprattutto in Italia e Spagna.

"Servono lavoratori nell’edilizia, nell’industria agro-alimentare, nelle fabbriche tessili. I salari non sono male ma in molti semplicemente si rifiutano di fare questo tipo di lavori", afferma Pacuraru aggiungendo che questo è vero soprattutto per gli appartenenti alla comunità rom.

Vi sono tra il milione e mezzo e i due milioni di rom in Romania; le autorità spesso discutono dei problemi che riguardano questa comunità in termini di criminalità, ma raramente si affronta la questione della marginalizzazione di questi ultimi.

Il governo recentemente ha annunciato nuove misure a favore di una maggiore integrazione dei rom nella società rumena. Il ministro degli Interni Cristian David ha anche annunciato che preparerà un progetto da proporre alla Banca Mondiale per sostenere gli abitanti di Avrig, una cittadina della Romania centrale. Avrig ha acquisito notorietà per essere la città d’origine di Nicolae Mailat, il giovane rom che ha ucciso Antonella Reggiani. Mailat, 24 anni, viene da una famiglia povera e da ragazzino ha passato tre anni in un istituto correttivo dopo essere stato condannato per furto. Al suo rilascio, venne nuovamente arrestato per furto. La madre di Mailat, che afferma di essere stata forzata a rientrare in Romania dopo l’arresto del figlio, vive in un accampamento abusivo nella periferia della cittadina.

Afferma che non vi è nulla per lei e per la propria famiglia in Romania, dove non ha né lavoro né casa. Vuole ritornare in Italia, dove mendicava per strada con la figlia di tre anni. Anche gli attivisti delle organizzazioni rom ammettono che è molto difficile convincere chi è stato espulso a non provare a rientrare nei paesi Ue. "Queste persone hanno bisogno di più attenzione da parte delle autorità locali e di progetti validi a loro favore qui in Romania", afferma Marian Mandache, avvocato che lavora per l’associzione Romani Criss. "Devono essere coinvolti in progetti di formazione lavoro. Certamente non è difficile trovare un lavoro, ma è difficile tenersi un buon posto di lavoro se non si è un lavoratore qualificato".

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