Ritornano
Due importanti espatriati politici ceceni – Bukhari Baraev e Akhmed Zakaev – hanno annunciato uno dopo l’altro la propria intenzione di ritornare presto in Cecenia
Negli ultimi anni Baraev è stato il rappresentante in Europa del governo separatista ceceno, noto anche come Repubblica Cecena Ičkeria. Zakaev, il più noto tra gli emigranti politici ceceni, è stato per anni il simbolo della resistenza di Ičkeria in Europa.
La decisione di Baraev e Zakaev ha coinciso sorprendentemente con il secondo anniversario di governo di Ramzan Kadyrov in Cecenia. Il 15 febbraio 2007 Kadyrov è stato nominato presidente ad interim della Repubblica Cecena, ed il primo marzo è stato confermato in questa carica. Dal primo giorno del suo governo, la relazione di Kadyrov con i sostenitori dell’indipendenza della Cecenia si è sviluppata seguendo uno di questi due scenari: o venivano definiti "ribelli" ed erano eliminati, o questi ribelli dimostravano la loro disponibilità a servire il governo di Kadyrov e a tornare alla vita pacifica, e tutti i precedenti reati venivano loro perdonati.
Cambiamenti enormi ed in positivo
Baraev ha dichiarato che negli ultimi mesi "ha osservato attraverso fonti di informazione internazionali i cambiamenti enormi e positivi che stanno avendo luogo in patria". "Proprio per questo motivo sono giunto alla conclusione che prima ero incorso in un grave errore, in quanto la mia razionalità era accecata da idee fanatiche" – così si è espresso Baraev, che rappresentava in Europa gli interessi dell’attuale presidente di Ičkeria, Dokku Umarov. Negli anni la famiglia Baraev si è resa protagonista di diverse azioni terroristiche. Suo fratello Arbi Baraev era uno dei più violenti comandanti di campo della guerriglia cecena, ucciso nel 2001. Il figlio di Bukhari Baraev – Movsar – guidava i guerriglieri che avevano preso in ostaggio un teatro di Mosca nel 2002. In seguito a quell’azione terroristica, secondo diverse stime, sono morte tra le 130 e le 170 persone.
La biografia di Zakaev, il quale ha intenzione di tornare in Cecenia e di permettere così lo "stabilimento di una pace di lunga durata nella regione", è molto più ricca. Già durante la prima guerra in Cecenia era stato nominato generale di brigata e guidava il fronte di Urus-Martanovsk. Dal 1998 ha occupato la carica di vice-premier del governo non riconosciuto dell’Ičkeria. Ma già dall’inizio degli anni 2000 Akhmed Zakaev ha abbandonato le armi per cercare di ottenere supporto per la Cecenia a livello internazionale, ed ha lasciato la regione. Dal 2002 risiede a Londra, ed in quello stesso anno si è incontrato con il procuratore Carla del Ponte, proponendole di portare a giudizio il presidente russo Vladimir Putin.
Rimanendo in Gran Bretagna, Zakaev è diventato il rappresentante ufficiale in Europa del presidente ceceno Aslan Maskhadov, ucciso nel 2005. Dopo la presa in ostaggio del teatro alla Dubrovka, Zakaev venne arrestato in Danimarca. Le autorità russe avevano richiesto la sua estradizione, accusandolo di essere coinvolto nell’attentato terroristico, ma la Danimarca ha ritenuto non sufficientemente comprovate le accuse. Nel 2003 furono invece le autorità britanniche a rifiutare l’estradizione di Zakaev, garantendogli asilo politico nel paese. Nel 2006, Akhmed Zakaev aveva accompagnato con la sua auto ad un incontro l’ex ufficiale dei servizi di sicurezza russi (Fsb) Aleksander Litvinenko. Durante quell’incontro, Litvinenko venne infettato con il polonio-210. Le autorità di Londra hanno accusato del crimine gli ex ufficiali dell’Fsb Andrej Lugovoj e Yuri Kovtun, mentre da parte russa Zakaev era stato ufficialmente accusato di essere responsabile.
Allo stesso tempo, Zakaev veniva considerato parte dell’ala moderata della resistenza cecena, e la giornalista di Novaja Gazeta Anna Politkovskaja, uccisa nel 2006, ha scritto di lui: "è una figura di compromesso da tutti i punti di vista, una persona utile nel caso in cui la Russia, e nello specifico il Cremlino, decida di fare quei passi che potrebbero aiutare a toglierci dal vicolo cieco in cui ci troviamo per quanto riguarda la situazione in Cecenia".
La pace tra vecchi nemici
La decisione di Akhmed Zakaev di ritornare in Cecenia si stava preparando già da parecchio tempo. Già nel 2008 si erano diffuse le prime voci riguardo ad un possibile rientro di Zakaev a Grozny in tempi brevi. Ma all’epoca Kadyrov aveva commentato questa opportunità in modo ironico, dichiarando che "la Cecenia sarà lieta se Akhmed Zakaev deciderà di ritornare nella repubblica, in quanto è un buon artista e potrà aiutarci nel processo di rinascita della cultura cecena". Ma già nel gennaio del 2009, quando l’eventualità di un ritorno di Zakaev ha ricominciato ad apparire nei media, ci è mancato poco che l’amministrazione di Kadyrov non sia andata allo scontro diretto con l’Fsb. Dopo che i Servizi Federali di Sicurezza avevano iniziato ad accusare Zakaev di aver costituito nuove formazioni armate in Cecenia, evidentemente con l’intenzione di ottenere finalmente la sua estradizione, l’amministrazione cecena, in modo inatteso, si è espressa a sostegno di Zakaev ed ha accusato l’Fsb di intralciare i tentativi di dialogo tra le autorità cecene ed i ribelli.
Ne è risultato che dopo Baraev anche Zakaev ha deciso di ritornare nella repubblica cecena, dove a detta di tutti sarebbero pronti a perdonarlo. Il rappresentante speciale del presidente russo per la collaborazione internazionale alla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata Anatolij Safonov ha dichiarato che "per Zakaev non è chiusa la strada dell’amnistia".
Un caso giuridico
La cancellazione di accuse in cambio di lealtà alle attuali autorità cecene è il principale caso giuridico emerso in seguito alle due guerre cecene. Ad oggi, l’unico processo ad un importante capo dei guerriglieri è stato quello a Salman Raduev, che veniva chiamato anche "terrorista numero 2", ed era uno dei principali comandanti di campo dei ribelli. Nel 2001 Raduev è stato condannato all’ergastolo, ma l’anno seguente è morto in cella in circostanze non del tutto chiarite. In Russia, non hanno avuto luogo altri processi di questo tipo. I militari hanno sempre preferito eliminare i leader ribelli al momento della cattura, piuttosto che non dimostrare la loro colpevolezza nelle aule del tribunale. Ma se ad esempio la situazione con il "terrorista numero 1" Shamil Basaev è stata sempre relativamente chiara – Basaev si è sempre preso con piacere la responsabilità di tutti i principali attentati che hanno avuto luogo in territorio russo – in altri casi, come quello del presidente ceceno Aslan Maskhadov si è chiarito che formalmente la procura generale russa non lo aveva accusato di niente.
Tanto è difficile dimostrare la colpevolezza dei ribelli per i crimini che hanno commesso, quanto è facile amnistiarli. Fino al ritorno di Zakaev, il più noto caso di "riabilitazione" era quello dell’ex ministro della Difesa di Ičkeria Magomed Khambiev, il quale si era consegnato alle autorità cecene nel 2004. In cambio della sua disponibilità a collaborare con il nuovo gruppo al potere Khambiev ha ottenuto un mandato di parlamentare al parlamento ceceno, ed alla fine del 2008 è stato addirittura eletto nelle liste di Russia Unita, il partito di governo russo guidato da Vladimir Putin. È difficile giudicare dal punto di vista giuridico questa pratica di "perdoni", ma in Cecenia si è rivelata essere necessaria. Alla fine dei conti, lo stesso presidente Ramzan Kadyrov, così come suo padre, l’ex-presidente della Cecenia Akhmed Kadyrov, sono dei "ritornati" di questo tipo. Durante la prima guerra in Cecenia i Kadyrov combattevano dalla parte dei ribelli, e si sono messi dalla parte delle forze russe solo all’inizio della seconda campagna di Cecenia.
Il ritorno alla vita pacifica di Khambiev sembrerà una cosa da poco, se effettivamente ritorneranno Bukhari Baraev ed in particolare Akhmed Akaev. Fonti nell’amministrazione cecena parlano già della possibilità di affidare a Zakaev un ruolo importante all’interno del ministero della Cultura. Questo è, probabilmente, uno dei principali paradossi della politica caucasica: Ramzan Kadyrov, il quale fino a poco tempo fa accusava Zakaev di essere coinvolto nell’omicidio di suo padre, è disposto ad affidargli un ruolo importante all’interno di un ministero. Dove è la logica? Difficilmente, si riuscirà a trovarla.
*Giornalista di "The New Times", Mosca
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