Repetitor, i Sonic Youth di Belgrado
La cosiddetta New Serbian Scene comprende una serie di band che stanno facendo la storia della musica moderna belgradese da metà degli anni Duemila a oggi. Tra queste i Repetitor
Già in altre occasioni ci siamo soffermati sulla musica di Belgrado, con un occhio di riguardo all’underground e ai numerosi movimenti giovanili che sempre più spesso fanno parlare di sé, pur senza sposare le strategie spesso “plastificate” del mainstream discografico. La cosiddetta New Serbian Scene comprende una serie di band che sta facendo la storia della musica moderna belgradese da metà degli anni Duemila a oggi, contrapponendosi a realtà pentagrammate consolidatesi pochi anni prima, dipendenti soprattutto dal mondo anglo-statunitense, come il brit-pop o il grunge.
I nuovi gruppi prendono spunto dalla Yugoslav New Wave, dall’indie e dal pop rock meno commerciale, sospinti da circuiti di tendenza sorti ex novo o appoggiati da particolari contesti editoriali e industriali. Fra le band che stanno destando maggiore interesse da parte di pubblico e critica ci sono i Repetitor, in procinto di consegnare alle stampe il loro terzo album.
Si formano verso la fine del 2005. Sono in tre: Boris Vlastelica (chitarra e voce), Ana-Marija Cupin (basso) e Milena Milutinović (batteria). Fra i loro gruppi preferiti figurano Sonic Youth, Ramones, Sarlo Akrobata (leggendaria yugoslav new wave/post-punk band proveniente da Belgrado, attiva nei primissimi anni Ottanta) e Darkwood Dub (band serba di alternative rock); fra gli scrittori, Vasko Popa, poeta serbo di origine romena. Non sono dei virtuosi; ma hanno la capacità di stupire con una presenza scenica audace e irriverente, perfettamente assimilabile a contesti geografico-sociali lontani, "alla New York del 1978, o alla Belgrado del 1981", dichiara lo stesso trio belgradese.
C’è del sano atteggiamento punk nel loro modo di porsi, che viene apprezzato soprattutto dai più giovani, grazie a performance dal vivo perfettamente in linea con il desiderio giovanile di saltare, pogare e fare baccano. Provano per qualche mese e nel 2006 si buttano nella mischia del nuovo circuito musicale serbo, esibendosi in vari club della capitale. Puntano soprattutto al Blue Moon, ancora oggi punto di riferimento per epigoni della new wave, del dream pop e del gothic rock. Il successo è istantaneo e unanime, e poco dopo si trovano a calcare i palchi di altre grandi città come Novi Sad e Vranje.
Richiamano così le attenzioni dei paesi vicini e dopo pochi mesi dal primo debutto si ritrovano a suonare in Croazia, Macedonia, e Bosnia. A settembre si presentano alla Rock‘n’roll Skola manifestation e tre mesi dopo al Jelen Pivo Festival, presso la fortezza di Kalemegdan. Escono con un primo lavoro decantato dalla critica e appoggiato dalle frange musicali più estremiste. Popboks (web magazine in lingua serba) lo indica come il terzo più grande debutto del 2006. Il brano “Ja”, prodotto da Ivan Pavlović viene incluso nella compilation Jutro ce promeniti sve? e finisce in classifica per cinque settimane. Altre compilation si avvalgono delle loro canzoni: "10 puta nedeljno", "Sve što vidim je prvi put" e "Cracks" compaiono in Zdravo, zdravo, zdravo, cd rilasciato per la KulturAkt, che coinvolge tante altre belle realtà musicali come i Tussilago o i Nezni Dalibor.
Il primo disco ufficiale vede la luce il 30 ottobre 2008, dopo una serie di registrazioni avvenute presso il Digimedia Studio della capitale. Si intitola Sve što vidim je prvi put ed è supportato dall’etichetta serba Odličan Hrčak. Vengono fornite anche le tracce mp3, scaricabili online dal Myspace della band. La critica impazza. Il pubblico pure. Dragan Ambrozić, figura preminente della scena musicale belgradese, coinvolto in tutti i principali progetti della capitale serba, lo definisce "il più importante manifesto rock della storia della nazione". "Un disco malinconico?", domandano i musicologi: "La malinconia è l’espressione di un sentimento passivo, noi invece siamo attivi", ribattono i membri del gruppo.
Ma in qualche modo il riferimento è azzeccato. Lo confermano i nomi che circolano intorno alle prime recensioni: Joy Division, Husker Du, Nirvana, "senza dimenticare Malcolm Mooney, primo cantante dei Can e Mark Sandman, dei Morphine", precisa il trio musicale.
Per i giovani di Lubiana Radio Student è il secondo più bel disco dell’anno, anche grazie al video di "Opet jak", diretto da Miloš Tomić, ripetutamente proposto sugli schermi di molti locali di Belgrado, fino alla fine dell’anno. La promozione del cd li vede impegnati in molte date live. Si riaffacciano al Jelen Pivo Festival e si propongono per la prima volta a Niš, in occasione del Nisomnia Festival. Aprono per Jarboli, Dinosaur Jr. e The Stooges.
Il 2010 comincia nel migliore dei modi, con il battesimo di un nuovo video, girato ancora una volta da Tomić, "Ogledalo". Il disegno animato di alcuni aerei e di giovani testoline vaganti, si sovrappone alla filiforme fisionomia del leader e all’affascinante vestitino rosso di una delle due comprimarie, a bordo di una macchina gialla nei pressi di una discarica; 2 minuti e 13 secondi che echeggiano a post-punk, new-wave, hard-core, con una impercettibile venatura pop che rimanda addirittura alle chitarre dei Franz Ferdinand. Alla fine il protagonista soccombe alla pazzia dell’automobilista, apoteosi di una storia impudente e surreale.
Nello stesso anno cantano al prestigioso Exit Festival di Novi Sad, presso la fortezza di Petrovaradin, e remixano "Ja" per Exit Music. Nel gennaio dell’anno successivo affrontano una delle date più memorabili della loro carriera. Sono, infatti, ospiti di alcune città in Kosovo. La notizia fa scalpore, poiché è la prima volta (dalla fine della guerra) che una band serba offre spunti concreti per una convivenza civile fra i due paesi: "Rispondiamo di sì senza tentennamenti, benché non tutti gli amici e parenti siano d’accordo", rivelano i membri dell’ensemble. "Ma le cose sono cambiate. Tanti giovani di Pristina hanno i nostri stessi problemi, e coltivano i nostri stessi sogni. Non c’è niente di meglio che metterli in comunione grazie alla musica".
Il 9 dicembre i Repetitor deflagrano l’aere di un club di Pristina, supportati dalle urla di fan sfegatati.
Entrano in studio per il nuovo album l’anno successivo, poco dopo lo spiacevole episodio vissuto in Bosnia, presso la città di Banja Luka, dove il frontman è stato attaccato (per fortuna senza conseguenze) da un gruppo di skinheads. “Una vicenda poco gradevole”, ha detto Vlastelica a Popboks, “già accaduta, del resto, a Belgrado”.
Il disco del 2012 si intitola Dobrodosli na okean ed è preceduto dal singolo "U pravom trenutku", la quarta traccia. Per terapija.net sono 7 stelle su dieci; ancora più lusinghieri i pareri di Popboks (9 stelle) e Ravno Do Dna (8 stelle). Si affaccia alla ribalta delle critiche il termine "stoner rock", con rimandi al noto sottogenere appartenente alla grande famiglia dell’heavy metal; ma il mondo nuovo proposto dai Repetitor deve molto ancora al garage rock e al punk rock, e a sound peculiari come quelli evocati, fra gli altri, dai Grinderman di Nick Cave.
L’argomento è affrontato in Italia da Indieforbunnies , che parla di un disco che "suona molto bene". Segue un lungo tour che vede impegnati i Repetitor in Croazia, Slovenia e Olanda. E il nuovo disco? C’è ancora riserbo sull’argomento, ma è probabile che verrà dato alle stampe nel 2015. “Non possiamo dire molto, ma ci sono varie canzoni su cui la band sta lavorando”, ci raccontano i rappresentati della label slovena. “Possiamo aggiungere che sarà ancora più duro del precedente”.
editor's pick
latest video
news via inbox
Nulla turp dis cursus. Integer liberos euismod pretium faucibua