Ramzan Kadyrov, il padre della nazione
Si è recentemente tenuta a Grozny la cerimonia di insediamento di Ramzan Kadyrov. Per il suo secondo mandato. Questa volta non da presidente ma da "capo della Cecenia". Un’escursione nel passato e nella stravagante vita di un giovane “padre della nazione”
Generalmente i governatori delle repubbliche della Federazione russa sono detti “presidenti”. L’anno scorso però, l’eccentrico leader ceceno Ramzan Kadyrov dichiarò che solo il capo di stato della Federazione stessa avrebbe dovuto avere il diritto di fregiarsi del titolo presidenziale. “Un Paese deve avere un solo presidente”, annunciò allora il giovane leader, senza perdere occasione per manifestare la propria lealtà al Cremlino, proponendo che chi guidava una regione o repubblica facente parte della Federazione russa, a cominciare da lui stesso, fosse definito semplicemente "capo" della repubblica. Vietò quindi seduta stante di essere chiamato “presidente”, e il devoto parlamento ceceno coniò per lui, senza indugi, il titolo di "capo della Cecenia".
Laureato, professore, dottore di ricerca
Questa trovata di Ramzan Kadyrov è solo apparentemente bizzarra. In realtà è da tempo che il governatore ceceno, che regna sulla repubblica con il pugno di ferro, si sforza di essere più di un semplice presidente. L’immagine che cerca di darsi è quella di un genio politico, religioso, morale ed economico, in grado quando necessario non solo di farsi carico del popolo ceceno, ma anche di proporsi come leader dell’intero Caucaso settentrionale.
Ramzan Kadyrov ha 34 anni. Prima di arrivare al potere in Cecenia ha fatto in tempo a diplomarsi nel villaggio natale di Centoroj, in passato un piccolo e semi-sconosciuto insediamento ai piedi delle montagne, trasformatosi negli ultimi dieci anni in un’inespugnabile fortezza con lussuosi palazzi, posti di blocco lungo tutto il suo perimetro e i più fedeli seguaci di Kadyrov a fare sentinella ventiquattr’ore su ventiquattro.
Il progredire della carriera politica di Ramzan Kadyrov è stato accompagnato da una moltitudine di titoli e omaggi, ma anche di conquiste accademiche. Al momento il giovane governatore ceceno può vantare di essere pluri-laureato, dottore di ricerca in economia e professore. Solo pochi anni fa, alla domanda della giornalista della Novaja Gazeta Anna Politkovskaja, Kadyrov rispondeva di essersi laureato nella sede decentrata di un’università di Mosca, ma non sapeva quale fosse il tema della sua tesi di laurea. Oggi sarebbe impensabile coglierlo in un simile momento di disagio, poiché il suo servizio stampa “concorda” rigorosamente le domande con i giornalisti.
Figlio di cotanto padre
Ramzan Kadyrov divenne primo ministro e poi presidente dopo la morte del padre Ahmad, un famoso teologo che all’inizio della prima guerra russo-cecena aveva invitato tutta la popolazione alla guerra santa contro Mosca. Kadyrov senior era noto anche per aver dichiarato che per concludere la guerra bastava che i ceceni uccidessero 150 russi a testa, chiaramente riferendosi al fatto che i russi sono 150 volte più numerosi dei ceceni. Lui stesso aveva combattuto, anche se non è dato sapere quanti russi fece in tempo a uccidere prima di passare dalla loro parte. All’epoca, il diciottenne Ramzan era sempre al fianco del padre. Oggi, i suoi biografi amano raccontare che anche il giovane Kadyrov, mitra alla mano, difendeva la patria dagli occupanti russi, ritenendo evidentemente di conferirgli in questo modo l’immagine di devoto soldato e patriota, pronto a combattere e morire per la Cecenia. Non esistono però prove della sua partecipazione alla guerra, fatta eccezione per alcune fotografie in cui il giovane Kadyrov, in abiti civili, cerca di infilarsi nell’inquadratura a fianco di noti comandanti ceceni del tempo contro cui Kadyrov padre e figlio hanno in seguito combattuto al fianco dei russi.
La prima guerra cecena si concluse nell’agosto 1996, con la vittoria dei ribelli. Oltre 100.000 soldati russi furono costretti a lasciare la Cecenia e il Cremlino, guidato dall’allora presidente Boris Yeltsin, firmò un trattato di pace e collaborazione con cui entrambe le parti si impegnavano per il futuro a risolvere ogni controversia solo con mezzi pacifici. Nemmeno tre anni dopo, tuttavia, furono riconfermate per l’ennesima volta le parole di Winston Churchill: “Un trattato con la Russia non vale la carta su cui è scritto”. Le truppe russe invasero di nuovo la Cecenia, al tempo lacerata da contrapposizioni politiche, faide criminali e disastro economico.
Kadyrov senior, che in passato invitava la popolazione a combattere i russi fino all’ultima goccia di sangue, cambiò bruscamente posizione e passò dalla parte del Cremlino. Presto divenne presidente e nominò il figlio capo del servizio di sicurezza. Già allora giornalisti e attivisti per i diritti umani scrissero molto delle prigioni private e delle torture inflitte a combattenti e civili sospettati di simpatie per i ribelli. In seguito queste voci sono diventate parte integrante dell’immagine di Ramzan Kadyrov, ma le autorità russe hanno continuato, anno dopo anno, a scommettere su di lui. Il suo trono non vacillò mai, nemmeno quando i suoi critici od oppositori morivano come mosche dentro e fuori i confini ceceni. La lista comprende giornalisti (Anna Politkovskaja), attivisti per i diritti umani (Natalja Estemirova), “Eroi della Russia” (i fratelli Jamadaev), vittime di torture che erano riuscite a fuggire dalle segrete (Umar Israilov). Sono stati uccisi a Grozny, Mosca, Dubai, Vienna, ma nessuno di questi casi è stato risolto. Ogni volta, le autorità russe e lo stesso Kadyrov hanno attribuito l’omicidio a fantomatici nemici della Russia che volevano gettare ombre sul leader ceceno.
Senza segni di guerra
Proclamato anni fa lo slogan “la Cecenia senza segni di guerra”, Ramzan Kadyrov e i suoi hanno davvero rimesso rapidamente in piedi le rovine della capitale. Sono molte le case e le strutture sociali ristrutturate, soprattutto in centro; si costruiscono condomini; si presta molta attenzione a scuole e asili, amministrati da una delle sorelle del leader. In questi nuovi asili e scuole, i bambini imparano dalla più tenera età che proprio grazie al genio di Kadyrov la Cecenia vive in pace e concordia, e che proprio a lui devono cercare di assomigliare. A questo scopo è nata nelle scuole l’organizzazione “Giovani di Kadyrov”, sul modello dei “Giovani d’Ottobre” di sovietica memoria. Solo che le loro cravatte di seta non sono rosse, ma verdi, e le loro canzoni non inneggiano a Lenin, ma a Kadyrov.
Nonostante gli imponenti cambiamenti nel paesaggio urbano, la maggioranza degli abitanti continua però a vivere nella miseria e nella disperazione. Persino i dati ufficiali parlano di disoccupazione oltre il quaranta per cento, anche se secondo stime non ufficiali il numero dei senza lavoro sarebbe in realtà molto più alto. Senza tangenti è impossibile trovare qualsivoglia lavoro e in molti vivono di pensioni irrisorie o di altrettanto miseri sussidi di disoccupazione. Alcuni lasciano il Paese per cercare rifugio in Europa, chi non può vive nel terrore delle squadracce incaricate di reprimere la dissidenza e lo scontento.
Brioni à la Stalin
In Cecenia, le facciate di quasi tutti gli edifici sono tappezzate di enormi ritratti del giovane leader, nonché di suo padre, sua madre, suo fratello e degli altri membri della famiglia. I telegiornali cominciano e finiscono con servizi sulle gesta di Ramzan Kadyrov, i titoli dei giornali pullulano dei suoi successi, qua e là nella capitale sorgono i suoi fan-club. Le strade della città ricostruita sono attraversate da auto che portano le sue fotografie, alcune hanno la targa di serie KRA, abbreviazione di Kadyrov. Chi è alla guida di queste auto è un fedelissimo, che nessun soldato sul territorio ceceno oserà fermare.
Lo stesso Ramzan Kadyrov, praticamente catapultato dall’infanzia ai vertici del potere, non è più il giovane dinoccolato che una volta si presentò al Cremlino per incontrare Putin indossando una tuta da ginnastica azzurra . Ora appare potente e sicuro di sé: un “padre della nazione”, come lo definiscono ossequiosamente i suoi fedelissimi. Organizza partite con le stelle del calcio mondiale. Da presidente della locale squadra di calcio, il “Terek Grozny”, ingaggia come allenatore l’ex-campione olandese Ruud Gullit . Da presidente del club di boxe “Ramzan”, porta in Cecenia Mike Tyson . Da estimatore della moda italiana, organizza sfilate con la partecipazione dello stilista Cavalli .
Kadyrov proibisce alle donne cecene di andare al lavoro senza velo o in maniche corte. Agli uomini prescrive di indossare il costume nazionale nei giorni di festa, che nessuno portava più dall’Ottocento. Lui stesso, ultimamente, preferisce le divise con il collo alto e stretto alla Stalin o Mao Tse Tung , che si dice vengano realizzate appositamente dai migliori maestri della sartoria Brioni.
Estremisti ed amanti dell’estremo
Nei suoi 34 anni, Ramzan Kadyrov ha raggiunto traguardi che i suoi coetanei, in Cecenia e non solo, non possono nemmeno sognare. Nonostante la lunga scia di sospette torture e omicidi che lo segue, l’impressione è che, finché alla guida della Russia ci sarà il tandem Putin-Medvedev, per Kadyrov è assicurato ben di più che un secondo mandato. Secondo molti analisti, questa strana benevolenza si spiega con il fatto che parte degli aiuti miliardari destinati alla ricostruzione post-bellica della Cecenia rimane agli alti funzionari di Mosca. Difficile che nel prossimo futuro si possa verificare la trasparenza degli itinerari compiuti dai fondi federali russi dedicati alla Cecenia. Tuttavia, una nuova iniziativa annunciata da Kadyrov nel giorno del suo secondo insediamento lascia supporre che questi fondi aumenteranno presto. Nelle montagne cecene sarà infatti costruita una stazione sciistica per gli amanti degli sport estremi provenienti da Russia ed Europa. Il costo del progetto si aggira sui 14 miliardi di rubli (circa 350 milioni di euro).
Com’è noto Vladimir Putin, il protettore di Kadyrov, è un grande appassionato di sci. Vorrà abbandonare la prediletta Sochi per l’avventurosa gola di Argun’, dove continuano ad esserci parecchi estremisti, ma non vi è ancora traccia di amanti degli sport estremi?
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