Proxima Estacion – Sarajevo
Giovedì sera si è esibito a Sarajevo Manu Chao. Dario Terzic, il nostro corrispondente, è riuscito ad intervistarlo.
Manu Chao, il famoso musicista ex leader dei Mano Negra, è arrivato anche a Sarajevo. Dopo la Russia, la Polonia, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Serbia e la Croazia, Manu Chao si è esibito davanti al pubblico di Sarajevo, nell’ambito della manifestazione "Bascarsijske Noci" (Notti di Bascarsija). A differenza degli altri, il pubblico di Sarajevo, ha avuto il privilegio di godersi il concerto gratis.
La musica di Manu Chao è conosciuta ovunque. Il cantante, di origine spagnola, è nato a Parigi nel 1961, il 21 giugno. Il suo primo album da solista, "Clandestino", ha venduto oltre 4 milioni di
copie. Non ha fallito neppure il suo secondo cd, "Proxima estacion-esperanza". La gente ama la sua musica, ma anche i suoi messaggi. Manu Chao è stato definito in svariati modi: il Bob Dylan latinoamericano, il "difensore dei
terzomondisti" l’"antimondialista" ecc. Abbiamo avuto modo di incontrarlo
prima del suo concerto di Sarajevo.
Finalmente sei riuscito ad arrivare a Sarajevo?
E’ un piacere essere qui. Negli anni scorsi in Europa occidentale si è parlato molto
di Sarajevo, ma non conoscevo la città; questa è una buona occasione per farlo e per incontrare
la gente del posto.
La gente ti collega ancora al periodo dei Mano Negra.
Perché il gruppo si è sciolto?
Abbiamo lavorato insieme per sette-otto anni. Lo scioglimento del gruppo è stato la fine di un ciclo.
Alcuni si sono sposati, hanno avuto dei figli, non potevano più girare come prima. E’ stato triste
lasciarsi, ma… ciò che conta in un gruppo è l’alchimia, l’energia; quando i desideri cominciano a divergere, vuol dire che è giunto il momento di lasciarsi. Come in una coppia. Con i Mano Negra abbiamo viaggiato molto. Ho conosciuto molta gente. Mi piacciono i tour, visitare le città in cui mi trovo, conoscere le persone. Ma in quel periodo non avevo molto tempo per stare con gli
amici. Dopo lo scioglimento del gruppo ne ho approfittato per andare in America del Sud e ritrovarne molti.
Si dice che nel periodo dei Mano Negra fossi più militante. Forse ora la lotta continua con armi diverse?
Non spetta a me dirlo. C’è chi dice che ero militante prima, e chi dice che lo sia di più adesso. Essere militanti è una cosa di tutti giorni. Però è vero che oggi ho più libertà rispetto a quando stavo con i Mano Negra, e per questo sono forse più militante…Sono più maturo, e non me ne frega niente del resto…
Libertà, America Latina… Che Guevara ?
Non ha influito molto sulla mia vita. Ma certamente lo rispetto. Era uno che seguiva le sue idee,
e ne ha pagato le conseguenze. Sono in pochi ad essere come lui. La gente parla, ma non molti agiscono. C’è sempre differenza tra il dire e il fare.
Sei ossessionato dall’America Latina?
Non si tratta di un’ossessione, piuttosto di un amore profondo. Io sono molto fortunato perché ho la possibilità di viaggiare. Oggi purtroppo c’è tanta gente che non può farlo, vuoi per motivi economici, vuoi per motivi burocratici. Viaggiare è la scuola più bella. Quanto più si conoscono le altre culture, tanto più si è postivi nei confronti della propria.
La cultura di oggi è decisamente globale, ma per quanto riguarda l’economia?
Il mondo è frutto di culture e razze diverse. Non esiste una razza superiore. Oggi la mescolanza di culture diverse è una cosa normale. La globalizzazione economica è una cosa del tutto differente. Io la chiamo dittatura del denaro. E’ una globalizzazione imposta, e non è democratica. Si parla tanto di democrazia, ma noi votiamo gente che in realtà è priva di potere. Il vero potere è detenuto da chi controlla i soldi, queste persone sono al di sopra di tutto. Dieci o venti anni fa, secondo me, era ancora la politica che decideva sull’economia. Ma oggi mi sembra che siano le HOLDING ad
imporre la propria linea politica, e questo è un grosso problema.
Ti hanno definito anche "il paladino dei terzomondisti"…
Ho viaggiato molto, e mi sono sempre trovato in posti dove le cose non funzionavano bene. Non mi è mai capitato, durante i miei viaggi, di sentir dire alla gente che tutto andava bene, di sentire "qui stiamo bene"… E questo è quello che mi rattrista. La separazione tra Primo e Terzo mondo è una cosa che oramai, purtroppo, si dà quasi per scontata. Gli occidentali si lamentano dell’ emigrazione in Europa. E’ certo però che quella povera gente non lascia il proprio paese per divertimento. Lo fa perché costretta, per dare da mangiare alla propria famiglia. E questa è una grande ipocrisia dell’Occidente. Il Terzo mondo non ha nessuna chance di svilupparsi da solo. Queste sono le politiche ipocrite degli Stati Uniti, dell’Europa e del Primo mondo. Siamo ancora in un colonialismo economico…
Ma la musica può cambiare qualcosa?
La musica è solo un modo per far circolare le idee, come ce ne sono altri. Ma tutti devono fare
uno sforzo per cambiare la situazione, e non solo i musicisti, ma anche gli studenti, i giornalisti, i tassisti, i pescatori, i contadini.
Abbiamo ringraziato Manu Chao per la sua disponibilità. Era dispiaciuto di non essere
riuscito a passare per Mostar. Avrebbe voluto andarci per incontrare alcuni suoi
amici che partecipavano all’ Intercultural Festival.
Concludiamo col dire che il concerto di Sarajevo è stato entusiasmante. Manu Chao, come al solito, ha deciso di fare a modo suo evitando di cantare le canzoni più famose (Me gustas tu). E si è dichiarato favorevole all’abbassamento dei prezzi dei cd, evitando di parlare, nel paese dei cd piratati, della lotta ai cd non originali.
"Perché ti si vede poco su MTV" chiediamo. Risponde al suo solito modo: "Se vogliono registrare un mio concerto possono farlo anche gratis ma non sarò certo io a pregarli di venire".
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