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Proteste senza via d’uscita

Il 9 aprile ha avuto inizio a Tbilisi una nuova ondata di manifestazioni dell’opposizione, mirate ad ottenere le dimissioni del presidente georgiano Mikheil Saakashvili. Le proteste continuano pacifiche, ma si sta andando rapidamente verso una situazione di stallo

14/04/2009, Tengiz Ablotia - Tbilisi

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Come c’era da aspettarsi, i timori che proprio in questo giorno dovesse avere luogo qualche scontro si sono dimostrati infondati. Il 9 aprile si è tenuta una dimostrazione alla quale hanno partecipato, secondo diverse stime, tra le 25.000 e le 150.000 persone. Realisticamente, 25.000 sembra essere molto più vicino al dato effettivo di 150.000.

D’altra parte, 25-30.000 partecipanti per la Georgia non sono affatto pochi. Nel paese non hanno praticamente mai avuto luogo dimostrazioni con più di 30.000 partecipanti. Nel momento di massimo successo del movimento nazionale, tra il 1989 e il 1991, non ci sono mai state manifestazioni con più di 15.000 persone. Molto probabilmente, anche nei giorni cruciali della "rivoluzione delle rose", il 22 e 23 novembre 2003, il numero di partecipanti non era di molto superiore ai 25-30.000, benché gli organizzatori abbiano parlato anche di 200-250.000 persone presenti.

Nei giorni seguenti il 9 aprile, il numero di partecipanti è diminuito considerevolmente, fino a stabilizzarsi attorno alle 10.000 persone. Questo non deve affatto sorprendere, visto che il "9 aprile" è una data che era stata annunciata con tre mesi di anticipo e a cui si preparava tutto il paese – sia i sostenitori della protesta, sia chi vi si opponeva. Nelle ultime 2-3 settimane tutti i media hanno parlato solo del 9 aprile, quindi alla manifestazione hanno partecipato non solo i sostenitori dell’opposizione, ma anche cittadini del tutto neutrali: tutti erano curiosi di vedere cosa sarebbe successo il "9 aprile".

Non essendo successo niente di particolare, i curiosi se ne sono tornati a casa e sono rimasti solo coloro che effettivamente sostengono l’opposizione.

La protesta

Nel complesso, diversi fattori hanno favorito il carattere pacifico delle azioni di protesta.

In primo luogo, la posizione dura presa dalla comunità internazionale, la quale ha posto come condizione ad entrambe le parti di mantenere il livello dello scontro entro i limiti previsti dalla costituzione. In parole povere, all’opposizione è stato detto "protestate finché volete, ma non provate ad andare al potere con l’uso della forza", mentre alle autorità è stato raccomandato di non fare ricorso alla violenza, a meno che non vi sia una minaccia diretta alle istituzioni statali e alla sicurezza dei cittadini.

L’opinione dell’Occidente è stata espressa dal rappresentante dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale Peter Semneby: "Prima di tutto, le azioni di protesta devono avere luogo in modo pacifico, e di questo sono responsabili tanto le autorità quanto l’opposizione. Poi bisogna vedere cosa succederà dopo le proteste: la piazza non deve essere il luogo dove si risolvono questioni di questo tipo. Per questo si chiede ad entrambe le parti di sedersi al tavolo dei negoziati, sottolineando però che manifestazioni di protesta condotte nei limiti della legge e della costituzione sono una parte imprescindibile della democrazia".

In secondo luogo, lo scandalo relativo all’acquisto di armi al centro del quale si sono trovati rappresentanti del "Movimento democratico" guidato dall’ex-presidente del parlamento Nino Burjanadze, uno dei leader dell’opposizione, e tra i suoi principali finanziatori. In seguito allo scandalo, i sostenitori dell’opposizione devono sforzarsi in modo particolare di mostrare che loro intendono agire in modo del tutto pacifico, e che lo scandalo con le armi non è altro che una provocazione da parte delle autorità.

Infine, la posizione delle autorità. Il presidente e la sua squadra hanno già fatto una sciocchezza quando sono intervenuti con la forza per interrompere le azioni di protesta del 7 novembre 2007, dando così nuovo vigore a quelle manifestazioni. Le autorità hanno capito che qualsiasi uso della forza, alla fine dei conti, gioca contro di loro.

Ne risulta un quadro molto particolare. Le manifestazioni sono osservate attentamente da tutte le parti – i rappresentanti di organizzazioni non governative georgiane indossano apposite divise di colore rosso brillante, e in questa tenuta seguono la folla in modo da evitare possibili provocazioni. A Tbilisi si trova un gruppo di osservatori dell’Unione Europea, che a sua volta effettua un monitoraggio delle proteste. Le autorità hanno disposto nelle aree dove erano previste le dimostrazioni decine di telecamere pronte a riprendere tutto ciò che accade. Inoltre, alla manifestazione non si vede neanche un poliziotto: le forze dell’ordine si trovano o all’interno dei palazzi delle istituzioni statali, o ad una certa distanza dai manifestanti, in modo da evitare qualsiasi scontro con loro.

In questa fase, la situazione rimane così sotto controllo.

Domenica le manifestazioni sono state momentaneamente sospese per lasciare spazio alla festività ortodossa della Domenica delle Palme la chiesa ortodossa georgiana segue per le festività religiose il calendario giuliano, ndr. Lunedì le proteste hanno avuto nuovamente inizio. Se nei giorni precedenti l’opposizione ha mantenuto una manifestazione costante davanti al Parlamento e dei picchetti di protesta davanti alla sede della televisione pubblica e della Presidenza, a partire da lunedì la tattica è cambiata; ora l’opposizione intende mantenere un picchetto presente 24 ore su 24 davanti alla sede della Presidenza.

Negoziati

Attualmente, governo e opposizione non stanno conducendo negoziati. Le autorità propongono all’opposizione una serie di temi da discutere, ma per il momento l’opposizione rifiuta categoricamente ogni offerta, ponendo un’unica condizione: le dimissioni del presidente.

"Non abbiamo bisogno di incarichi di governo. Non si può parlare di governo di coalizione. L’unica condizione, senza alcuna alternativa, è rappresentata dalle dimissioni di Mikheil Saakashvili. Discussioni riguardo ad altri temi importanti per il paese sono possibili solo dopo le dimissioni di Saakashvili" – ha dichiarato Eka Beselia, uno dei leader dell’opposizione.

Da parte loro, le autorità comunicano che in nessuno caso acconsentiranno a dimissioni del presidente ed elezioni anticipate.

"Se l’opposizione accetta l’idea di avere un dialogo costruttivo ed offre condizioni realistiche ed accettabili, siamo pronti ad accettarle e a condurre dei negoziati. Escludiamo la possibilità di avere un referendum su questa questione o elezioni anticipate motivate solo dalla congiuntura politica, ma se l’opposizione cerca il dialogo, e non parlerà solo per ultimatum, allora sarà possibile giungere ad un accordo" – ha dichiarato il presidente del Parlamento georgiano David Bakradze.

Nella situazione attuale, non sembra vi sia la possibilità di avere un dialogo costruttivo tra autorità ed opposizione.

Sviluppi

È evidente che si sta andando rapidamente verso una situazione di stallo.

L’opposizione non gode della fiducia incondizionata della società; la maggior parte della popolazione ha un approccio negativo sia nei confronti delle autorità georgiane sia nei confronti dell’opposizione. Il calo di popolarità di Saakashvili non porta automaticamente all’aumento del sostegno per l’opposizione. Di conseguenza, la partecipazione alle azioni di protesta non è stata così massiccia quanto si aspettavano gli organizzatori.

D’altra parte, i partecipanti alle manifestazioni non sono certo pochi, e le autorità non possono permettersi di ignorarli.

Ne consegue una situazione in cui l’opposizione ha abbastanza forza per mantenere un livello costante di sostegno nella società, ma non abbastanza per costringere il presidente a dimettersi.

Ma non si è ancora giunti alla fase di maggiore rischio. I leader dell’opposizione non possono accettare di condurre negoziati, in quanto già da tre mesi giurano che non parleranno di niente se non delle dimissioni del presidente. Fare un passo indietro ora significherebbe condannare definitivamente la propria carriera politica. In particolare, se il numero dei partecipanti alle proteste dovesse iniziare a diminuire, non è possibile escludere che l’opposizione decida di uscire dall’ordine costituzionale, causando così un’immediata e severa reazione da parte delle autorità.

Attualmente, non si vede quindi una via d’uscita dalla situazione di stallo che si è venuta a formare. Secondo alcuni, l’unica possibilità sarebbe un coinvolgimento della chiesa ortodossa georgiana, in grado di calmare sia le autorità che l’opposizione. Ma per il momento la chiesa tace e concede solo generiche dichiarazioni sulla necessità di mantenere la pace nel paese.

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