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Prigioni americane, omertà europea

Reazioni contrastanti al rapporto del parlamentare Dick Marty (Consiglio d’Europa) sulle operazioni segrete della CIA. Human Rights Watch: "Se i governi europei non collaboreranno, l’inchiesta non potrà andare avanti"

31/01/2006, Mihaela Iordache -

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Il relatore del Consiglio d’Europa, Dick Marty, ha presentato martedì 24 gennaio a Strasburgo i primi esiti del suo rapporto sui voli e le prigioni segrete della CIA in Europa. Nell’indagine, iniziata nel novembre 2005, il senatore svizzero Marty ha lamentato più volte l’insufficiente collaborazione da parte dei governi e si è quindi trovato successivamente nella scomoda posizione di presentare una prima nota informativa sul rapporto dominata dall’assenza di prove.

In questo delicato contesto, Marty ha dovuto ammettere che nell’attuale stadio dell’inchiesta non ci sono informazioni ufficiali riguardo i presunti centri di detenzione dei servizi segreti americani in Europa. Dalle 103 pagine del rapporto risulta – senza poter però essere provato – che oltre 100 persone sono state negli ultimi anni "consegnate" in Europa e che è molto probabile che i governi e i servizi dei rispettivi paesi fossero al corrente di quanto avvenisse.

Perché, secondo il relatore del Consiglio d’Europa, organizzazione che conta 46 stati membri, "nessuno ha negato che siano state rapite persone, private della libertà, trasportate in Europa e consegnate a paesi terzi dove sono state torturate". Il rapporto fa riferimento a quattro casi di trasporti di persone eseguiti dalla CIA, verso paesi ove sono stati interrogate e torturate.

Nel dicembre 2001, in Svezia, "con il consenso delle autorità" gli egiziani Ahmed Agiza e Mohammed Al-Zari sono stati prelevati e trasportati in Egitto. Poi c’è il caso dell’Italia, dove nel febbraio del 2003, nel pieno centro di Milano, l’egiziano Hassan Ossama Moustafa Nasr, detto Abu Omar, è stato rapito da agenti CIA ed è stato trasferito in Egitto dalla base aerea militare di Aviano con uno scalo nella base di Ramstein in Germania. Il relatore del Consiglio d’Europa si congratula tuttavia con i magistrati italiani che hanno emesso ventuno mandati d’arresto per venticinque agenti della CIA, che si suppone implicati nella vicenda.

Per quanto riguarda i "rapimenti" Marty ha parlato di "atti criminali" dal punto di vista del rispetto dei diritti umani e di "operazioni inaccettabili" compiute da un paese amico ed alleato dell’Europa. Altri casi simili citati nel rapporto di Dick Marty riguardano un rapimento avvenuto in Macedonia (2004).

L’inchiesta del parlamentare Dick Marty è iniziata il novembre scorso dopo la pubblicazione di un articolo sul giornale Washington Post che parlava di prigioni segrete CIA in paesi dell’Europa dell’est. L’organizzazione umanitaria Human Rights Watch (HRW) aveva indicato come paesi coinvolti, la Romania e la Polonia. I due paesi hanno però fermamente smentito l’esistenza di tali prigioni sul loro territorio.

Una nota informativa dei servizi segreti svizzeri che era finita all’inizio di gennaio sul giornale "SonntagsBlick" confermava invece l’esistenza di centri dove venivano compiuti interrogatori in Romania, Bulgaria, Kosovo, Macedonia e Ucraina. Si trattava di un fax partito dal Cairo dall’ufficio del ministro degli Esteri egiziano, indirizzato all’ambasciata d’Egitto a Londra ma intercettato dagli svizzeri.

Il fax faceva riferimento a 23 iracheni e afghani interrogati nella base aerea militare romena di Mihail Kogalniceanu sul Mar Nero. Le autorità egiziane hanno dichiarato che il fax non era altro che "una banale rassegna stampa". Il ministro degli Esteri romeno Mihai Razvan Ungureau, citato da "Le Figaro" nega ancora una volta le accuse che riguardano il suo paese confidando di avere "l’impressione di vivere una commedia dove le indiscrezioni vengono rilanciate all’infinto".

Nel suo rapporto il relatore del Consiglio d’Europa ammette che al momento attuale non vi sarebbero prove "inconfutabili" in merito all’esistenza di carceri segrete della CIA in Europa ma ha anche tenuto a sottolineare che i giornalisti che hanno scritto sull’argomento hanno usato fonti credibili e ben informate. Marty ha aggiunto che i giornalisti americani che hanno scritto sulle presunte prigioni CIA sono stati oggetto di pressioni, come nel caso del Washington Post e ABC dove si sono esercitate pressioni sugli editori affinché non pubblicassero e dove le informazioni postate sul sito internet sono state ritirate dopo qualche minuto.

All’indomani della pubblicazione del rapporto di Dick Marty la stampa internazionale ha subito sottolineato la mancanza di prove fattuali sulle affermazioni che vi sono contenute. Molti giornalisti hanno affermato che il lavoro del senatore svizzero fosse soprattutto basato sulla rassegna stampa. Il giornale spagnolo El Pais titolava "Rapiti e trasportati in paesi dove si pratica la tortura" – rifacendosi al rapporto di Marty che parla di oltre 100 persone trasportate in paesi terzi – il tabloid britannico Financial Times scriveva invece che il responsabile dell’inchiesta del Consiglio d’Europa accusa gli USA di usare "metodi da gangster", ma che Dick Marty non ha portato alcuna prova ad avvalorare la tesi che paesi europei ospiterebbero cosiddetti centri di detenzione della CIA. A sua volta, il Dipartimento di stato americano ha qualificato il rapporto di Marty come "informazioni vecchie, presentate in un nuovo imballaggio", mentre un rappresentante HRW, John Sifton, ha ripetuto che "se i governi europei non collaboreranno, l’inchiesta non potrà andare avanti". Durante il dibattito dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il deputato britannico Denis Mac Shane ha affermato che il rapporto di Marty è fondato su supposizioni e rivela una campagna antiamericana. Il commissario europeo per la giustizia, Franco Frattini, ha lanciato martedì 24 ancora una volta un appello ai 25 stati membri dell’UE affinché cooperino all’inchiesta varata dal consiglio d’Europa. Altrettanto dovrebbero fare anche i paesi in via di adesione come Romania e Bulgaria.

Il rapporto del relatore del Consiglio d’Europa non contiene però le informazioni arrivate solo lunedì 23 gennaio dall’Eurocontrol – Organizzazione Europea per la Sicurezza Spaziale Aerea, né le immagini satellitari inviate dal Centro spaziale dell’Unione Europea (Satellite Centre) con le immagini riguardanti la Romania. Eurocontrol raggruppa 35 paesi europei ed è l’unica organizzazione internazionale ad avere accesso ai piani di volo dettagliati di tutti gli aerei militari o civili che utilizzano lo spazio europeo.

Intanto scende in campo anche l’Unione Europea che ha già costituito una commissione parlamentare con mandato di un anno per indagare sul presunto utilizzo di paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegale di persone. Il primo incontro dei 46 membri avrà luogo tra il 13 e il 16 febbraio a Strasburgo. Il presidente della commissione d’inchiesta é l’eurodeputato portoghese Carlos Coelho (PPE-DE) mentre il relatore é l’italiano Claudio Fava (PSE). Secondo il presidente Coelho la commissione non ha veri poteri di inchiesta e quindi non può obbligare nessuno a presentarsi per essere ascoltato, "ma abbiamo il potere e il dovere di invitarli". Fra quattro mesi il relatore italiano Fava dovrà redigere una prima relazione centrata principalmente sulla verifica delle prove e la verifica "della gravità di eventuali responsabilità politiche e di governo". Nel contesto attuale, come dice Fava, l’obiettivo etico e politico è di "ripristinare il giusto equilibrio tra l’esigenza della lotta al terrorismo e la necessità di non abbassare, per nessuna ragione, la tutela dei diritti fondamentali di ogni essere umano".

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