Presidenziali in Montenegro: traballa il potere di Đukanović
Dopo la tornata per le presidenziali il Montenegro entra in una profonda crisi politica. Secondo i dati preliminari il nuovo-vecchio presidente Filip Vujanović vince di misura, ma il suo rivale Miodrag Lekić contesta la vittoria
Secondo i risultati preliminari delle elezioni tenutesi lo scorso fine settimana, resi noti dalla Commissione elettorale statale, il candidato del Partito democratico dei socialisti (DPS) Filip Vujanović ha ottenuto il 51,2% dei voti, mentre il candidato indipendente, appoggiato da tutta l’opposizione, Miodrag Lekić ha ottenuto il 48,8%.
Tuttavia al quartier generale di Lekić ritengono che ad aver vinto sia proprio l’ex capo delle diplomazia montenegrina e pertanto chiedono che vengano esaminati fino in fondo tutti i casi di irregolarità rilevati. Dichiarano inoltre che non permetteranno che si vada contro la volontà del popolo e fanno sapere di essere pronti ad ogni forma di lotta democratica, comprese le proteste di piazza nelle città montenegrine.
Dissidi interni tra SDP e DPS
L’attuale maggioranza è già traballante e farebbe a meno di proteste di piazza, ed è per questo che, a quanto pare, si dovrà aspettare ancora un po’ per la proclamazione dei risultati definitivi delle elezioni di domenica. Soprattutto perché è molto incerto come si svilupperà la collaborazione tra i due principali partiti di governo, il DPS del premier Đukanović e il Partito socialdemocratico (SDP) di Ranko Krivokapić, il quale non ha appoggiato la candidatura di Vujanović.
L’SDP aveva sottolineato che la candidatura di Vujanović era anticostituzionale dal momento che si candidava per la terza volta consecutiva alla presidenza della Repubblica, perché secondo la Costituzione del Montenegro “una persona non può essere eletta più di due volte come capo dello Stato”. I rapporti tra i due vecchi partner si sono quindi incrinati e c’è grande incertezza sul come si svilupperanno.
Nelle prime reazioni Đukanović e i sui collaboratori hanno fortemente criticato l’SDP, ma nei giorni a seguire le dichiarazioni si sono stemperate. Al DPS è infatti chiaro che senza l’appoggio dell’SDP non potrebbero più mantenere in piedi la coalizione di governo. E dato che in Montenegro si decide tutto nelle cancellerie, agli indeboliti socialisti di Đukanović non conviene far arrabbiare i socialdemocratici, i quali, con l’aiuto dell’opposizione, potrebbero facilmente far cadere il governo. Ma gli analisti ritengono che sia inevitabile l’aumento del divario tra le due formazioni politiche, perché questi due partiti hanno posizioni differenti su come risolvere la situazione problematica della più grande azienda del paese, il Kombinat di alluminio di Podgorica (KAP), che è di proprietà dell’oligarca russo Oleg Deripaska.
Crisi in vista
La sempre più difficile crisi economica, insieme con le richieste dell’UE riguardo a riforma della magistratura e lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, richiedono però una soluzione rapida. Il boicottaggio delle istituzioni da parte del più forte gruppo di opposizione, il Fronte democratico di cui Lekić è presidente, è già iniziato. L’esito del voto ha dimostrato inoltre che i rappresentanti delle minoranze nazionali sono molto insoddisfatti dell’atteggiamento del DPS nei loro confronti.
Il direttore del Centro per il monitoraggio (CEMI) Zlatko Vujović sostiene che il Montenegro potrebbe facilmente scivolare in una crisi politica. “Siamo giunti in una situazione di grande crisi, perché sono state distrutte le credenziali di numerose istituzioni che sono cruciali per il funzionamento democratico di una società. Si tratta soprattutto di quelle istituzioni che sono strettamente collegate al buon funzionamento del sistema elettorale, ossia la scelta degli organi rappresentativi in cui non c’è più alcuna fiducia. Per le pessime azioni compiute, soprattutto da parte della coalizione di governo, siamo arrivati al punto in cui si avvia una crisi politica che durerà a lungo e sarà molto difficile. Vedremo se questa porterà in qualche modo ad elezioni politiche anticipate. Ma questo dipende soprattutto dal SDP” sottolinea Vujović.
Alla domanda se si aspetta che anche la comunità internazionale scenda in campo per risolvere la crisi, Vujović risponde: “Dipende molto dall’intensità della crisi politica in cui si troverà il Montenegro. Se dovesse essere particolarmente forte e se l’opposizione rifiuterà di riconoscere la legittimità di Filip Vujanović come nuovo presidente del Montenegro, allora di sicuro esistono possibilità concrete che il problema venga internazionalizzato”.
Lekić ha vinto comunque
A prescindere dall’esito formale, sostengono gli analisti, il vero vincitore delle elezioni è Miodrag Lekić, perché ha accettato una sfida iniqua. “È proseguito il trend iniziato con le parlamentari di ottobre: i cittadini rifiutano di obbedire alla coalizione di governo e desiderano cambiamenti”, afferma l’analista Daliborka Uljarević.
Ed è logico, perché in Montenegro è da 24 anni che il potere, personificato dal sette volte premier Milo Đukanović, non è cambiato. “Nonostante l’ambiente non democratico prodotto dal potere in carica, i cittadini del Montenegro hanno inviato un chiaro messaggio: è finito il tempo degli intoccabili. Ci si sta avvicinando alla fine del potere di Đukanović e del suo partito”, ha affermato il leader di Montenegro positivo, Darko Pajović.
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