Presidenziali in Montenegro: l’ultimo giro di pista di Milo Đukanović
Domenica si sono tenute le presidenziali in Montenegro. In testa Milo Đukanović con il 35% dei voti, ma non ha alcuna riserva di voti per il secondo turno, previsto per il 2 aprile, dove affronterà Jakov Milatović, il candidato del movimento Europa Ora
(Pubblicato originariamente su Courrier des Balkans )
Milo Đukanović aveva l’aria di aver avuto una brutta giornata quando ha parlato nella sede del suo Partito Democratico dei Socialisti (DPS) poco prima delle 23 di domenica. Con il 35% dei voti, ha poche possibilità di aggiudicarsi il ballottaggio del 2 aprile contro il candidato di Evropa Sad, (Europa Adesso) Jakov Milatović, che ha inaspettatamente ottenuto il 29% dei voti.
Đukanović sognava un secondo turno contro il candidato filo-serbo del Fronte Democratico (DF), il radicale Andrija Mandić, che avrebbe avuto difficoltà ad attirare i voti degli elettori moderati, pur se ostili a Milo Đukanović. Nelle scorse settimane, in Montenegro erano addirittura circolate voci di un accordo segreto tra Milo Đukanović e Andrija Mandić. Vero o no questo primo turno è una palese sconfitta non solo per Đukanović ma anche per Belgrado, che aveva puntato molto su Mandić. Quest’ultimo deve accontentarsi di un mediocre risultato del 19%, pur avendo cercato – durante la campagna elettorale – di moderare le sue posizioni.
"Il DPS e il Fronte Democratico filo-serbo sono politicamente emarginati. Per la prima volta nella storia del Montenegro, sono le forze che non mettono in primo piano l’identificazione nazionale a essere al centro del gioco politico, che si tratti di Europa Ora o dei Democratici di Aleksa Bečić che, assieme, hanno raccolto il 40% dei voti", analizza Dejan Mijović, del movimento cittadino URA.
Questi due candidati hanno usato tutti i mezzi per cercare di convincere gli indecisi, moltiplicando le telefonate e persino le offerte finanziarie. Nella città di Pljevlja, nel nord del Montenegro, sabato sera gli attivisti del DPS hanno girato per i quartieri offrendo 50 euro in cambio della promessa di un voto a favore di Milo Đukanović, rivolgendosi in particolare agli elettori della comunità bosniaca.
Queste stesse minoranze nazionali, tradizionalmente favorevoli al DPS, ad aver “girato alla larga” dal candidato Đukanović: l’affluenza alle urne è risultata inferiore alla media nazionale in tutti i comuni in cui vivono, tra questi ad esempio Gusinje, Petnjica o Ulcinj. In vista del secondo turno, Milo Đukanović potrebbe tentare di mobilitare la diaspora, ma è improbabile che questo gli permetta di invertire la tendenza in atto.
Nel suo discorso di domenica sera, Jakov Milatović ha dal canto suo voluto ringraziare "tutte le forze politiche, i media indipendenti, le organizzazioni della società civile e gli intellettuali che hanno lottato per un Montenegro migliore". "Questa è la vittoria di coloro che hanno lottato per 30 anni, che sono stati discriminati, che hanno sofferto la fame. Questa è la vittoria di tutto il Montenegro, attesa da generazioni", ha aggiunto, chiedendo che Milo Đukanović venga mandato definitivamente in pensione il 2 aprile.
Riuniti in un appartamento di Podgorica, alcuni di quegli intellettuali e giornalisti che hanno incarnato per anni l’"altro Montenegro" hanno salutato queste parole con emozione, brindando al "Montenegro libero", che presto sarà liberato dalla "piovra Đukanović" dopo tre anni di caotica transizione dalle elezioni del 30 agosto 2020, che avevano spinto il DPS all’opposizione.
Jakov Milatović arriva al secondo turno in posizione di grande favorito, poiché sia il candidato dei Democratici Aleksa Bečić (11%), sia il candidato del Fronte Democratico (DF) Andrija Mandić (19%) hanno già espresso esplicitamente il loro sostegno. I candidati delle forze politiche che hanno vinto le elezioni parlamentari del 30 agosto 2020 totalizzano quindi il 60% dei voti e, nonostante le forti differenze tra loro, sono tutti ben decisi a voltare pagina con Đukanović.
Inoltre la vittoria di Europa Ora alle elezioni comunali di Podgorica del 23 ottobre, bloccata dai ricorsi presentati dal DPS, è stata riconosciuta valida venerdì scorso dalla Corte Costituzionale, per cui il partito di Milo Đukanović perde anche il controllo della capitale. Del resto, al primo turno delle elezioni presidenziali, Jakov Milatović ha superato Milo Đukanović a Podgorica, oltre che a Nikšić e Danilovgrad.
Un’altra "grande vittima" di questo primo turno, la candidata del Partito Socialdemocratico Draginja Vuksanović Stanković, che aveva condotto una campagna basata su un virulento nazionalismo montenegrino, ha registrato una vera e propria controprestazione, ottenendo solo il 3% dei voti contro l’8% delle ultime elezioni presidenziali, nel 2018. Domenica sera ha annunciato le sue dimissioni da tutte le funzioni politiche ricoperte.
Per la prima volta dopo tanto tempo, domenica sera nessuna colonna di auto con bandiere montenegrine o serbe si è aggirata per le strade di Podgorica: gli elettori sembrano decisamente stanchi delle dispute identitarie su cui Milo Đukanović non ha mai smesso di giocare durante i suoi 32 anni di carriera politica.
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