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Presidenziali in Bulgaria, si va al ballottaggio

Alla luce dei risultati di ieri, in Bulgaria saranno Rosen Plevneliev (GERB) e Ivaylo Kalfin (BSP) a contendersi la poltrona di presidente. A decidere sarà il ballottaggio previsto per il 30 ottobre. Plevneliev si presenta come favorito, ma il risultato finale rimane aperto. Le prime elezioni organizzate da GERB segnate da caos e polemiche. Un’analisi dei risultati elettorali

24/10/2011, Francesco Martino - Sofia

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Sostanziale tenuta di consensi per il governo monocolore GERB del premier Boyko Borisov, crescita per l’opposizione socialista, buon risultato per l’ex commissario europeo Meglena Kuneva, presentatasi come indipendente, che vede aperta la possibilità concreta di creare un suo movimento politico moderato. Questi i dati politici più importanti emersi dal primo turno delle presidenziali in Bulgaria. Le elezioni sono state però segnate dal caos nelle operazioni di voto e dalla conferma dell’incancrenirsi del fenomeno della compravendita delle preferenze.

Come annunciato, per scegliere il prossimo presidente si dovrà andare al ballottaggio, previsto per domenica 30 ottobre. A contendersi la poltrona, come previsto dalla maggior parte dei sondaggi, saranno il candidato di GERB (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) Rosen Plevneliev e il socialista Ivaylo Kalfin. Plevneliev, (secondo i dati ancora non definitivi, ma aggiornati all’87% dei voti scrutinati) ha raccolto il 39,83% delle preferenze, e si presenta al secondo turno con un sostanzioso vantaggio su Kalfin, che ha raccolto il 29,17% dei voti.

Plevneliev è quindi il favorito al secondo turno, ma è ancora presto per dare per certa la sua vittoria. Il partito di riferimento della minoranza turca, il Movimento per le Libertà e i Diritti (DPS) ha infatti dichiarato il proprio appoggio a Kalfin al secondo turno. Importante è poi capire come andranno a distribuirsi i voti degli altri candidati, primo fra tutti l’ex commissario europeo Meglena Kuneva che ha raccolto un ottimo 14,06% dei voti. Decisivo sarà il comportamento dei tanti che ieri non sono andati a votare. L’affluenza, ancora da stabilire con certezza, è stata comunque inferiore alle pur magre aspettative, attestandosi probabilmente intorno al 45-50 %

Chi vince…

Come in tutte le elezioni, difficile trovare qualcuno che ammetta una sconfitta. Stavolta, però, i primi tre classificati hanno ragioni valide, seppur diverse, di considerare positivamente i risultati emersi. Per il partito di Boyko Borisov il risultato di Plevneliev è confortante. Rispetto alle trionfali parlamentari del 2009 c’è stata emorragia di voti, ma in Bulgaria, dove solitamente chi governa viene pesantemente punito dagli elettori, il risultato significa “una conferma della fiducia verso l’attuale esecutivo”, come dichiarato ieri sera dal ministro degli Interni Tsvetan Tsvetanov.

GERB poi ha confermato – alle amministrative – al primo turno il sindaco di Sofia Yordanka Fandakova, conquistando altre città importanti. Un risultato di peso.

Resta da capire se il rapporto di subordinazione del candidato presidente nei confronti del premier Borisov alla fine sarà declinato dall’elettorato come un punto a favore o contro Plevneliev.

Nonostante le assicurazioni di indipendenza (Plevneliev, tra l’altro, non è membro di GERB), la conferenza stampa di ieri sera ha confermato, se ce ne fosse stato bisogno, chi è il padrone di casa. A fianco di Borisov, ex bodyguard e suo mentore politico, Plevneliev appare piccolo piccolo. E non è solo una questione di stazza. Se la voce profonda e baritonale di “fratellone Boyko” riempie la sala e buca il piccolo schermo, nel tentativo di sedurre chi ascolta, quella sottile di Plevneliev sembra perdersi nell’aria, sottile e quasi impalpabile. Se poi Borisov torna a sottolineare che i candidati di GERB, in fondo, esistono soltanto grazie a lui, allora il gioco è fatto.

Gioiscono, in parte, anche i socialisti. Ribaltare il risultato al ballottaggio forse non è impossibile, ma appare difficile. Il BSP però, come ha sottolineato il leader Sergey Stanishev, è uscito dal torpore comatoso in cui sembrava precipitato dopo la sconfitta elettorale del 2009, e può rivendicare il ruolo di unica vera opposizione a GERB e al “governo personale di Boyko Borisov”.

Anche Meglena Kuneva, seppure estromessa dal ballottaggio, può ritenersi soddisfatta. Il 14% dei consensi ricevuti dall’ex commissario europeo, ottenuto senza l’appoggio diretto di alcun partito, è un risultato di tutto rispetto. La Kuneva ha ora motivi più che validi per pensare all’idea di un suo movimento politico, con forte capacità di attrazione verso donne, giovani e persone con alto grado di istruzione, magari da presentare alle parlamentari del 2013.

…e chi perde.

Dal primo turno escono anche alcuni giudizi severi. Tra gli sconfitti c’è innanzitutto Volen Siderov. Il leader degli ultra nazionalisti di Ataka, che nel 2006 era arrivato a sfidare al ballottaggio Georgi Parvanov, è tornato alla periferia del panorama politico bulgaro, raccogliendo appena il 3,66%. A penalizzarlo la scelta di supportare, pur non entrando nel governo, l’esecutivo di GERB. Una linea “moderata” che ha eroso il suo elettorato tradizionale. E anche i tentativi di cavalcare i recenti incidenti a sfondo etnico scatenati dai fatti di Katunitsa si sono rivelati infruttuosi. Confermato poi il coma profondo in cui si trovano le forze della destra tradizionale, confluite nella “Coalizione blu”, ma incapaci ormai di attirare consensi significativi a livello nazionale. Rumen Hristov ha raccolto un misero 1,85%, superando di poco Svetlyo Vitkov, cantante e candidato “fai da te”.

A perdere, però, sono stati soprattutto i cittadini bulgari. A detta di tutti gli osservatori locali, queste sono state forse le elezioni più confuse e peggio organizzate dalla fine del regime comunista. In molte sezioni l’orario per votare è stato allungato a oltranza per permettere alle lunghe file di cittadini formatesi davanti ai seggi di votare. Molti, nonostante vari tentativi, alla fine hanno rinunciato. Le operazioni di conteggio dei voti vanno avanti da ieri con estrema lentezza, a quanto pare nel caos più completo. Il leader del BSP Stanishev ha annunciato che il suo partito ha inviato una protesta ufficiale alla Commissione elettorale centrale. Le prime consultazioni organizzate da GERB lasceranno non pochi strascichi di polemiche.

Molti reportage giornalistici hanno poi messo di nuovo a nudo il fenomeno della compravendita di voti. Tra i tanti, quello del reporter della tv nazionale (BNT) Rosen Tzvetkov. Il giornalista, ha raccontato ai telespettatori di come sia riuscito a votare nel comune di Nasebar, sul mar Nero, dove non ha mai risieduto, mostrando poi i 60 leva (30 euro circa) ricevuti per vendere la propria preferenza.

Secondo turno, vittoria sul filo di lana per Plevneliev?

Alla luce dei risultati di ieri, la prospettiva più probabile è quella di una vittoria dell’ex ministro dello Sviluppo regionale Plevneliev, seppure con un margine ridotto sul suo avversario Kalfin.

Alcune carte sono già emerse ieri durante la conferenza stampa di fine giornata elettorale: il leader del DPS Ahmet Dogan ha espresso il supporto del partito per Kalfin. L’appoggio di Dogan è però un’arma a doppio taglio: se il movimento che guida è in grado di mobilitare alcune centinaia di migliaia di voti, è anche vero che il DPS stimola un forte fenomeno di polarizzazione dell’elettorato. La Kuneva, corteggiata esplicitamente ieri sera dai socialisti, ha detto che non darà indicazioni di voto. Il suo elettorato “centrista” è fondamentalmente anti-GERB, ma resta da vedere quanto sia disposto a votare per i socialisti.

L’esito finale, però, rimane tutt’altro che scontato e la larga fetta di astensionismo può giocare un ruolo decisivo. I socialisti lo sanno e, per smuovere le acque, Kalfin ha sfidato pubblicamente Plevneliev a un nuovo dibattito pubblico da tenere prima del ballottaggio. L’ “uomo nuovo” Plevneliev, però, sa bene di non reggere il confronto con un politico consumato, anche se poco carismatico come Kalfin. “Tutto è già chiaro agli elettori: io sono di destra, Kalfin di sinistra. Io sono il nuovo, lui lo status quo. Che bisogno c’è di stancarli con un nuovo scontro televisivo?”, ha detto il candidato di GERB. La sfida finale tra i candidati, quindi, a quanto pare non si farà.

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