Presidenziali in Bulgaria, noia alle urne
Domenica 23 ottobre la Bulgaria sceglie il nuovo capo dello Stato. Tre i principali candidati a succedere al socialista Georgi Parvanov, Rosen Plveneliev (GERB), Ivaylo Kalfin (BSP) e l’indipendente Meglena Kuneva, già commissario europeo. A vincere durante la campagna, però, è stata la noia: fiacco scontro di idee, limitata visione politica e poco carisma personale
Una campagna elettorale spenta, senza sussulti né scontro di idee e visioni alternative. In Bulgaria il teatro della politica recita stancamente il suo copione in vista delle presidenziali, quest’anno abbinate alle amministrative [vedi box], col primo turno previsto per domenica 23 ottobre. Per il settimanale politico-economico Kapital questa è addirittura “la campagna elettorale più noiosa di sempre”, nonostante i ben 17 candidati presidente che si presentano al vaglio degli elettori. Un giudizio tagliente, ma sostanzialmente da sottoscrivere in pieno.
Vari fattori contribuiscono ad una competizione elettorale sottotono. Il primo è strutturale: nonostante l’elezione diretta, la costituzione bulgara attribuisce al presidente un ruolo ibrido, con poteri sostanzialmente limitati e di rappresentanza, anche se importanti. Il secondo è invece tutto politico. “A differenza delle tornate precedenti, a scendere in campo stavolta non sono stati i leader ma, per così dire, le seconde linee”, ha dichiarato ad OBC l’analista Vladimir Shopov. “I candidati con maggiori possibilità di riuscita hanno profili da tecnocrati, e non da leader politici. Nessuno di loro ha visione politica, né particolare carisma”.
Secondo turno, quasi scontato
L’attuale presidente, il socialista Georgi Parvanov, ha già ricoperto due mandati, e deve farsi da parte. A contendersi la sua carica dovrebbero essere tre nomi. Innanzitutto Rosen Plevneliev, ex ministro dei Lavori pubblici e candidato del partito di governo GERB (Cittadini per lo Sviluppo europeo della Bulgaria), accreditato dai sondaggi del supporto di un terzo dell’elettorato. A sfidarlo l’ex ministro degli Esteri socialista Ivaylo Kalfin, e la candidata indipendente Meglena Kuneva, già commissario europeo per la Tutela ai consumatori nella prima commissione Barroso. Kalfin e Kuneva con tutta probabilità si giocheranno l’accesso al secondo turno, dato per scontato da tutti i sondaggi. Al ballottaggio non sono escluse sorprese: già altre volte in Bulgaria il candidato dato per favorito ha perso clamorosamente al secondo turno. Lo stesso Parvanov, dieci anni fa, si era presentato agli elettori come un assoluto outsider.
Ai nomi più quotati si aggiungono poi i candidati che guardano all’elettorato nazionalista, capeggiati dal leader del movimento “Ataka” Volen Siderov (che nel 2006 arrivò al ballottaggio con Parvanov, ma che nonostante il recupero seguito ai fatti di Katunitsa, stavolta sembra parecchio indietro) e quelli che puntano a raccogliere il voto di protesta, tradizionalmente forte in Bulgaria. Tra questi il più singolare è senza dubbio Svetoslav “Svetlyo” Vitkov, frontman della popolare e dissacrante rock band “Hipodil”. Altro candidato “particolare” è Aleksey Petrov: ex agente dei servizi speciali, ex businessman (ed ex socio del premier Boyko Borisov, di cui è diventato poi l’arcinemico), arrestato nel 2010 con l’accusa di essere capo assoluto della “Piovra”. Oggi Petrov è un candidato in attesa di giudizio. Secondo i sondaggi, le sue speranze di entrare nella politica che conta sono però ridotte al lumicino.
Plevneliev, Kalfin e Kuneva: una lotta a tre
Plevneliev proviene dal mondo dell’impresa. E’ stato nominato ministro dei Lavori pubblici dal premier Boyko Borisov come esperto, senza aver mai partecipato ad una competizione elettorale. Ecco perché, più che lanciarlo nella mischia, gli strateghi di GERB hanno fatto di tutto per tenerlo a riparo dai rischi di una lunga campagna elettorale. La sua candidatura è stata l’ultima ad essere annunciata, e la prima settimana di campagna Plevneliev l’ha trascorsa addirittura all’estero.
Voluto e lanciato da Borisov, politicamente il candidato di GERB dipende dal suo mentore. I suoi avversari sostengono che sarà soltanto una marionetta di Borisov, che sarebbe il vero trionfatore in caso di sua elezione. E il fatto che quest’ultimo abbia pubblicamente annunciato che tra cinque anni sarà lui il prossimo presidente, non ha certo rafforzato le rivendicazioni di indipendenza di Plevneliev.
I suoi sfidanti più seri, Kalfin e Kuneva, hanno un curriculum politico più sostanzioso, ma questo in Bulgaria difficilmente si trasforma automaticamente in un vantaggio. “Plevneliev è meno preparato dei suoi avversari, ma nell’attuale situazione politica, questo non lo penalizza”, ha dichiarato in tv il noto politologo Andrey Raychev. “I bulgari, per l’ennesima volta, vogliono un volto nuovo, e vogliono punire le vecchie facce della politica”.
Kalfin, attualmente deputato europeo, è stato ministro degli Esteri durante gli anni della “coalizione tripartita” tra i socialisti, il movimento lanciato dall’ex re Simeon Sakskoburggotski (NDSV) e il movimento che rappresenta la comunità turca (DPS). Esperto più che un politico, è una figura generalmente rispettata, ma piuttosto scialba e poco carismatica. Ecco perché il partito ha deciso, con una mossa a sorpresa, di affiancargli un candidato vice-presidente forte: Stefan Danailov, ex ministro della Cultura e senza dubbio il volto più noto del cinema e della tv in Bulgaria. Una mossa a suo modo rischiosa: Danailov deve fare da traino, ma potrebbe mettere definitivamente in ombra il candidato presidente.
Meglena Kuneva, nata politicamente all’interno del NDSV, è l’unico personaggio di spicco riuscito a sopravvivere politicamente al liquefarsi del movimento di Sakskoburggotski. A queste elezioni si presenta come candidato indipendente, ma in pochi hanno dimenticato il suo percorso politico e il fatto che il marito, Andrey Pramov, è figlio di un membro influente del Politburo del Partito comunista bulgaro. Il suo punto di forza sta nel credito di credibilità accumulato durante l’esperienza, sostanzialmente positiva, come commissario europeo. La Kuneva, che aveva iniziato la campagna con il vento in poppa (ma è in calo nelle ultime rilevazioni) spera di raccogliere le preferenze di chi, insoddisfatto del governo di GERB, è in cerca di alternative, ma non vuole votare socialista.
Nuove elezioni, vecchi problemi
Se dal punto di vista politico queste elezioni appaiono poco avvincenti, i problemi restano quelli di sempre. Innanzitutto l’alto tasso di astensione. La formula “due in uno”, presidenziali più amministrative, dovrebbe spingere il numero dei votanti intorno al 60% (nel 2006 al primo turno aveva votato appena il 42,5% degli elettori). In Bulgaria il partito dei non votanti resta comunque saldamente in testa.
A non votare, è soprattutto la parte più attiva della popolazione, i giovani, chi vive nelle grandi città, una fetta di elettorato che si sente sempre meno rappresentata dalla politica. “L’élite del nostro paese è sempre meno competente perché rispecchia la parte di elettorato che si presenta alle urne”, è l’analisi disillusa del sociologo Antoniy Galabov, intervistato da Kapital.
All’astensione si aggiunge poi l’annosa questione della compravendita di voti (secondo uno studio pubblicato da Trasparency international, il 12% dei bulgari è pronto a vendere la propria preferenza). E il fatto che dal 2007 sia vendere che comprare voti sia punito con il carcere, non ha migliorato le cose.
Ai vecchi problemi, queste elezioni hanno aggiunto anche un ulteriore elemento critico: il ministro degli Interni Tzvetan Tzvetanov (GERB) che organizza e garantisce la regolarità del voto, è anche a capo del comitato elettorale di Plevneliev. Per il partito di Borisov una scelta a dir poco originale, ma davvero poco felice.
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