Porto Montenegro: il fondale della vergogna
L’immensa marina di Porto Montenegro è costruita sul sito dell’antico arsenale di Tivat. La società proprietaria non ha mantenuto nessuno degli impegni presi con la Commissione della gara d’appalto in materia di bonifica dei terreni. La seconda di due puntate dedicate alla marina di lusso montenegrina
(Pubblicato originariamente dal quotidiano montenegrino Vijesti, il 10 agosto 2012, selezionato da Le Courrier des Balkans e OBC)
Secondo la trasmissione Pod lupom Peter Munk (il proprietario di Porto Montenegro, ndr) non avrebbe rispettato nessuno degli impegni previsti riguardanti la bonifica dell’ex Arsenale, bonifica che la Commissione d’appalto aveva sottolineato come uno dei punti di forza dell’offerta d’acquisto fatta dallo stesso.
L’offerta comprendeva anche lo “Studio di fattibilità sulla gestione della granigliatura delle navi presso l’Arsenale MRTZ Sava Kovačević e sull’interazione di nuovi insediamenti abitativi e la gestione dei rifiuti solidi nella zona di Tivat”, preparato dal Center for Urbarn Water (CUW-UK) e l’Imperial College di Londra nel dicembre 2005.
Gli autori del documento sottolineavano che l’opinione pubblica montenegrina era sempre più preoccupata delle sostanze inquinanti scaricate dal cantiere navale.
“In questo caso la preoccupazione è fondata sui progetti di sviluppo che prevedono in quel sito e accanto all’Arsenale si realizzino una moderna marina con abitazioni residenziali e di altro tipo. È dunque inaccettabile che i fondali marini, inquinati da sostanze tossiche, non vengano bonificati”, si può leggere nell’introduzione di questo studio, dove si aggiunge che 14.300 metri quadrati di fondale marino nel bacino dell’Arsenale sono inquinati dalla sabbia usata per la granigliatura delle navi e da altri rifiuti e infine che il “volume dei sedimenti contaminati che esigono di essere ripuliti è di circa 8.330 metri cubi, a cui si aggiungono 1.900 metri cubi di sabbia usata per la granigliatura che era già presente sul luogo”.
I detriti sul fondale contengono concentrazioni di metalli pesanti molto superiori al massimo consentito, come dimostrato dalle analisi effettuate dalla CETI (Centro per le indagini tossicologiche del Montenegro) nel 2005.
Per ora la Adriatic Marinas si è limitata a rimuovere da una discarica nella zona nord del complesso dell’Arsenale solo i 1.900 metri cubi di sabbia che erano all’asciutto e già impacchettati in sacchi e lontani dal mare e li ha stoccati in una parte ancora da terminare di Porto Montenegro, in attesa di trovare un accordo per il loro trasporto fuori dal Montenegro.
Dal fondale della più esclusiva marina del Mediterraneo, però, non è stato rimosso praticamente nulla dei depositi di fango contaminato segnalati dagli esperti del CUW, e pensare che il loro parere e le loro analisi erano stati presi in grande considerazione dalla Commissione per il bando di vendita dell’Arsenale.
Se si tiene presente che a Porto Montenegro la costruzione di appartamenti di lusso è in fase avanzata e almeno 200 yachts sono ormeggiati permanentemente, è difficile immaginare che questa bonifica verrà mai fatta.
La compagnia Adriatic Marinas, l’agenzia per la Protezione dell’ambiente e l’Ispettorato ecologico non hanno risposto alle questioni sollevate da Pod lupom sulla quantità di residui e fango rimossi dall’acqua, il posto in cui si trovano e il rispetto delle procedure di salvaguardia ambientale. Tuttavia, secondo un rapporto dell’Agenzia per l’ambiente, Peter Munk non ha rispettato i suoi impegni.
“I risultati delle analisi fisico chimiche di campioni di sedimenti marini di Porto Montenegro, a fine luglio, rivelano tracce di rame, cadmio, piombo, nichel e zinco a livello d’azione 1 e 2, e tracce di arsenico a livello 2. Il contenuto di mercurio supera di gran lunga i livelli di riferimento. I possibili effetti sull’ecosistema acquatico sono inammissibili”, insiste il rapporto dell’Agenzia.
Questa istituzione, come l’Ispettorato ecologico, hanno rifiutato di rispondere alle domande inerenti le modalità con cui Adriatic Marinas aveva risolto il problema della sabbia per la granigliatura stoccata nell’attuale marina, di che quantità effettivamente si tratti e se l’Agenzia per l’ambiente ha dato l’accordo sull’utilizzo di parte della sabbia usata per la costruzione di strade interne alla marina stessa.
Al governo montenegrino è stato chiesto se è a conoscenza del fatto che la compagnia Adriatic Marinas finora non ha eseguito la bonifica dell’Arsenale nella parte relativa al fondale marino e perché non è stato fatto, dal momento che è previsto un progetto a parte che la compagnia PM Securities ha presentato al governo durante la partecipazione alla gara di vendita dell’Arsenale, progetto che la Commissione aveva tenuto in grande considerazione, infine se il governo a seguito della mancata bonifica del bacino della marina di Porto Montenegro prenderà provvedimenti contro la compagnia di Munk.
L’Ufficio delle relazioni pubbliche del governo ha dichiarato solo che “3,5 milioni di euro sono stati investiti per la bonifica dell’Arsenale e l’attuazione della normativa in materia ambientale”.
“Questi ultimi mesi, Porto Montenegro ha proceduto ad importanti attività di pulizia dei fondali. Ciascun pontone dispone di un’infrastruttura per pompare le acque reflue. L’acqua piovana viene raccolta e passata in separatori d’olio. Il ministero per lo Sviluppo sostenibile formerà, al termine della scadenza prevista per l’esecuzione del programma di investimenti, una commissione di esperti che stabilirà l’ammontare totale degli investimenti per questo progetto”, ha semplicemente comunicato l’Ufficio. La situazione sul terreno è ben differente.
Il silenzio di Milo Đukanović
L’ex Primo ministro e leader del DPS Milo Đukanović non ha risposto alle domande di Pod lupom, in particolare:
- Perché la compagnia di Peter Munk non ha investito 500 milioni di euro nel turismo come da impegni presi, all’epoca considerato il motivo principale per cui il governo assicura numerosi privilegi all’investitore.
- Il governo ha fatto tutto quello che poteva per attuare gli obblighi previsti dall’Accordo?
- Vista la mancanza di investimenti sperati da parte della compagnia PM Securities e dai suoi partner per l’ammontare annunciato, è stato saggio procurare a questo investitore una posizione così privilegiata, e in alcuni casi escluderlo dal regime giuridico in vigore in Montenegro?
- Perché avete accettato la raccomandazione della Commissione di gara di vendita dell’Arsenale al governo, allora diretto da Milo Đukanović, e firmato un contratto di vendita e d’investimento con la compagnia PM Securities, quando la Commissione non era riuscita, in fase di negoziato, a migliorare l’offerta dell’investitore che lei stessa giudicava insoddisfacente?
Gli ospiti di Porto Montenegro non sono controllati
Il 27 giugno 2007, Morsko dobro, l’azienda pubblica per la gestione e la difesa dei beni marittimi, concluse un contratto con Adriatic Marinas concernente l’utilizzo di proprietà marittime per stanziare un centro nautico e la marina Porto Montenegro, grazie al quale incredibili privilegi furono accordati alla compagnia di Peter Munk.
Lo stesso giorno, l’Assemblea adottò una legge sugli yacht, preparata dal governo e dagli esperti dell’equipe dell’uomo d’affari canadese, al fine di creare un “ambiente propizio allo sviluppo dello yachting” in Montenegro. A tal proposito è stato creato un registro speciale per gli yacht, e una serie di agevolazioni a proprietari e gestori, delle quali alcune potrebbero essere considerate una sorta di legalizzazione di charter in nero.
I regolamenti doganali e d’immigrazione sono stati liberalizzati al massimo. Anzi, gli yacht stranieri non si fermano alla dogana, all’entrata della marina, ma vanno direttamente al loro pontone. Il personale della marina raccoglie quindi i passaporti e altri documenti del capitano, dell’equipaggio e dei passeggeri e li consegna alla polizia e ai doganieri che li timbrano, senza controllare se queste perone sono realmente sull’imbarcazione, e nemmeno se per caso con lo yacht è stata introdotta nel paese anche merce sospetta.
Quale prezzo pagare per l’Arsenale?
Secondo la Commissione di gara per la vendita dell’Arsenale, presieduta da Boro Vučinić, l’offerta iniziale di PM Securites durante la gara del 20 ottobre 2005 “non soddisfa interamente le esigenze e le aspettative del venditore”.
Il documento intitolato “Piattaforma per i negoziati con PM Securites – Barbados” stabilisce che “al momento dei negoziati, bisogna insistere per aumentare il prezzo di vendita (3,26 milioni, ndr), quel tanto da includere i fondi necessari per spostare la marina militare in un’altra locazione e regolare i vari impegni finanziari nei confronti dei lavoratori conformemente al contratto collettivo”.
Nel novembre 2011, dopo la pubblicazione sul Toronto Life dell’inchiesta che ha creato la polemica sul prezzo realmente pagato da Peter Munk per l’acquisto dell’Arsenale, la Commissione di gara ha emanato un comunicato: “Sulla base del contratto che è stato concluso la compagnia PM Securities ha fatto un’offerta di 20.115.300 euro. Durante i negoziati, questo prezzo è stato portato a 29.164.068 euro (che oltre al prezzo nudo della proprietà – rimasta a 3,26 milioni di euro – comprenderebbe anche bonifica, contratti collettivi ex lavoratori, soldi a favore della marina militare, ndr)”.
Interessante che nella piattaforma dei negoziati del 2006 la Commissione sulla gara di vendita aveva dichiarato che nei negoziati sarebbe stato necessario rifiutare tutti gli elementi dell’offerta con cui l’acquisto e gli investimenti proposti relativi alla proprietà sono vincolati ai futuri progetti di questo acquirente e alle attività di alcuni organi statali.
Quanto si sia riusciti a farlo lo testimoniano le condizioni di Munk finite nel contratto di compravendita sulla realizzazione del progetto, i contratti con il Morkso dobro e la creazione di una quadro legislativo e legale “agevolato” per il progetto di Porto Montenegro.
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