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Polvere di stelle

Il "nestinarstvo", la mistica danza sulle braci ardenti, una delle tradizioni più misteriose e antiche del folklore bulgaro, rischia di sopravvivere solo come attrazione turistica. La storia di questo rito di origine pagana, poi assorbito dalla tradizione cristiana, dall’antichità fino ai giorni nostri

07/08/2009, Francesco Martino - Sofia

Polvere-di-stelle1

…Radio Tirana trasmette
musiche balcaniche, mentre
danzatori bulgari,
a piedi nudi sui braceri ardenti….
(‘Voglio vederti danzare’, Franco Battiato, 1982)

"La danza sulle braci accese è ormai soltanto uno show per i turisti". A denunciare l’inesorabile trasformazione di una delle tradizioni bulgare (ma diffusa anche in alcune regioni della Grecia orientale) più misteriose e antiche, quella del "nestinarstvo", la danza rituale sui carboni ardenti, è un lungo articolo apparso a luglio sulle pagine del quotidiano di Sofia "Sega".

"Questo rito, di chiara origine pagana, non è mai stato del tutto accettato dalla gerarchia ecclesiastica", scrive lo storico e saggista Ivan Petrinski, autore dell’articolo,"e a quanto pare, soltanto l’industria del turismo continua a dargli un senso, dopo che le radici sociali e culturali che gli avevano dato vita sono ormai scomparse".

Oggi in Bulgaria non è difficile vedere lo spettacolo del "nestinarstvo" in ristoranti "etno", o durante manifestazioni culturali. Soprattutto d’estate e nelle località turistiche, sul mar Nero o in montagna, per la gioia di turisti stranieri e locali. Quella che però è quasi del tutto scomparsa è la forma originale del rito, che si conserva esclusivamente nel villaggio di Balgari, nella Strandzha, regione a ridosso del mare e non lontano dal confine turco.

Le origini del "nestinarstvo" (parola che deriva probabilmente dalla parola greca hestia, "fuoco") si perdono nella notte dei tempi. Sembra che riti propiziatori di questa natura, dedicati alle divinità solari, fossero già diffusi tra le tribù trace che abitavano la penisola balcanica prima della conquista romana.

Secondo varie fonti etnografiche, la forma moderna del rito, legata alla festività dei santi Costantino ed Elena (il 21 maggio), si è venuta delineando nei primi secoli della dominazione bizantina. Come in altri riti tradizionali (come quella dei "kukeri", le maschere danzanti) la "cristianizzazione" è però un fenomeno tardivo, e non riesce a nasconderne l’evidente origine pagana, tanto che la chiesa ufficiale sarà sempre piuttosto restia a conferirgli piena legittimità.

La prima testimonianza moderna del "nestinarstvo", apparsa nel 1866 sul giornale in lingua bulgara "Gayda" (cornamusa), pubblicato allora nella capitale dell’impero ottomano Istanbul, è dello scrittore Petko Slaveykov, secondo il quale il rito "del fuoco" veniva praticato in vari villaggi della Bulgaria sud-orientale.

Il rito ha inizio subito dopo la messa, quando dalla casa del danzatore principale (o della danzatrice, visto che a danzare sui carboni accesi sono soprattutto donne) viene preso uno speciale tamburo (tapan) utilizzato esclusivamente in questa occasione che, insieme alla "gayda", la cornamusa balcanica, accompagnerà l’intero svolgimento della danza.

Al ritmo ipnotico della musica, alcuni dei "nestinari" (danzatori) cadono in una vera e propria trance. Fino a sera tutto il villaggio siede e banchetta nei pressi della sorgente da cui si attinge l’acqua per le necessità di ogni giorno, mentre sulla piazza principale viene acceso il fuoco. Al calare del sole, le braci vengono distese in circolo, e tutti si recano sulla piazza per assistere al mistero della danza.

Dopo essere caduto di nuovo in trance, e aver afferrato una piccola icona che raffigura i santi Costantino ed Elena, "ogni ‘nestinar’ … salta nel fuoco, e danza sulle braci scalzo, o al limite con le calze ai piedi, ma senza scarpe", scrive Slaveykov, "e solo dopo aver attraversato i carboni più volte, corre verso il bosco, oppure torna verso il villaggio".

Varie teorie sono state proposte per spiegare la misteriosa capacità dei "nestinari" di danzare per alcuni minuti sulle braci a piedi nudi senza traccia di ustioni o bruciature. Per alcuni il merito è della trance, che riuscirebbe a immunizzarli, almeno temporaneamente, dal fuoco. Altri, guardando più "al sodo" hanno sottolineato che molti dei danzatori, contadini poveri senza i mezzi per comprare un paio di scarpe, erano abituati a camminare scalzi, fatto che avrebbe reso loro dure e insensibili le piante dei piedi. Nessuno, però, fino ad oggi, è riuscito a risolvere in modo definitivo il mistero.

Secondo la credenza popolare, durante la danza i "nestinari" sono in grado di prevedere l’arrivo di guerre e malattie, oppure della grandine, particolarmente temuta in questo periodo dell’anno perché in grado di distruggere il raccolto. Allo stesso tempo, chi danza sulle braci ha il potere di comunicare al villaggio cosa è necessario fare per evitare l’avverarsi di tali calamità.

Il fatto che la danza sui carboni venga praticato soprattutto da donne, assieme ai fenomeni di trance auto-ipnotica, sembra avvicinare il "nestinarstvo" ad altri fenomeni culturali dello spazio mediterraneo, come quello del tarantolismo dell’Italia meridionale.

Secondo la tradizione, infatti, alcune delle danzatrici potevano ricadere in trance più volte, anche dopo la fine del rito. Era allora necessario accendere il fuoco in casa, perché solo danzando nuovamente sulle braci la "posseduta da san Costantino e santa Elena" poteva calmarsi e tornare in sé.

"Una ragazza molto giovane è stata presa da un tremito furibondo … e ha iniziato a vaneggiare…", scrive ancora Petko Slaveykov. Ma dopo che è stato acceso il fuoco e sono state preparate le braci "la ragazza le ha attraversate più volte, e immediatamente il tremore è passato, come se nulla fosse successo".

Forse proprio per il suo carattere magico e dionisiaco, in grado di risvegliare energie primordiali, il "nestinarstvo" non è mai stato molto amato dalle autorità, sia civili che religiose. Durante la dominazione ottomana, ad esempio, furono emanate più volte ordinanze che proibivano espressamente lo svolgimento del rito, ottenendo però come unico effetto quello di far svolgere la danza all’interno delle mura domestiche.

Marginalizzata anche dalla chiesa ufficiale, questa tradizione ha continuato a vivere in poche realtà periferiche, fino ad essere "riscoperta" oggi dall’industria del turismo. I "nestinari" non sono più gli intrepidi intermediari che, attraverso la purificazione dolorosa del fuoco, mettono in comunicazione la terra e il cielo. "Oggi per proteggerci dalle calamità, e per garantirci salute e prosperità", scrive con rassegnata ironia Ivan Petrinski, "ci sono gli appositi ministeri".

La danza sui carboni è diventata una delle tante attrattive del pacchetto proposto dalla agenzie internazionali. Eppure, nonostante tutto, lo spettacolo dei "nestinari" conserva ancora un alone di mistero, che nemmeno la macchina impietosa dell’industria turistica è riuscita a cancellare.

E’ una sensazione difficile da descrivere, sfuggente, antica, che brilla in fondo alle braci sollevate dal turbinio di gambe, nel buio senza fondo della notte balcanica.

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