Politiche in Georgia: una questione a due
L’8 ottobre si vota in Georgia per il rinnovo del parlamento. A contendersi la guida del paese saranno ancora Sogno Georgiano e Movimento Nazionale Unito
La legislatura che si sta chiudendo, dopo un mandato di 4 anni, è quella della svolta: la prima nella storia del paese che ha portato al governo l’opposizione, pacificamente, attraverso il voto popolare. L’opposizione nel 2012 era la Coalizione del Sogno Georgiano, emergente sfidante del Movimento Nazionale Unito di Mikheil Saakashvili. Quest’ultimo partito vuole oggi, senza Saakashvili, ottenere lo stesso successo.
Le elezioni
Si vota per un parlamento di 150 seggi, con un sistema elettorale misto. 77 seggi sono assegnati su base proporzionale, 73 a maggioritario. I votanti sono circa tre milioni e mezzo. Nel 2013 la Georgia è passata da un sistema presidenziale ad uno semipresidenziale, per cui le elezioni del parlamento hanno oggi maggiore importanza che in passato, avendo assunto quest’ultimo maggiore peso politico ed essendo il governo dipendente dalla fiducia dell’organo legislativo.
Inoltre, durante l’ultima legislatura, il sistema elettorale è stato in parte emendato: sono stati ridisegnati i confini di alcune circoscrizioni elettorali, per garantire – a detta della maggioranza – maggiore uniformità e fare in modo che le differenze di dimensioni di circoscrizione non abbiano risultati distorsivi.
Si va inoltre risolvendo l’annosa questione della registrazione dei votanti. In passato molte irregolarità nel voto erano date dall’inesattezza delle liste elettorali, o dall’omissione del controllo dell’identità dei votanti. Dal 2014 al nome è associata una foto, le liste sono state aggiornate e sono consultabili prima del voto in numerose sedi istituzionali. Anche i parametri di eleggibilità e di registrazione dei partiti sono divenuti più chiari e sono applicati con maggiore coerenza: chi ha rispettato i parametri definiti per legge – 21 anni di età, cittadinanza georgiana, conoscenza della lingua georgiana, non essere tossicodipendenti; per i partiti aver raccolto 1000 firme per chi già è in parlamento, 25.000 per un partito che concorre per la prima volta, lista presentata nei tempi previsti di 100/200 candidati – è oggi in lizza.
Il finanziamento ai partiti è misto, pubblico e privato. Per evitare che la campagna, la competizione politica e il funzionamento democratico siano completamente sfalsati dall’iper-finanziamento a un partito (con il rischio che poi esso sia poi lo strumento politico dei finanziatori più che degli elettori) è fissato un tetto annuo di contributi ricevibili e di spese elettorali. Inoltre il finanziamento pubblico viene garantito, e ulteriormente rafforzato in caso di quote rosa nella lista elettorale (30% in più per i partiti che hanno il 30% di donne fra i propri candidati).
In sostanza la Georgia sembra essersi lasciata alle spalle quel passato durante il quale prima ancora delle elezioni se ne poneva ragionevolmente in dubbio la legittimità, e in cui buona parte del dibattito politico all’interno del paese si concentrava sulle procedure elettorali che avrebbero condizionato l’esito del voto.
Pronostici
Nelle ultime elezioni Sogno Georgiano si era assicurato 85 seggi, cioè il 55% delle preferenze, e l’affluenza era stata del 60%. Da allora la fiducia alla maggioranza è stata confermata nelle successive elezioni presidenziali (2013) e amministrative (2014). E’ possibile che Sogno Georgiano ripeta la performance elettorale del 2012 e venga riconfermato? I sondaggi a una decina di giorni dal voto lo danno in testa, ma con margini dall’1 al 3%.
A indebolire il partito vi sono però almeno tre fattori. Per prima cosa sotto l’etichetta Sogno Georgiano non corre più una coalizione di sei partiti, come nel 2012. L’alleanza si è spezzata e oggi il Partito Repubblicano, il partito La Nostra Georgia, e il Forum Nazionale (che hanno nella corrente legislatura rispettivamente 8, 10 e 6 seggi, nonché la carica del Presidente del Parlamento), corrono separatamente. Rimangono assieme al partito fondato da Bidzina Ivanishvili il Partito Conservatore e il partito degli Industriali (6 seggi ciascuno). Il secondo fattore è proprio rappresentato dal fondatore di Sogno Georgiano: Ivanishvili si è ufficialmente ritirato dalla politica attiva nel 2013, a un anno dal successo elettorale, venendo sostituito nella carica di Capo del governo da un suo fedelissimo, Irakli Garisbashvili. E per quanto poi si siano ancora cambiate le carte in corsa, sostituendo il Primo Ministro – e quindi il capolista del partito – Garisbashvili considerato troppo evidentemente succube del suo mentore e poco popolare, con Giorgi Kvirikashvili, più carismatico, la figura di Ivanishvili rimane l’eminenza grigia del Sogno. Il che crea una situazione controversa, dove il fulcro carismatico del partito non è candidato, e allo stesso tempo il partito stesso è in parte delegittimato per la sua dipendenza da una figura che non assume effettive responsabilità di governo. In ultimo proprio la giostra dei ministri, con l’esclusione di figure note all’opinione pubblica e le fratture nella maggioranza, potrebbero aver portato a una certa stanchezza nell’elettorato del Sogno.
Dall’altra parte della barricata c’è il Movimento Nazionale Unito, dell’ex presidente Mikheil Saakashvili, oggi riparato in Ucraina dove ricopre la carica di Governatore di Odessa, e sotto processo in contumacia in Georgia per abuso di ufficio. Vari esponenti del Movimento sono stati condannati, e il capolista del 2012, il potente ministro degli Interni Vano Merabishvili, è condannato in via definitiva a sei anni di reclusione. L’attuale capolista, David Bakradze è stato presidente del Parlamento e non rappresenta l’anima più radicale del partito. Il Movimento è un partito che si è affermato inizialmente tramite la piazza e che nelle due legislature e presidenze ha espresso una retorica militante, pur avendo raggiunto una postura istituzionale e non più rivoluzionaria.
I due schieramenti rappresentano due anime differenti della Georgia: il Sogno strizza l’occhio alla Georgia più tradizionale, ed attinge al bacino di voti della destra ultra-nazionalista, anti-europeista (almeno in tema di diritto di famiglia e di valori religiosi). Ma non è solo questo: nel progetto Sogno Georgiano hanno trovato spazio anche forze liberali classiche, e nel modello di governance il Sogno ha applicato tecniche più democratiche che il governo precedente, aprendo maggiormente il processo decisionale al dibattito e alla partecipazione della cittadinanza attiva. Il Movimento è stato un partito forse più modernizzatore che propriamente e coerentemente democratico, fattore che ha contribuito notevolmente all’ultimo insuccesso elettorale.
Ora spetta agli elettori georgiani esprimersi per la continuità o per l’alternanza in un sistema che – va ricordato – non è perfettamente bipolare. Concorrono anche partiti minori, dal Movimento Democratico ai Laburisti, ai Patrioti, al Nuovo Centro che, se supereranno lo sbarramento e a seconda degli equilibri fra i due principali schieramenti e alle conseguenti alleanze strategiche, potrebbero giocare un loro ruolo nella nuova legislatura.
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