Tipologia: Reportage

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Area: Croazia

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Plitvice: la cura di un parco

Patrimonio Unesco dal 1979, il Parco dei laghi di Plitvice situato in Croazia al confine con la Bosnia Erzegovina, con i suoi 300 kmq di superficie rappresenta un’eccezionale area naturale europea. La biodiversità dei suoi habitat e il suo complessivo ecosistema necessitano di costanti interventi di tutela. Un reportage

15/12/2022, Nicole Corritore - Plitvice

Plitvice-la-cura-di-un-parco

Percorrendo in autunno la strada che da Trieste taglia l’Istria e dopo Fiume costeggia il mare fino a Senj, sembra di entrare in un mondo in cui il tempo si è fermato. Poche auto, nonostante il clima clemente e le alte temperature di questo strano autunno, paesini semideserti, le cui case e i piccoli alberghi attendono vuoti la marea turistica della prossima estate. Risalendo la strada tortuosa che da Senj porta al passo del Vratnik che domina il mare Adriatico si entra nel regno dei vasti spazi: nell’ampio pianoro che si attraversa prima di arrivare a Plitvice abitazioni sparute e cavalli in libertà che pascolano accanto a vacche, pecore e galline.

L’ingresso 1 del Parco Nazionale di Plitvice – N. Corritore

Il parco naturale dei laghi di Plitvice si presenta ben diverso da quello visitato da migliaia di turisti nei mesi scorsi. La nebbia è tutt’uno con il silenzio denso dello scorrere dell’acqua lungo i torrenti e lo scrosciare delle onnipresenti cascate.

Stretto tra la catena montuosa della Mala Kapela a ovest e nord-ovest e la Lička Plješivica a sud-est, rimane aperto tutto l’anno. Affollato all’inverosimile d’estate d’inverno si svuota, si veste di bianco e le basse temperature trasformano le cascate in eleganti opere di ghiaccio. Sebbene negli ultimi anni, come mi spiega Jasmina, la guida del parco che mi accompagna, l’innalzamento medio delle temperature abbia ridotto il periodo di freddo intenso.

Il racconto di Jasmina lungo la camminata di 5 ore e un breve tratto in battello, aggiunge molto a ciò che si trova nelle brochure per i turisti. Tanti gli aneddoti ma anche informazioni sui problemi che questa eccezionale area naturale, diventata sito Patrimonio dell’umanità Unesco il 26 ottobre del 1979, si trova ad affrontare.

Innanzitutto, per il calo del livello dell’acqua: in alcuni punti dei laghi principali – tra i circa 80 contati di recente da uno studio con l’uso di immagini satellitari – si assiste alla morte del “sedra”, cioè del tufo. E, come spiegato sul sito del Parco, è proprio il particolare processo di sviluppo delle barriere tufacee che, suddividendo l’originaria vallata fluviale, hanno creato i presupposti per la formazione dei laghi.

Il tufo è una roccia porosa che nasce dalla sedimentazione del carbonato di calcio disciolto nell’acqua con l’aiuto delle piante, delle alghe e dei muschi. Il calo del livello dell’acqua blocca il processo di sedimentazione e poi, senza alghe e muschio, il tufo si secca e si disgrega. Ecco perché, racconta Jasmina, uno dei 16 laghi principali oggi non esiste più e in alcune parti del parco si notano pareti di tufo asciutto e piccoli crolli.

A sx , parete di tufo seccata – N.Corritore

Il calo del livello dell’acqua però, dice Jasmina, non è giustificabile solo con la diminuzione delle piogge e delle nevicate. Si pensa, ma questo si capirà solo a conclusione di alcune ricerche in corso, che le scosse di terremoto degli ultimi anni abbiano aperto una falla in profondità. Ricerche che sono urgenti, per salvaguardare formazioni tufacee che hanno soprattutto tra i 6mila e i 7mila anni di età, quindi nate dopo l’ultima glaciazione, ma alcune anche molto più antiche come emerso in recenti analisi di datazione, come cita il sito del Parco: “…che evidenziano un’età tra i 250.000 e i 300.000 anni (periodo interglaciale Mindel-Riss) e un’età tra i 90.000 e i 130.000 anni (periodo interglaciale Riss-Wurm)”.

Alla tutela e alla protezione del parco, compresa la fauna e la flora dei boschi circostanti – i laghi, infatti rappresentano solo l’1% dei quasi 300 kmq di superficie del parco – sono stati dedicati diversi progetti finanziati con fondi europei. Uno dei più recenti, di cui a fine settembre si è tenuto un incontro proprio presso il comune di Plitvice, rientra nel programma “Razvoj okvira za upravljanje ekološkom mrežom Natura 2000” (Sviluppo del quadro per la gestione della rete ecologica Natura 2000) avviato dal governo croato nel 2017 con il cofinanziamento UE nell’ambito della politica di coesione 2014-2020.

Il progetto prevede lo sviluppo di un piano per le grandi aree naturali del paese – tra i quali il Parco nazionale di Plitvice – al fine di gestire con efficacia gli ecosistemi forestali e creare nuovi programmi di protezione oltre che di sviluppo sostenibile. Nell’ambito del progetto si è inoltre creata nel 2019, e viene aggiornata man mano, la mappa interattiva "Bioportal" di tutte le aree naturali e da proteggere in Croazia.

Uno dei laghi di Plitvice – N.Corritore

In questi anni – mi spiega Jasmina durante la nostra passeggiata – sono molti i cambiamenti della fauna in atto. Poi si piega e mostra la parte inferiore della corteccia di un faggio. Da qualche tempo sono ricomparsi i castori, che intaccano le cortecce di questi alberi portandoli alla morte. Un problema ancora senza soluzione, visto che il castoro è una specie protetta. Altra questione – aggiunge la guida – sono le linci. Anni fa si è verificato l’arrivo di linci non autoctone. Questo ha portato ad una malattia della dentatura che ha fatto strage di quelle locali. Di recente si è avviata un’operazione di ripopolamento con linci sane e si spera che questo porti all’aumento della loro presenza.

Nel parco sono inoltre presenti altri grandi carnivori come orsi e lupi. Gli orsi sono una trentina e quando ne nascono di nuovi viene loro applicato un collare con gps per tracciarne movimenti e abitudini di vita. Di lupi sono invece presenti sei branchi, i cui comportamenti sono però di recente mutati. “Ogni branco – spiega Jasmina – si muove di solito in zone ben circoscritte sulla montagna Lička Plješivica al confine con la Bosnia Erzegovina. Ma dal 2016 il costante e intenso passaggio di migranti e di polizia di frontiera in quei boschi li ha allontanati e spinti più a sud”.

Rispetto alla fauna ittica invece, l’anno scorso si è avviata finalmente l’attività per liberare i laghi da pesci alloctoni [ndr, si intende una qualsiasi specie vivente che, a causa dell’azione dell’uomo, si trova ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo areale storico] tra cui pesci predatori, che erano stati portati qui nei decenni in cui era ancora permessa la pesca e che hanno inciso negativamente sulla fauna locale.

Le passerelle di Plitvice – N.Corritore

Il compito è stato assegnato ad un gruppo di esperti del Parco, in collaborazione con l’Istituto Zoologico della Facoltà di Scienze e Matematica di Zagabria e i partner di progetto Aquatika (Acquario di Karlovac): hanno iniziato per alcuni giorni ogni mese la rimozione delle specie estranee all’eco-sistema originale (cavedani, lucci e trote iridee) da uno dei laghi dell’area superiore, il Prošćan, e nei corsi d’acqua adiacenti. Il pescato è stato trasportato a Zagabria e usato come alimento per gli animali dello zoo. L’obiettivo del progetto è di avviare il ripristino dello stato naturale delle acque e della popolazione ittica autoctona entro il 2022.

Queste operazioni di tutela devono prendere in considerazione anche l’enorme afflusso annuale di turisti. Il primo anno di apertura del Parco nazionale, il 1949, i visitatori erano stati mille. Nel 2019, l’anno prima del crollo delle presenze dovute alle misure di emergenza della pandemia Covid-19, hanno raggiunto i due milioni. E’ per questo, mi annuncia Jasmina, che ad esempio c’è in progetto l’aggiunta di un terzo ingresso per distribuire su un’area più ampia gli arrivi dei turisti.

Un flusso turistico intenso tanto che le passerelle di legno che corrono per chilometri attorno ai tanti laghi e laghetti del Parco nazionale devono essere sostituite al massimo ogni otto anni. Un lavoro pesante, in cui gli operai dai punti di sbarco dei traghetti o del trenino interno, portano tronchi di sostegno e assito in spalla fino al luogo in cui vengono fissati tra loro.

A questo si aggiunge il costante lavoro di manutenzione delle decine di chilometri di sentieri che si estendono lungo tutta l’area boschiva del parco.

Si tratta di un turismo nazionale e internazionale, che arriva da paesi europei – compresi quelli della penisola balcanica – ed extra-europei. Anche per venire a sposarsi qui, come si faceva un tempo. Vengo a sapere infatti da Jasmina che dal 1968 al 1988, ogni anno e nel mese di maggio, si svolgeva un’iniziativa internazionale organizzata dalle istituzioni nazionali e locali che prevedeva lo svolgersi di un matrimonio “di gruppo” sulla spianata sottostante il “Veliki slap” (la cascata maggiore).

Nei paesi stranieri partecipanti veniva organizzato un concorso con le foto delle coppie candidate e il pubblico votava quella che avrebbe rappresentato il proprio paese all’iniziativa in Jugoslavia. Dopo il matrimonio, tutti gli sposi restavano nel Parco di Plitvice una settimana, accolti in casette costruite appositamente per loro. Si sposarono così 177 coppie. Anche oggi il parco è luogo di matrimoni, l’ultimo pochi giorni fa, ma in privato e non più come si faceva prima della guerra. Una guerra di cui Jasmina accenna solo ogni tanto dicendomi, quasi scusandosi, che non ama parlarne per averla vissuta da bambina.

Ličko Petrovo Selo – N.Corritore

I segni però sono ancora visibili, a una manciata di minuti d’auto, in un panorama in totale contrasto con la bellezza del parco rimasto solo in parte segnato dal conflitto anche perché durante la guerra usato come base dell’UNCRO, cioè della missione di pace della Nazioni Unite in Croazia. Nonostante la fitta nebbia, lungo i 20 km che da Plitvice, attraverso Ličko Petrovo Selo, portano alla frontiera con la Bosnia Erzegovina, a Izačić, tra le case ristrutturate o di nuova costruzione che offrono stanze in affitto è impossibile non vedere macerie avvolte dalla boscaglia e palazzi abbandonati, senza finestre e sfregiati da buchi di artiglieria.

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